di Laura Tasso.
Il connubio fra un artista pugliese della ceramica e Ulisse, il grande viaggiatore, ci regala una mostra assolutamente originale, che combina la tradizione locale con ricerca e innovazione, rivisitando forme e decori popolari nello spirito del nostro tempo.
In una grotta ipogea ai piedi del castello Episcopio di Grottaglie, cittadina pugliese celebre per le sue ceramiche, il ceramista e scultore Domenico Pinto espone diciotto cavalli realizzati in terracotta ingobbiata e invetriata con lustri e oro zecchino. E ciascun cavallo rappresenta un’avventura di Ulisse.
Per i cavalli, tutti diversi fra loro, Pinto ha utilizzato la gamma cromatica dei beige e degli azzurri, variando criniere, gualdrappe e finimenti, e ha poi rappresentato le avventure di Ulisse sulla groppa e sulla gualdrappa stessa, che integra e completa la narrazione. Qui pennellate di rosso e tocchi di oro zecchino illuminano e vivacizzano le storie. I cavalli “trasportano” di volta in volta onde, barche, sirene, palazzi, la gabbia dove è rinchiusa Athena e persino l’isola di Itaca, con una nuvola sospesa sopra le case a indicare aspirazioni più alte. I personaggi sono rappresentati nel tipico stile ieratico di Pinto insieme a piccoli animali, pesci, lupi o uccelli.
Le vicissitudini dell’eroe omerico, celebre per la sua arguzia e la sua saggezza, vengono narrate con intelligenza e ironia, in un viaggio onirico che evita omicidi e violenze – la strage dei Proci non è rappresentata – e finisce per portare il nostro grande viaggiatore fino ai giorni nostri e oltre. Sugli ultimi cavalli dell’esposizione il nostro viaggia fino al palazzo della Civiltà italiana dell’EUR a Roma e, insieme a Penelope, prosegue nello spazio alla scoperta di nuovi pianeti. Pinto, insomma, non fa richiudere il mare su di lui come narra Dante.
Infine, in occasione delle festività oramai prossime, a questo affascinante viaggio di Ulisse si accompagna un’esposizione di presepi di Pinto, sempre realizzati con la tecnica della maiolica lustrata e decorata. Qui i personaggi si rifanno in parte alla sua celebre serie Le trame dell’impero Federiciano. Figure lunghe e affusolate, dai visi ieratici che potrebbero rammentare qualche ritratto di Campigli, splendide nei loro mantelli decorati con particolari in oro zecchino, oppure in terracotta al naturale, di una meravigliosa semplicità che ben si addice alla povertà della grotta di Betlemme.
Per chi volesse ammirare altre sue opere, http://www.ceramichepinto.it/
Grottaglie (Taranto), dal 5 dicembre 2015 al 31 gennaio 2016