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Come vincere la paura dei colori e dire no alla dittatura del bianco

“Architettando, i consigli di un professionista”

Il colore, questo sconosciuto. O forse è il caso di dire questo nemico. Pochi aspetti nella ristrutturazione di una casa rischiano di rappresentare un impasse. Da un lato l’architetto, che vorrebbe attingere alle palette più diverse. Dall’altro i clienti e le loro paure di fronte all’ipotesi di abbandonare i rassicuranti bianco e grigio per avventurarsi in scelte che sembrano sopra le righe, ma in realtà non lo sono. Ne abbiamo parlato con Tomaso Piantini, architetto e titolare dello studio arcHITects, già ospite del nostro magazine con alcuni suoi interventi.

ristrutturazione casa uso colori
Da architetto, come è cambiato l’approccio dei clienti al colore? Vincono ancora il bianco e il grigio tortora o ci sono più coraggio e consapevolezza?
“Il colore terrorizza, credo sia per questo che sia nata la forviante definizione di colori neutri che crea una falsa comfort zone. Anche il bianco è un colore e usarlo bene è quasi difficile quanto il nero. Mentre quando si parla del tortora, in realtà si tratta di un bel colore di cui si è abusato troppo. Forse, se l’avessero chiamato piccione non avrebbe avuto la stessa fortuna nell’arredo di molte case! Fortuna i magazine, i blog e anche Pinterest, pur con tutto il suo immaginario spesso irreale, offrono sempre di più ottimi spunti che avvicinano i clienti a un uso consapevole del colore”.

Perché secondo te c’è ancora paura del colore e come la si vince?
“Come gran parte delle paure, anche quella per il colore si affievolisce o scompare con la giusta spiegazione/educazione e abitudine. Per questo molto spesso i miei progetti nascono subito con un colore, che magari non sarà necessariamente quello predominante del progetto, ma introduce subito il concetto che colore sia fin dal principio! E’ il caso dell’appartamento Blueberry, o dell’appartamento Joy of Life, espressione nata proprio dalla uso di un colore predominante per ogni stanza”.

pavimento parete verde
Uno dei motivi per cui si ha paura del colore è che si teme che alla lunga una tinta stanchi. Come superi questa obiezione?
“‘E se poi mi stanco?’, credo che sia l’obbiezione più usata come risposta da chi si vede proposto un colore diverso dal bianco per la prima volta. Ma il colore non è per sempre! Il colore cambia nei decenni, segue le mode, del resto è anche grazie ai colori che spesso si può riconoscere il periodo di una casa, di un progetto. E quando si parla di residenziale, la normale manutenzione ordinaria ti suggerisce di ridipingere ogni cinquen anni, quindi hai almeno una possibilità ogni lustro di cambiare completamente le sensazioni di casa tua. Senza annoiarti, insomma”.

Sui colori si sono esercitati designer, architetti e grandi pensatori, da Goethe a Le Corbusier. Quale è il tuo approccio al colore, segui una teoria particolare?
“Per fortuna la letteratura in tema di colore è ampia e sono stati approfonditi tantissimi aspetti che oggi ci aiutano a usare il colore non solo per i suoi aspetti ‘tecnici’ ma anche per le sue caratteristiche indirette (sensazioni e idee che sono in grado di trasmettere). Personalmente adoro approcciare il colore attraverso gli spunti e le metodologie, spesso sperimentali, che offre l’arte contemporanea (e moderna), unite alla luce (parte essenziale per ‘avere il colore’). Uno per tutti nel tema colore e luce è sicuramente il grande Olafur Eliasson”.

parete e mezzo soffitto verde
Esiste un uso progettuale del colore, per esempio per dividere o distribuire gli spazi. Ci puoi fare qualche esempio in questo senso?
“Come detto, la decisione di usare il colore deve nascere con il progetto, non dopo, come se si trattasse di un puro ornamento. C’è un aneddoto in particolare che fa mostra bene quanto sia importante spiegare le emozioni e le sensazioni che ogni colore può indurre, e che la scelta di un colore non è sempre solo un fatto di abbinamento tecnico e stilistico.

Tempo fa volevo convincere un cliente a utilizzare un rosso arazzo, nonostante fosse il primo colore che il committente avesse già scartato. Nel momento in cui ho associato al colore rosso la parola arazzo e l’aggettivo ‘presidenziale’, è facilmente passato il concetto che quel punto di colore avrebbe permesso di associare l’effetto che il cliente pensava di ottenere con un grigio chiaro… Quando progetto, il fatto che si sia deciso di usare un dato colore influenza le scelte di divisione degli spazi, dell’utilizzo dei locali e molte altre decisioni tra cui l’uso del legno e delle pietre.

C’è poi il problema che può presentarsi alla fine, al momento di tinteggiare, quando il cliente tenta una retromarcia. Allora bisogna avere pazienza e spiegare che quella scelta sul colore, fatta all’inizio, aveva delle ragioni precise, e che cambiarla sarebbe come decidere, per esempio, di spostare la cucina o la camera da letto!”.

porta blu e finestra contorno verde
Quali sono le insidie principali in cui può inciampare un architetto quando si misura con il colore e con le richieste del committente? Per esempio: come si fa a spiegare che tra rosa e viola c’è una profonda differenza e che laddove era previsto il primo non si può prevedere il secondo?
“Dobbiamo pensare al colore come all’ingrediente di una ricetta: useresti mai la paprica al posto della cannella nelle mele cotte al forno? Si assomigliano, ma decisamente non sono intercambiabili… Ugualmente il verdone inglese non trasmette le stesse sensazioni del verde mela.

Basta poco per uscire dal verde mela e passare a un verde simile a quello degli ospedali o degli studi medici (che nessuno vorrebbe in casa propria). Non saprei elencare le insidie, ma sicuramente ho un buon metodo per scansarle: scelto un colore, associa quanti più aggettivi possibili, vedrai che faranno tutti parte di un macro gruppo che ti suggerirà il contesto giusto. I colori vanno associati ad aggettivi prima di poterli usare, il blu cina, il blu mare, il rosso ferrari e il rosso sangue; il blu e il rosso, così da soli, non sono colori da usare come elementi progettuali”.

Quali sono i colori più usati subito dopo il bianco e il grigio tortora?
“Non ho dubbi, se fossimo in autostrada, usciti dal casello del bianco e dopo aver investito la povera tortorella, l’azzurro chiaro sarebbe il primo autogrill, quello dove si fermano tutti”.

E i colori più difficili da usare?
“Forse non esiste un colore più difficile di tutti, ma sicuramente l’uso di un solo colore uniforme, per tutto, è uno degli esercizi progettuali più difficili. Usarne di più ti permette di seguire la facile regola del 2+1, due colori abbinati e uno che spezza”.

Ce ne è uno che è proprio bandito?
“Oltre al tortora? Onestamente tento di bandire la tinta marrone, ma più per un tema di sensazioni, materiali e texture: il marrone (con tutte le sue sfumature e gamme) rimane il colore di tutte le essenze del legno e della conceria. Se volessi usare il color marrone, per quanto mi riguarda, avrei la sola scelta di usarlo attraverso materiali quali il legno o la pelle”.

living casa parete grigio

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