di Giulia Mura.
In entrambe le proposte, siano dolci o salate, abbiamo a che fare con opere d’arte culinarie, ispirate a vere opere d’arte, e di architettura. Un’operazione di food design, una ricerca creativa, un catalogo da mangiare ancor prima con gli occhi, per un’esperienza artistica totalizzante.
Marie Troïtskaia, torta Beaubourg (fonte facebook)
Architetture dolcissime
Sembra essere un trend ormai, appannaggio privilegiato di giovani progettiste donne, che dopo studi di architettura e composizione decidono che la vera innovazione sta nel combinare insieme due passioni, per farne una professione di tutto rispetto. A straordinarie doti di pasticceria, infatti, aggiungono ricerca formale ed estetica, nuove tecniche di produzione e assemblaggio e spiccate doti comunicative, specialmente sui social media.
Marie Troïtskaia insieme alla torta Notre Dame (fonte facebook)
Marie Troïtskaia, ad esempio, è un giovane architetto russo, che riproduce in formato dessert i progetti delle più grandi firme dell’architettura, da Renzo Piano a Frank Gehry, da Alvar Aalto a Le Corbusier. Le sue sono torte complesse, studiate al dettaglio (in questo evidente è la sua formazione da progettista, che la porta a realizzare schizzi e modelli 3d ancor prima di scegliere gli ingredienti, partendo dunque dalla struttura, come un architetto).
In particolare tre dolci sono particolarmente sofisticati: il museo Beaubourg / Centre Pompidou di Parigi riprodotto fedelmente in scala 1:500 con tutti i suoi tubi colorati in vista; l’omaggio a Le Corbusier, un piccolo edificio modernista realizzato con cioccolato al latte e caramello salato, e la torta per l’architetto canadese Frank Gehry, con le sue caratteristiche onde metalliche.
Marie Troïtskaia, Parigi (fonte Facebook)
Marie Troïtskaia, omaggio a Le Corbusier (fonte facebook)
Omaggio a Warhol
Dall’architettura alla pop art. Dai dolci, ad un intero menu, che omaggia Andy Warhol, la sua arte, i colori e il mood di quel periodo, a New York. E’ quello che ha proposto – per quanto possibile, purtroppo, in questo periodo – lo chef Jon Atashrooe del L9, ristorante della Tate Modern di Londra, attraverso il menu “Flavours from The Factory” che trae ispirazione non solo dai titoli delle opere di Warhol e i loro soggetti, ma ripropone anche le ricette preferite dell’artista statunitense (che amava il junk food e la sua estetica di massa, la Coca Cola e la Campbell’s Soup). L’occasione? una grande retrospettiva, recentemente conclusa, dedicata dal museo inglese al genio americano.
Omaggio a Warhol Jon Atashrooe © Rob Billington (fonte londonist.com)
Ecco che allora, ad essere rivisitate in chiave moderna dal giovane chef, sono vere e proprie icone, eccentriche tanto quanto il loro creatore. Pietanze come “Patè per il gatto”, “Tuna Fish Disaster” (pasticcio di tonno e salse ispirato alla celebre serigrafia del 1963), “Coca Cola Jelly” (gelatina ricoperta da crema Chantilly), “Bringing Home the Bacon”, sono solo alcune delle idee proposte, anche scaricabili dal sito, con lista di ingredienti e suggerimenti.
Ma ci sono anche: i fiocchi di mais accompagnati da una pannacotta (in omaggio alle scatole di cereali dipinte dall’artista), la Mars Cake, una golosa torta al cacao con banane caramellate che richiama la merenda preferita di Warhol, ovvero del semplice cioccolato in mezzo a due fette di pane o il frozen hot chocolate, disponibile al Café del museo.
Patè per il gatto, Jon Atashrooe © Rob Billington(fonte wallpaper)
Coca Cola jelly Jon Atashrooe © Rob Billington(fonte wallpaper)
Nell’immagine di copertina, Marie Troïtskaia, Noumea inspired by RPBW (fonte facebook)