di Evi Mibelli.
“Ti circondi delle cose che sono importanti per te. Il tuo spazio, i tuoi oggetti: questo è quello che sei”.
Questa frase campeggiava su una delle pareti della mostra dedicata a Konstatin Grcic, che si tenne nel 2015 al Vitra Design Museum a Weil am Rhein. Nato il 18 maggio 1965 a Monaco di Baviera e con un bagaglio professionale costellato di successi, riconoscimenti internazionali, premi ed esposizioni a lui dedicate.
Interni della Mostra autobiografica “Panorama” presso il Vitra Design Museum di Weil am Rhein (2015). Foto Vitra Design Museum Archive
Una delle peculiarità di Grcic è la sua capacità di tradurre una realtà complessa come quella contemporanea in oggetti – e sistema di oggetti – capaci di integrarsi con i gesti degli uomini e con le loro comuni esigenze di vita. Insomma, rendere la vita quotidiana scorrevole unendo l’utile al bello e al piacevole. Umanesimo e tecnica.
Per la verità la nostra contemporaneità è decisamente caotica, sovraccarica di stimoli, assai contraddittoria. Soprattutto pensando a come il cambiamento epocale, di cui siamo protagonisti, vede la coesistenza di un modello di sviluppo in fase di dismissione con uno completamente nuovo, dai contorni liquidi e in costante mutazione.
Poltrona Citizen, produzione Vitra, 2020. Citizen reinterpreta la classica poltrona lounge in modo non convenzionale. La struttura e la forma sono definite da una struttura in tubolare d’acciaio piegato, mentre un cuscino di seduta è liberamente sospeso.
Eppure Konstantin Grcic tiene fermo un punto: “ Voglio capire come il design è connesso alla vita”. Questa concretezza, che riconduce ai gesti umani, è la chiave che rende tangibili le sue idee anche perché, sino a prova contraria, il nostro corpo e i nostri sensi cercano la fisicità, pur riconoscendo la pervasività del mondo virtuale. “Le tecnologie digitali sono opportunità che ci possono semplificare la vita. Quello che va sottolineato è che questi formidabili strumenti non potranno mai sostituire la creatività umana”.
Sedia e Poltroncina, coll. Mingx, Driade, 2016. Rivisitazione dei mobili della dinastia Ming di cui esalta la logica strutturale e la bellezza formale. Realizzata in tubolare d’acciaio, con telaio del sedile in lamiera tagliata laser e piegata in modo da tenere insieme l’intera sedia
Formativamente Konstantin Grcic ha seguito un percorso che ricorda quello di un classico apprendista di bottega. A vent’anni si trasferisce a Londra ed entra nel laboratorio di ebanisteria presso la John Makepeace School. Nel mentre conosce il lavoro di Achille Castiglioni sfogliando il catalogo di una mostra dedicata al Maestro italiano, a Vienna. Quelle pagine segnano lo spartiacque per capire cosa farà da ‘grande’: il designer.
È così che nel 1988 sino al 1990 studia Industrial Design al Royal College of Art di Londra e nello stesso periodo lavora insieme a un altro astro nascente del design internazionale: Jasper Morrison. A 26 anni, nel 1991, decide di intraprendere la sua carriera ‘solista’ aprendo lo studio Konstantin Grcic Industrial Design (oggi a Berlino).
Borsa Softote di Verdeq, 2019. Verdeq produce borse da scarti della produzione delle capote delle auto cabrio. Un esempio di recupero di materiali industriali dove le performance tecniche assicurano a un oggetto di uso comune resistenza e qualità estetiche innovative.
Salta all’occhio quel ‘Industrial Design’ del quale Grcic si sente fedele interprete. Seppure con alcune variazioni sul tema. L’idea romantica di Industrial Design si accompagna a quella di design democratico. In linea teorica, e comunque pensando a una collocazione storica da XX° secolo, il concetto ha una sua coerenza. Il fatto è che il nostro tempo è proprio diverso, è cambiato in modo radicale.
L’appiattimento produttivo attuale non rende democratico il design, lo rende perlopiù sciatto. Praticamente lo cancella. “È più onesto pensare a oggetti destinati a un pubblico ristretto dove la ricerca progettuale, tecnologica e creativa si sposi con una grande cura della qualità. Se poi conquista anche un mercato più ampio significa che funziona al di là del suo scopo originale”.
