Il periodo dal primo dopoguerra all’inizio degli anni Settanta è stato per l’architettura residenziale milanese un momento di intensa sperimentazione che ha ridisegnato la casa urbana nel nuovo contesto della città moderna.
A questi floridi cinquant’anni e agli architetti che con i loro progetti hanno reso Milano un museo a cielo aperto del Novecento, il FAI – Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Hoepli, dedica la mostra “Case Milanesi 1923-1973”, ospitata fino a domani, domenica 6 gennaio 2019, negli spazi di Villa Necchi Campiglio, icona del déco anni Trenta nel cuore della città.
La mostra – curata da Orsina Simona Pierini e Alessandro Isastia, già autori del volume Case Milanesi 1923-1973 (Ulrico Hoepli Editore) – sarà un’occasione per scoprire una selezione delle più significative Case Milanesi della modernità.
Luigi Caccia Dominioni, sistemazione di un appartamento nell’edificio di via Vigoni 13, Domus n.380, 1961, pianta dell’appartamento in uno schizzo di Caccia Dominioni
Partendo dalle trasformazioni di Milano, il primo luogo dove la modernità si realizza in Italia in continuità con la tradizione, l’esposizione sarà arricchita, con la consulenza di Alberto Saibene, da testimonianze del contesto culturale, letterario, artistico e cinematografico che hanno dialogato con le architetture e con i brani di città che hanno cambiato il volto di Milano tra gli anni Venti e gli anni Settanta, affermando l’epoca d’oro della civiltà borghese. Questa ricerca di rappresentatività sarà resa esplicita da un’installazione scenografica nella galleria degli armadi, a cura di Alessandro Isastia.
Schizzo dell’edificio di corso Italia 13-15-17 progettato da Luigi Moretti. Cittadella degli archivi e Archivio Civico del Comune di Milano
Gli approfondimenti sugli interni consentiranno di “guardare dentro e da vicino” le residenze, mentre nel vestibolo che porta allo spazio espositivo del sottotetto, una grande mappa di Milano, estesa sul pavimento e su cui sarà possibile camminare, permetterà ai visitatori di identificare le case nella topografia della città e di “spostarsi” da una casa all’altra disegnando itinerari e percorsi virtuali.
Una sezione sarà inoltre dedicata agli architetti che hanno progettato le case – Piero Portaluppi, Giovanni Muzio, Luigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti, Aldo Andreani, Gio Ponti, Ignazio Gardella, Figini e Pollini, solo per fare alcuni esempi – di cui verrà tratteggiato lo stile.
Ignazio Gardella, sistemazione del proprio appartamento nell’edificio di via Marchiondi 7, Domus n. 368, 1960, veduta del soggiorno col camino
In ultimo il cuore della mostra: la lunga parete dove sono presentate le 23 case scelte: i tanti diversi prospetti che hanno costituito la nuova immagine della città saranno affiancati l’uno all’altro alla stessa scala. Di fronte a questa grande parete espositiva, la descrizione fotografica delle case, le loro piante e i loro materiali, che permetteranno al visitatore di “toccare con mano” la pelle degli edifici. L’allestimento della mostra è stato curato dallo studio Giussaniarch e Studio FM ha disegnato la grafica.
Gio Ponti, sistemazione del proprio appartamento nell’edificio di via Dezza 49, Domus 334, 1957, camera da letto della figlia
CASE MILANESI 1923-1973 – Immagini di una città
fino a domani, domenica 6 gennaio 2019 a Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14 Milano
Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle 18
Ingresso con visita alla villa: Intero: € 13; Studenti: € 5; Ridotto (Ragazzi 4-14 anni): € 4; Iscritti FAI: € 4
Per informazioni: faicasemilanesi.it – Per ulteriori informazioni sul FAI: fondoambiente.it
Nell’immagine di copertina, Gio Ponti, sistemazione del proprio appartamento nell’edificio di via Dezza 49, Domus 334, 1957, gli ambienti di facciata in infilata