Source Self-made design, edizione numero quattro in corso a Firenze, fino al 22, nello spazio delle Murate (l’ex complesso carcerario trasformato in polo multifunzionale). A due giorni dalla conclusione della manifestazione dedicata al design autoprodotto, facciamo il punto con l’ideatore e promotore di Source, Roberto Rubini.
A un certo punto nel manifesto da te redatto si legge AAA Curatore Cercasi con la quarta edizione di Source termina il ruolo di curatore di Roberto Rubini. Lasci Source?
“Tranquilli non lascio, è che in questi quattro anni ho ricoperto tanti ruoli, ma soprattutto in questi anni ho sviluppato un progetto di ricerca personale che considero in parte chiuso e che coincide con il ruolo di curatore della mostra. Sarò sempre presente ma porterò avanti il progetto con modalità diverse, forse come presidente dell’associazione Altrove (l’associazione che ha creato Source), coordinatore del progetto o più in generale vorrei trasformarla (Source) in un’impresa culturale. In altre parole non sarò più io che mi occuperò della selezione dei designer, che deciderò l’allestimento, o il tema per l’esposizione”.
E adesso cosa farai?
“Come dicevo, mi piacerebbe seguire lo sviluppo dell’impresa culturale che poi è il nostro obiettivo: Source quale progetto permanente deve trasformarsi in un’impresa che affianchi l’associazione. Quindi o l’associazione affianca l’impresa, o l’impresa l’associazione, ma serve un’impresa. Legato a questo c’è il concetto di rendere Source più internazionale, portando la manifestazione all’estero, sviluppare la parte commerciale, con l’e-commerce ad esempio. Tutte cose che per limiti di risorse e di tempo non sono riuscito a seguire”.
Edizione numero quattro: è cambiata la location, dalla Limonaia siete passati a una zona più centrale, Le Murate. Avete registrato una maggiore affluenza?
“Sì, anche se abbiamo riscontrato un certo disorientamento nel pubblico perché quest’anno abbiamo ridotto i workshop manuali in collaborazione con gli artigiani e abbiamo aumentato quelli innovativi legati alla sperimentazione, quelli che rientrano nella sezione di Hacking Source e che hanno spiazzato un po’ i nostri fedelissimi e, a dire il vero, qualcuno me lo ha anche confidato”.
Come mai?
“Passare da un workshop con il falegname a un esperto in biotecnologie che in tre ore ti deve portare in un percorso creativo, in effetti può frastornare, anche se già dal primo incontro si è rivelato un esperimento interessante, perchè abbiamo parlato di cibo con una designer che ha stimolato determinati ragionamenti, e questi hanno portato a risultati che sono diventati il punto di partenza per un altro incontro con un altro designer, il quale è arrivato ad altre conclusioni. In pratica un ciclo di incontri dove la fine di uno diventa il punto di partenza per quello successivo. Alla fine ha riscontrato il successo del pubblico”.
Ma questo presuppone un pubblico di “addetti ai lavori”?
“Anche se il nostro pubblico di riferimento è fatto di architetti, artigiani e designer, in verità gli incontri Hacking Source sono aperti a tutti, perché chiunque ha a che fare con il cibo, con le biotecnologie o con l’impatto del design”
Un’altra novità di quest’anno è la presenza di relatori internazionali?
“Si, abbiamo iniziato con il designer spagnolo Alvaro Catalan de Ocon, il primo di una decina di ospiti internazionali. Lui ha fatto un intervento molto interessante, ha letteralmente magnetizzato la platea. Ha affrontato il tema dell’impatto sociale del design raccontando di “Pet Lamp“, un progetto da lui ideato che riutilizza bottiglie di plastica pet trasformandole, grazie alla maestria di artigiani colombiani, in colorati paralumi. Una testimonianza importante per Source che accosta design e impegno sociale”.
Source rimarrà come sede a Firenze o si sposterà?
“Firenze ha un grande vantaggio, qui sono presenti tutte le nazionalità. Se riusciremo nell’obiettivo di intercettare queste potenzialità fino in fondo, grazie anche al supporto di chi ci vuole o ci vorrà bene, rimarremo qui, altrimenti andremo a cercare le potenzialità altrove”.
Terminata la manifestazione, e prima dell’inizio del Salone del Mobile, Source ha in programma qualcosa?
“Giusto oggi abbiamo presentato insieme a Stefano Micelli un progetto chiamato Co-design che mette insieme dieci artigiani e dieci designer con l’obiettivo di arrivare a una collezione di prodotti che saranno poi presentati ad aprile al Salone e in altre fiere”.
C’è qualche cosa che vuoi aggiungere?
“Quest’anno, per la prima volta, abbiamo selezionato una persona che verrà assunta in un’azienda che ci ha chiesto di individuare un talento. Abbiamo scelto tre curriculum, e presto i ragazzi faranno il colloquio direttamente con l’azienda. Quello selezionato inizierà uno stage, ma l’obiettivo è quello dell’assunzione. Ed è stata una delle cose più emozionanti che ho vissuto in questi quattro anni perché è una cosa vera”.
L’unica incognita rimane sul successore di Roberto nel ruolo di curatore di Source e, anche se c’è già qualche nome nell’aria, lui educatamente sorride e risponde “si vedrà”.
Tutte le immagini del servizio sono di Marco Mancini – marcoshots.com
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