Collezione lavabi Val di Laufen, 2015. Il lavabo a bacinella si caratterizza per le linee semplici e i bordi estremamente sottili. La collezione, realizzata in SaphirKeramik, è stata insignita del premio IF Gold Award 2016
Divano sfoderabile Cape di Established & Sons, 2011. Un esempio di imbottito semplice nelle linee la cui personalizzazione avviene con il solo cambio del rivestimento, quasi fosse una grande coperta
Il suo approccio al progetto di design non può fare a meno di relazionarsi con l’industria, i materiali, la tecnologia e l’ambiente. Ne sono parti fondamentali. E lo dimostrano molti dei suoi pezzi disegnati per le più importanti aziende del settore. Da Magis a Flos, da Plank a Moroso, da Artek a Cappellini. Un elenco impossibile da citare per intero.
La sedia Chair One di Magis, 2004. Autentica icona di design, ha le gambe in profilato di alluminio e il sedile in pressofusione di alluminio verniciato poliestere in diversi colori. Segnalato al XX° Compasso d’Oro ADI, 2004
“Io mio design ha bisogno di misurarsi su vincoli precisi. La relazione con le aziende è vitale per il mio lavoro. Supera il semplice fattore di business e di marketing. Diventa terreno di scambio, anche di scontro, di mediazione e di ricerca di soluzioni. Questo tipo di approccio al progetto impone grande rigore, precisione e forte motivazione affinché si possa arrivare all’incontro tra le reciproche istanze” – Konstantin Grcic.
Molto è cambiato negli anni nel mondo del design. Sono aumentate le opportunità e migliorati gli strumenti di lavoro ma il mercato si è adeguato accelerando il suo ‘ricambio’. Esiste il concreto rischio che a farne le spese sia proprio la creatività. Favorendo l’omologazione. Che sia giunto il tempo di procedere con un passo più lento?
A sinistra, lampada MayDay di Flos, 1999. Rieditata per il 20ennale nel 2019 in serie limitata. Mayday è una lampada multiuso con diffusore conico realizzato in polipropilene e dotata di gancio con funzione di maniglia e di avvolgicavo. Premiato al XIX Compasso d’oro ADI, 2001. A destra, lampada coll. Noctambule di Flos, 2019, realizzata in vetro soffiato, composta da moduli che si connettono per creare modelli da soffitto e da terra. Una sofisticata tecnologia Led che accende le lampade è integrata in modo invisibile nelle giunzioni tra i moduli
La risposta, almeno per Grcic, è si. Serve una maggiore consapevolezza delle ragioni per cui ‘si fa’ e del ‘perché’ si fa una cosa. C’è un ulteriore passo in avanti. Entra in gioco un tema insistente della contemporaneità: la salvaguardia dell’ambiente. La questione merita ben più di un’operazione di lifting commerciale. È un approccio di metodo che coinvolge il processo creativo sin dalle prime fasi di sviluppo di un prodotto.
Poltroncina Cup di Plank, 2018. Si compone di due elementi: una struttura metallica di sostegno e una scocca /guscio leggerissima e sottile in materiale plastico, mutuato dall’industria della valigeria moderna. Ne deriva un prodotto resistente, versatile e leggero adatto a più usi, dal contract alla casa, oltre che riciclabile
“I progetti devono tenere conto di tutto: come economizzare il processo di produzione, la tipologia di risorse che si impiegano, avere chiari i passaggi che decretano la vita di un prodotto e il suo ciclo, la riciclabilità dei materiali e, non da ultimo, la possibilità che gli oggetti siano riparabili, cosa affatto scontata in un contesto che fino a poco tempo fa puntava solo al consumo” – Konstantin Grcic
Bell, sedia monoblocco impilabile in polipropilene riciclato, di Magis, 2020. Il materiale deriva da scarti industriali e può essere riciclato al 100% dopo l’uso. La sostenibilità si estende alla logistica con un pallet progettato ad hoc che consente di caricare 24 sedie, riducendo ingombro e imballaggio.
Konstantin Grcic – konstantin-grcic.com
Nell’immagine di copertina, ritratto di Konstantin Grcic (foto by Vitra Archive)