Classe 1985, Giovanni Tomasini è un giovane designer originario di Brescia. Formatosi tra l’accademia di Belle Arti della sua città e il Politecnico di Milano, vanta dieci anni di esperienza nel settore e si sta distinguendo come una delle giovani promesse del design italiano.
Slalom’è uno degli sgabelli in legno massiccio disegnati per la nuova collezione di Riva 1920
L’ultimo traguardo: la collaborazione con Riva 1920, storica azienda della Brianza specializzata in mobili su misura in legno massiccio e massello. I pezzi Riva sono stati firmati da designer del calibro di Alessandro Mendini, Enzo Mari, Mario Bellini, Piero Lissoni, Philippe Starck e Michele De Lucchi. Nel 2020 la collezione si è arricchita di sei nuove sedute in legno di cedro disegnate da Tomasini.
“Fin dai tempi del liceo lavorare con Riva è sempre stato un mio sogno nel cassetto” svela il designer. Un risultato sicuramente importante ma non casuale. L’azienda si distingue per la sua particolare attenzione all’ambiente e l’eco-sostenibilità è sempre stata alla base della filosofia progettuale di Tomasini.
Schizzo per ‘Goa’, un termoarredo ultrapiatto in grado di consumare fino al 30% di acqua in meno rispetto ad un normale calorifero
“Fin da quando studiavo ho sempre avuto a cuore il tema della sostenibilità” racconta Tomasini. “Allora era ancora un tema emergente. Nelle aziende iniziava a farsi sentire ma più come una sorta di pressione da parte della società. Per molti il concetto di design sostenibile era soprattutto un’apparenza. Per questo all’inizio mi sono visto arrivare tante porte in faccia. Oggi per fortuna è diverso: le aziende stanno finalmente capendo che la sostenibilità ripaga e garantisce un risparmio economico sul lungo termine”.
Mino, il nano da giardino fertilizzante (2011)
Fin dagli esordi, Tomasini si orienta su oggetti eterogenei per tipologia ma sempre accomunati da una sensibilità green. Ricordiamo Mino, un nano da giardino costituito interamente da compost a km zero proveniente dagli impianti di biogas della provincia di Brescia. Una volta pressato, il compost assume la consistenza del legno e può durare per diversi mesi.
Può essere così utilizzato come fertilizzante per le piante da giardino o da appartamento, alle quali rilascia gradualmente sostanze nutrienti. Biodegradabile al 100%, a fine uso il nanetto si riassorbe naturalmente nel terreno. Nel 2013, riscosse grande successo alla Milano Design Week, conquistandosi numerosi premi e anche una menzione sul New York Times.
Mino Jr, evoluzione dell’originale in formato adatto a fioriere e altri usi indoor (2016)
“È difficile progettare oggetti sostenibili” ammette Tomasini. “La sostenibilità è intrinseca nell’oggetto. Molti prodotti si limitano ad ostentare una sostenibilità che non c’è. Prendiamo ad esempio la moda del recupero dei pallet: in realtà la lavorazione richiesta per trattarli e renderli utilizzabili impatta molto più che non utilizzare legno a km zero. Bisogna stare attenti a capire dov’è la vera sostenibilità”.
La panca Dolmen, la cui forma deriva da uno studio per minimizzare l’impatto ambientale della produzione (Riva 1920)
Uno dei prodotti scaturiti dalla recente collaborazione con Riva è nato proprio da una riflessione sulla sostenibilità a livello di produzione. Si tratta della panca Dolmen, la cui forma apparentemente semplice nasconde un complesso studio su come ridurre il più possibile l’impatto ambientale del prodotto.
“Prima di arrivare a questa panca – che magari a prima vista può sembrare banale – ci sono volute decine e decine di disegni” spiega Tomasini. “Ho studiato tutte le forme e gli incastri in modo tale che si potesse produrre facendo funzionare le macchine il meno possibile e riducendo al minimo gli scarti di materiale”.
Lo sgabello Rotterdam, ispirato alle iconiche case a cubi della città olandese (Riva 1920)
Gli altri oggetti per la nuova collezione Riva cercano invece un delicato equilibrio tra personalità, funzionalità e sostenibilità. Rotterdam, Slalom, Diamond e Notre Dame hanno tutti nomi caratteristici che rimandano alle suggestioni che li hanno ispirati.
“Per Rotterdam ho preso spunto da un viaggio in Olanda; per Diamond dall’idea di dar forma alla preziosità del legno con cui stavo lavorando. Ho seguito molte strade e molte suggestioni diverse nel creare questi sgabelli, alcune più figurative, altre più astratte”.
Diamond, lo sgabello dove il designer ha scolpito il blocco di legno in forma di diamante (Riva 1920)
“Nei miei progetti cerco sempre di trovare equilibrio: voglio lasciare la mia traccia ma senza esagerare. Nei primi anni 2000 molti grandi archistar hanno disegnato oggetti stravaganti che erano difficilissimi da produrre e terribilmente scomodi da usare. Io non credo in questo tipo di approccio in cui le suggestioni personali vanno contro tutto. Sono convinto che al giorno d’oggi si debba progettare in modo caratteristico ma anche responsabile”.
Per maggiori info Giovanni Tomasini