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Alchimia – un gruppo a caccia di libertà espressiva

di Sara Gecchelin.

Una mostra, fino al 22 gennaio all’ADI Design Museum, rende omaggio al celebre movimento fondato a Milano da Alessandro e Adriana Guerriero, ricordando e raccontando il modus operandi anticonvenzionale e poetico di una compagine di architetti e designer che dal 1976 al 1995 diedero forma e sostanza a un’esperienza artistico-culturale irripetibile nel panorama del design italiano.

Forse iniziare dal nome ALCHIMIA, termine che generalmente definisce l’arte o la scienza della trasformazione o trasmutazione delle cose, aiuta a comprendere meglio il pensiero dell’omonimo collettivo milanese che, per quasi un ventennio, prospettò una visione indipendente, ironica e decorativa del progetto e che, svincolandosi dal rigido concetto di disegno industriale, esplorò nella libertà del linguaggio visivo un universo utopico fatto di oggetti unici, emozionali e visionari.

Allestimento mostra ALCHIMIA. La rivoluzione del design italiano – Courtesy of ADI Design Museum ph. Denise Manzi_ALCHIMIA32
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Una collezione di oltre 150 tra manufatti, arredi, schizzi, tele, fotografie e video sarà esposta fino al 22 gennaio 2026, all’ADI Design Museum Milano, nella mostra intitolata ‘ALCHIMIA. La rivoluzione del design italiano’, a cura di François Burkhardt, Tobias Hoffmann e Alessandro Guerriero. Una tappa che segue l’esposizione inaugurale tenutasi al Bröhan-Museum di Berlino, e che rappresenta la prima retrospettiva italiana completa dedicata al movimento fondato dai fratelli Guerriero.

Alchimia Atelier – Dal basso verso l’alto: Bruno Gregori, Piercarlo Bontempi, Carla Ceccariglia, Alessandro Guerriero, Adriana Guerriero, Arturo Reboldi, Giorgio Gregori, Alessandro Mendini.
Bruno Gregori, Piercarlo Bontempi, Carla Ceccariglia, Alessandro Guerriero, Adriana Guerriero, Arturo Reboldi, Giorgio Gregori, Alessandro Mendini.

Studio ALCHIMIA nacque come laboratorio interdisciplinare nel quale design, architettura, arti visive, moda, musica e performance poterono confrontarsi e dialogare liberamente. Una modalità totalmente nuova e provocatoria che, in opposizione ai rigidi canoni dell’estetica razionalista, formulò le premesse per un «movimento di contro-design» che metteva al centro ironia e poetica «restituendo al progetto la capacità di essere linguaggio, racconto e interpretazione del mondo», come spiega il curatore François Burkhardt, già direttore del Centre de Création Industrielle del Centre Georges Pompidou di Parigi e della rivista Domus.

Oggi, il pubblico, ma anche gli appassionati e soprattutto i giovani designer possono riscoprirlo e rileggerne la storia completa – documentata anche in un catalogo di 400 pagine in tre lingue – attraverso un inedito allestimento concepito proprio da Alessandro Guerriero.

Allestimento mostra ALCHIMIA. La rivoluzione del design italiano – Courtesy of ADI Design Museum ph. Denise Manzi_ALCHIMIA32
mostra alchimia rivoluzione design italiano

Un simbolico “tappetozattera” che lui stesso afferma: «fa viaggiare nel tempo e nello spazio quelle particolari realizzazioni tridimensionali dei decori, note con il nome di mobili» e continua: «mobili pronti a partire di nuovo per una avventura culturale e artistica, guidata dalla volontà di esprimere un progetto capace di trasformare l’ambiente in cui gli uomini vivono per renderlo appassionato, emotivo e concreto come i desideri che ciascuno coltiva dentro di sé».

Il visitatore potrà quindi camminare, sospeso tra il sogno e la realtà, dentro l’universo rivoluzionario di ALCHIMIA, composto da tante presenze artistiche, opere sperimentali, progettate e prodotte da una vasta schiera di architetti e designer, che al tempo collaborarono e ne condivisero la visione.

Allestimento mostra ALCHIMIA. La rivoluzione del design italiano – Courtesy of ADI Design Museum ph. Denise Manzi_ALCHIMIA32
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Tra questi figurano Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Michele De Lucchi e molti altri. Tutti accomunati dall’intento di superare il funzionalismo dominante e la standardizzazione di serie – nella cosiddetta teoria del ‘design banale’ – per restituire al progetto una dimensione simbolica e comunicativa. Furono un gruppo libero di realizzare arredi e oggetti in piccola serie, dall’aspetto eccentrico e spesso antifunzionale, quasi pezzi unici che trasformavano «l’ordinario» in straordinario attraverso ironia e gioco.

Tra gli esempi più famosi, la celebre Poltrona Proust di Alessandro Mendini (1978), modello ante-litteram di Re-design: un esemplare di seduta del passato, riformulato in chiave letteraria e pittorica. Ma anche della Libreria Factotum di Ettore Sottsass (1980), che trasforma un complemento ordinariamente contenitivo in un Totem scultoreo, caratterizzato da un inconfondibile materiale laminato decorato.

A sinistra, Alessandro Mendini- Poltrona / Armchair Proust Collezione / Collection Bauhaus 1978
Foto Carlo Lavatori / Archivio Alessandro Mendini; a destra, Ettore Sottsass – Libreria / Bookcase Factotum 1980 © VG Bild-Kunst

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Moltissimi altri sono gli esemplari di ‘pratiche alchemiche’ che si possono trovare in esposizione, parte dei quali racchiusi nel Manifesto ‘Collezione Bauhaus’, disegnato da Michele De Lucchi (1979).

Manifesto Collezione Bauhaus, disegno di Michele De Lucchi 1979.
Manifesto-Collezione-Bauhaus,-disegno-di-Michele-De-Lucchi-1979

Spesso sono riconoscibili a seconda dell’uso degli alfabeti visivi – Redesign, Design banale, Cosmetica e Robot sentimentale – che sono gli slogan alla base dell’esuberante e vasta produzione della città di ALCHIMIA.

Ad aprirne le porte, il messaggio che lo stesso Alessandro Guerriero lascia ai visitatori: «Benvenuti su questo “tappetozattera” che forse può portare in salvo dal diluvio universale di proposte guidate da un marketing affamato di tutto, ma quasi sempre incapace di dare in cambio qualcosa di veramente utile alla vita spirituale dell’uomo: quella vita che nasce da un crocevia di idee, da un miscuglio di esperienze estetiche, biografiche e affettive; quella vita che è il risultato dell’incontro tra uomini provenienti da luoghi diversi, nutriti di desideri, emozioni e volontà che vogliono trovare nel progetto il proprio spazio, la propria dimensione concreta, fisica, reale».

Allestimento mostra ALCHIMIA. La rivoluzione del design italiano – Courtesy of ADI Design Museum ph. Denise Manzi_ALCHIMIA32
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In copertina, mostra ALCHIMIA. La rivoluzione del design italiano – Courtesy of ADI Design Museum ph. Denise Manzi_ALCHIMIA32

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