La sostenibilità oggi è un obiettivo primario per tutti i nuovi edifici e le ristrutturazioni, ma come si può misurarla? Ecco gli strumenti per andare oltre la semplice certificazione energetica.
La sostenibilità e il risparmio energetico sono diventati obiettivi primari in qualsiasi nuovo progetto architettonico e urbanistico. Le emissioni riconducibili al settore dell’edilizia sono ancora troppe e di conseguenza aumentano le misure messe in atto per rendere l’intero comparto molto più “green”.
Per quanto riguarda il risparmio energetico è la stessa legislatura a fissare precisi obiettivi e standard, con l’obbligo della certificazione energetica APE (Attestazione di prestazione energetica). Però, un edificio sostenibile non consuma solo poca energia, ma ha in generale un impatto ridotto sull’ambiente.
Che cosa rende un edificio sostenibile?
Realizzare un edificio sostenibile, significa prestare attenzione ad alcuni aspetti fin dalla progettazione, quando si stanno compiendo tutte le scelte in merito ai materiali e al funzionamento dell’edificio. Tra gli obiettivi c’è sicuramente la riduzione del consumo di energia e di risorse naturali, prestando attenzione ai materiali utilizzati e alla loro provenienza.
Anche il consumo di acqua potabile deve essere contenuto e fin dalla progettazione si deve operare in modo da ridurre al minimo la produzione di rifiuti, durante tutto il ciclo di vita, demolizione inclusa. Per questo si devono prediligere materiali e prodotti riciclabili o riutilizzabili. Anche il verde dovrebbe avere un ruolo importante nel progetto, ad esempio realizzando giardini o pareti e tetti verdi. I benefici di tutte queste scelte sono molti, sia per l’ambiente, che per la salute e il comfort delle persone.
Come misurare la sostenibilità: i sistemi a punteggio
Come per il risparmio energetico esiste l’APE, per la sostenibilità sono stati elaborati diversi protocolli di valutazione. Si tratta di strumenti volontari a punteggio, che attestano la sostenibilità di un progetto o di un edificio, fattore che tra l’altro incide anche sul valore immobiliare di questi beni. Possono essere certificati tutti gli edifici, sia pubblici che privati. Uno dei protocolli più diffusi è il LEED, elaborato negli Stati uniti dal U.S. Green Building Council e introdotto in Italia da GBC Italia.
Di origine italiana, invece, è il protocollo ITACA, così come la Gran Bretagna ha elaborato il BREEAM o la Francia l’HQE. Tutti questi protocolli prevedono diverse aree di valutazione e dei criteri da valutare, tramite l’assegnazione di un punteggio.
La somma dei punti indica il livello di sostenibilità raggiunto. Tra le tematiche prese in considerazione ci sono il risparmio energetico e idrico, la salubrità degli ambienti, le risorse utilizzate, la riduzione delle emissioni di CO2, il risparmio energetico, ma anche le caratteristiche del sito, ad esempio valutando l’accessibilità ai mezzi di trasporto pubblici.
Uno sguardo attento all’intero ciclo di vita: il sistema LCA
L’approccio è diverso rispetto a quello dei protocolli di valutazione della sostenibilità visti nel paragrafo precedente, in quanto il sistema LCA è fortemente indirizzato a valutare l’impatto ambientale dell’edificio durante tutto il suo ciclo di vita.
Questa valutazione viene fatta calcolando l’energia e le risorse utilizzate in ogni fase, dalla costruzione alla demolizione. In un certo senso, per ogni fase analizzata, si analizzano i flussi di materia ed energia e si redige un bilancio, fatto di input e output. Gli input sono costituiti dalle risorse utilizzate, gli output dagli scarti che ne derivano.