Capita nella vita di incontrare persone con le quali, già da subito, provi un certo feeling. Ecco con Iaia Michi è andata così, mi ha conquistato, oltre alla sua allegria e professionalità nel difficile mondo della comunicazione, la sua – notevole – conoscenza del mondo delle porcellane e dei brand che costellano l’universo tableware che desidero condividere con voi attraverso questa intervista. Ma prima, devo proprio chiedertelo, Iaia è il tuo vero nome o è un diminuitivo?
“E’ un diminutivo. Il mio nome di battesimo non è nelle mie corde e come tutte le donne ho anch’io i miei vezzi. Così ho deciso che per tutti sono semplicemente Iaia”. Chiarito questo punto, procediamo. Quando ti ho incontrato, sono rimasta affascinata dalla tua vastissima conoscenza del mondo tableware, non a caso sei stata nominata la signora delle porcellane, e si parla di porcellane con la P maiuscola come Wedgwood, Herend, Royal Doulton, giusto per citarne alcuni.
Un amore nato tanto tempo fa? Come è iniziato, se non sono indiscreta. “Provengo da una famiglia in cui la tavola, la passione per la cucina e le regole dell’ospitalità sono sempre stati fondamentali. Mai come a tavola si possono conoscere le persone, scrutarne i gesti per carpirne i gusti e lo stile. E a casa, seduti intorno al tavolo della cucina, nulla era lasciato al caso: tovaglia pulita, tovagliolo, piatti, bicchieri e posateria ben posizionati e ordinati. Conservo tutt’ora questa abitudine anche quando sono a casa da sola. Che sia la colazione del mattino, il pranzo o la cena la mia tavola è sempre curata. Mi piace allestirla, mi piace goderne. Se poi aggiungiamo la mia passione per le porcellane, i tovagliati, le posaterie e i cristalli il gioco è fatto. Negli anni la mia competenza è cresciuta, grazie alla conoscenza delle produzioni più belle ed esclusive del settore”.
Domanda spinosa, secondo te, oggi, esiste ancora una cultura per la tavola? Oppure siamo talmente presi da noi stessi e dalla nostra vita che dimentichiamo il detto si mangia prima con gli occhi? “Penso proprio si sia perso il piacere di dedicarsi alla bella tavola. Che non dev’essere legata a eventi o ricorrenze particolari ma dovrebbe scandire la quotidianità. E’ un fatto di abitudine, di educazione che dovrebbe essere coltivata nel tempo al punto da trasformarla in una ‘naturale’ necessità di bellezza. Sia per i giovani, che per tutti coloro che desiderano far propria l’arte di ospitare. Se ricordassimo alle nuove generazioni quante volte ci sediamo a tavola a mangiare in tutta la vita, riusciremmo a per far capire loro l’importanza di quel momento”. Giusto.
I tuoi progetti per il futuro? “Lavorare sempre con entusiasmo, continuando a trasferire l’emozione che provo per i prodotti che seguo a tutti coloro che vi si avvicinano. Di qualunque prodotto si tratti”. So che ti cimenterai – mi sento lusingata – in qualche articolo sull’argomento e credo ce ne sia un gran bisogno. “Si. Credo che il modo migliore per dare suggerimenti e per raccontare il favoloso mondo della tavola è farlo attingendo dalla mia passione e dalla mia esperienza ormai ventennale. E’ fondamentale spiegare i prodotti, fare capire il motivo per cui hanno costi diversi e, inevitabilmente, cosa c’è dietro ad ognuno. E mi impegnerò a raccontarle ai lettori de La Casa in Ordine”.
Un’ultima domanda, preferenze nell’ambito tableware? “L’importante per me è che ci sia un elemento irrinunciabile: grande qualità & ricerca. Coltivare il ‘bello’ comporta attenzione per i materiali, per il design, per il decoro, per l’ergonomia. Ho affinato molto la mia sensibilità negli anni, e quando ‘incontro’ produzioni di qualità le riconosco a colpo d’occhio. Ma non posso certo negare di avere un particolare amore per un brand di provenienza… inglese!” – Iaia Michi
Nell’immagine di apertura: Iaia Michi ritratta a Villa Frua by Facce Da