di Evi Mibelli.
Un materiale magico, trasparente, una delle manifestazioni fisiche più sorprendenti dell’acqua. Può essere solido ma anche delicato, come un vetro, un dono della natura che, nei secoli, ha ispirato l’inventiva dell’uomo, facendolo diventare perfino materiale per l’architettura.
Partiamo dalla materia: il ghiaccio. È trasparente, traslucido, solido ed effimero. È risaputo che ogni luogo della terra, dagli albori della civiltà, la natura ha reso disponibile quanto necessario per la sopravvivenza dell’uomo. Compresi i materiali da costruzione: dal legno alla terra cruda, dalla paglia al pellame, fino (appunto) al ghiaccio.
Particolare di una scultura di ghiaccio, Ice Sculpture Championships 2021. Fairbanks, Alaska
Sovvengono alla mente le dimore degli Inuit, i caratteristici igloo. Nei rigidissimi inverni polari l’unico rifugio contro le tempeste di neve e ghiaccio è, da millenni, questa particolare costruzione che offre diversi vantaggi: è veloce da realizzare, garantisce calore, rappresenta un riparo sicuro e non necessita di trasporto vista la natura nomade di queste genti. Ed è, nella sensibilità contemporanea ecologica, a impatto zero.
In climi estremi non c’è spazio per l’inutile, ma solo per l’essenziale. Se poi si volesse capire la ragione della sua forma a cupola, si scoprirebbe come l’uomo ha sempre avuto grande capacità d’osservazione e particolari, e conseguenti, intuizioni di termodinamica. In pratica si massimizza la distribuzione della radiazione solare sull’intera superficie esterna, così che l’assorbimento del calore risulti uniforme e sfruttato al meglio.
La tipica costruzione Inuit, Circolo Polare Artico (Canada)
A garantire la permanenza del calore all’interno concorre l’ingresso, posto più in basso in relazione allo spazio abitabile, evitando così il passaggio di aria gelida proveniente da fuori. In questo modo, mentre la temperatura esterna gravita intorno ai – 40°C sotto zero, sotto la cupola di ghiaccio, con un piccolo braciere in funzione, ci si godono i più confortevoli + 15°C.
Disegni di A.C. Hutchinson per il Montreal Winter Carnival del 1885
Esiste però anche una intera letteratura dedicata al ghiaccio, usato in chiave estetica e ludica. Il primo palazzo di ghiaccio di cui si ha menzione storica è quello costruito nell’inverno tra il 1739 e il 1740, su disegno dell’architetto Piotr Michailovic Eropkin e commissionato dall’Imperatrice Anna Ivanovna, nipote di Pietro il Grande. A pochi passi dalla Neva, a San Pietroburgo. Fu costruito per accogliere un singolare, quanto crudele, matrimonio, imposto dalla zarina a un suo nobile sottoposto in odore di complotto.
Tralasciando l’aneddoto, l’architettura era di straordinaria fattura costruttiva. Balaustre di ghiaccio cesellato, alberi di ghiaccio pieni di uccelli e fiori, animali scolpiti e colorati sparsi in un immaginario giardino, statue e frontespizi di barocca eleganza. Un capolavoro e un vero successo, che non tardò a distribuire la propria eco anche in luoghi distanti migliaia di chilometri.
International Ice&Snow Festival, Harbin, Cina, 2018
La pratica di organizzare Festival invernali in occasione di ricorrenze, prese a diffondersi in tutto l’emisfero nord del pianeta a latitudini polari e sub polari. In particolare, negli Usa e in Canada. Dalla metà dell’800 gli architetti nord americani – per esempio il canadese Alexander Cowper Hutchinson – oltre a occuparsi della costruzione di edifici pubblici, consacrazioni del capitalismo emergente, si cimentavano anche in questa singolare attività progettuale.
È del 1883 il primo palazzo di ghiaccio costruito in Nord America, a Montreal in Canada. Da li si moltiplicarono le manifestazioni toccando anche altre città come Saint Paul in Minnesota, Ottawa in Canada Leadville in Colorado. Una gara di “bellezza”, dove protagonista indiscussa è l’architettura e un materiale magico e cristallino come il ghiaccio. Un trionfo di luce, di trasparenze, e di evanescente corporeità. Perché si sa, il sole della primavera porterà via quella bellezza, e tutto tornerà ad essere acqua.
Camera matrimoniale nell’Icehotel di Jukkasjärvi, Lapponia svedese
Ancora oggi è possibile immergersi in questi contesti tanto concreti, quanto effimeri. A Sapporo in Giappone esiste un festival invernale dal 1950 e, tra quelli di maggior fama, c’è quello che si tiene ogni anno, da gennaio a fine marzo ad Harbin, nella Cina del Nord. Certo, a contrastare il fascino del ghiaccio interviene un uso diffuso di luci da lunapark. Il kitsch è sempre dietro l’angolo.
Vista notturna del International Ice&Snow Festival ad Harbin, 2018. Cina
Kubism Tumbler in cristallo di Boemia, by Moser, € 232
Nemo Tumbler n.25, in cristallo interamente lavorato a mano su ordinazione, by Carl Rotter Glass. A partire da € 156
Non da ultimo, per chi ama vivere nuove esperienze di viaggio, la possibilità di accedere a strutture alberghiere completamente “ghiacciate”. In Svezia, Norvegia, Finlandia, Quebec, Svizzera e perfino ad Andorra (unico spazio a trovarsi in area ‘mediterranea’ seppure sui Pirenei).
Sculture di ghiaccio. Ice Sculpture Championships, 2017, Fairbanks, Alaska
Lalique Double Fish Small Sculpture, € 510
Ma del ghiaccio, sopra descritto, cosa resta nella nostra fantasia? La trasparenza sicuramente. E allora, per proprietà transitiva, ci si potrebbe concedere un oggetto di cristallo che impreziosisca la tavola o il living. Si può sempre rinunciare a un viaggio nelle terre estreme del nord, ma un bicchiere o un vaso firmato Moser, Lalique o Carl Rotter, resteranno a deliziare per intere giornate. Senza sciogliersi.
A sinistra, tumbler Lente Alto in cristallo sintetico, Marioluca Giusti, € 22; a destra set di 6 Tumbler Sea Life in cristallo di Artēl, € 461,37
In copertina, International Ice&Snow Festival ad Harbin, 2018, Cina