di Stefania Fanchini – architetto paesaggista
‘In natura le piante vengono modellate dal vento e dalla neve. Nessuno si preoccupa di potarle’. Ermanno Casasco, mio maestro professionale e grande paesaggista italiano, mi accoglie nel suo affascinante studio milanese tappezzato di libri e opere d’arte contemporanea e non perdo occasione per chiedere cosa ne pensa di questo spinoso argomento. Provocatorio e geniale, lui più di ogni altro ha fatto della potatura un’arte, uno strumento per valorizzare e scolpire sapientemente il paesaggio.
Mi racconta di un famoso detto inglese in merito all’arte della potatura delle camelie “un uccellino dovrebbe poter volare attraverso la chioma” e capisco come al di là dell’espressione poetica, esiste un sapere colto e raffinato di fare giardinaggio ormai in disuso. Pulire dal secco e diradare dall’interno un grande albero, mettere in risalto la struttura dei rami principali, alleggerire per dare trasparenza alla chioma nel rispetto della sua forma, non è solo un fatto di competenza tecnica, ma è soprattutto il risultato di una grande sensibilità artistica che lui possiede.
Non compero mai in vivaio piante che hanno subito in giovane età potature di contenimento, non avranno mai la loro naturale forma. (Ermanno Casasco)
Giardino Long Island, immagini di Ermanno Casasco
Si può affermare quindi che la potatura sia necessaria solo quando qualcosa nella pianta inizia ad andare storto: cresce troppo rispetto allo spazio destinatogli, la fioritura o la fruttificazione cominciano a ridursi, dà segni di sofferenza per la presenza di parti malate che occorre asportare o semplicemente per ridare la forma originaria. Se vi trovate nella condizione di potare una pianta in continuazione, vuol dire che avete sbagliato qualcosa!
Immagine da unicoopfirenze
In linea di massima il momento più giusto per programmare interventi di potatura di contenimento per le piante a foglia caduca e le piante da frutto, è durante la fase di riposo vegetativo ovvero dal tardo autunno alla fine dell’inverno. La pianta mostra a ‘nudo’ il suo scheletro e ci permette di valutare al meglio quali rami eliminare e in quale punto effettuare i tagli.
E’ bene ricordare che uno scompenso fra chioma e radici può mettere seriamente a repentaglio la stabilità degli alberi e la nostra sicurezza (soprattutto nel caso di potature in ambito urbano), ed è quindi sempre auspicabile affidarsi a professionisti del settore per non incorrere in capitozzature selvagge.
Esempio di alberi capitozzati, immagine da exploretuscia.com
Per quanto riguarda le piante da frutto, ci sono varietà che richiedono solo una saltuaria pulizia senza mai fare tagli severi (per esempio il caco, ciliegio e il fico), altre come la vite da uva e da tavola, il melo e il pero che mantengono una produzione di buona qualità solo se la potatura viene effettuata regolarmente e nel modo idoneo.
Immagine da fiveprime.it
Sia che si tratti di un albero, di un arbusto o di un rosaio, l’importante è non potare con superficialità perché ogni intervento di potatura determina una ferita e spesso compromette irrimediabilmente il portamento naturale della pianta, alterandone la struttura biologica o incidendo sull’equilibrio frutto/foglia, a discapito di una corretta e sufficiente fotosintesi fogliare. Per incoraggiare una crescita ben bilanciata e simmetrica, vale il principio di tagliare sempre i rami robusti in modo leggero, mentre quelli più deboli con maggiore decisione.
C’è anche una convenienza nella potatura tardo autunnale legata alla stagione e all’abbassamento delle temperature: si riduce notevolmente la possibilità di contagio e proliferazione di insetti xilofagi e microrganismi patogeni. Trattamenti anche intensivi di anticrittogamici o antiparassitari in alta concentrazione sono tra l’altro meglio tollerati dalle piante proprio in fase di riposo vegetativo.
Immagine da solarenergiasrl.com
In autunno, oltre alle piante a foglia caduca, si potano gli arbusti sempreverdi più resistenti alle basse temperature come agrifoglio, osmanto, lauro, piracanta e ligustro coltivati singolarmente o in siepi formali, tenendo presente che non è consigliabile intervenire su impianti recenti o costituiti da piante giovani (3 o 4 anni) per le quali occorre attendere la primavera. Verso la fine dell’inverno, inizia la potatura delle ortensie e degli arbusti che fioriscono a fine estate e in autunno: intervenire prima incoraggerebbe la crescita di teneri getti, più esposti ai danni del gelo.
Immagine da les-elagueurs-paysagistes.com
Rientrano invece nelle potature primaverili tutti i sempreverdi, comprese le aromatiche e le officinali perenni (rosmarino, salvia, timo, lavanda e santolina), particolarmente sensibili alle gelate invernali. La potatura autunnale tardiva rischierebbe di provocare l’emissione di getti destinati a soccombere con l’abbassarsi della temperatura. Per i cespugli da fiore che sbocciano in primavera, vale la regola di potare subito dopo la fioritura. Con la potatura autunnale, queste specie rischierebbero di non fiorire con l’arrivo della prossima primavera.
Un’ultima raccomandazione: il taglio. Quando si taglia tra gemme poste in modo alternato su un ramo, è meglio recidere obliquamente, per consentire all’acqua di scivolare via dalla superficie tagliata. Quando le gemme sono opposte, l’una di fronte all’altra sui due lati di un ramo, il taglio sarà orizzontale, subito sopra le gemme, senza toccarle né danneggiarle. Ricordate di utilizzare sempre attrezzi adatti: affilati, puliti con acqua e alcool e soprattutto mai sottodimensionati rispetto al tipo di taglio da effettuare.
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Immagine di copertina by siciliaedonna.it