Architettando, i consigli di un professionista
La zona notte che scompare diventando uno spazio fluido a contatto con il resto della casa, il bagno che si allarga o restringe e prova a trasformarsi in spazio del benessere. Nell’evoluzione dell’abitare, di fronte alle mille esigenze dei clienti, sempre più diverse da quelle di dieci, vent’anni fa, un professionista del progetto serve innanzitutto a fornire una visione d’insieme, come racconta l’architetto Tomaso Piantini di arcHITects.
Che cosa vuol dire, oggi, progettare una casa rispetto a dieci o vent’anni fa, quando la famiglia e la socialità erano molto diverse?
“Eppur si muove. Sembra che una casa sia da sempre composta da soggiorno, camera da letto, bagno, cucina. In verità oggi è cambiato molto quello che ognuno di noi vuole dalla casa. La casa era una volta un posto chiaramente diviso in zona notte e zona giorno. Ora questo concetto è desueto: esiste, ma non lo si mette in pratica. Abbiamo rubato dal modo di vivere americano, anglosassone e francese. Vogliamo cucine a vista, rinunciamo alla sala da pranzo, i bagni vanno bene piccoli e volendo anche senza bidet. La casa ha perso il sottobosco e la nuova dimensione media (sempre più piccola) non permette più di vivere lo spazio con due ritmi diversi: nessun dorma quando si cena! Gli spazi conviviali coinvolgono tutta la casa senza preservare nessun ambiente, al contempo l’abitazione rimane ‘un oggetto’ da mostrare: l’instragrammabilità – neologismo che non amo – è un desiderio che anche se raramente espresso è sempre più apprezzato”.
Si può dire che le trasformazioni sociali repentine rendono ancora più importante il ruolo di un progettista, qualcuno che abbia una “visione” d’insieme?
“Con l’incredibile flusso di stimoli a cui si sottopongono i committenti prima di arrivare dall’architetto, la ‘visione d’insieme’ è la vera qualità ricercata e apprezzata. In genere cerco di mettere i clienti davanti ad alcune domande mirate per cercare di capire cosa vogliono veramente. Sono sempre domande molto più legate al modo di vivere e socializzare che a questioni di spazio e architettura. La casa si vive diversamente e molti non si rendono conto di ciò che vogliono davvero e di quel che sarà il risultato finale non solo da un punto di vista spaziale. Niente più case in stile famiglia Vianello, insomma”.
Entriamo nel merito della progettazione: ci sono delle costanti che ricorrono in tutti i progetti, anche di fronte a case completamente diverse?
“La sala da pranzo è ormai quasi una stanza dimenticata, quasi nessuno la considera, neppure nelle richieste più articolate e fantasiose. Il tavolo da pranzo in salotto ne è la versione contemporanea. In generale, tutto ciò che permette un’ottimizzazione degli spazi è la vera costante”.
La prima esigenza cui la mettono davanti i clienti, in genere, qual è?
“Se devo dire la verità, mi mettono sempre davanti una foto di riferimento e non una lista di esigenze. Le esigenze vanno dedotte dalla foto e da queste esigenze va elaborata una visione d’insieme che farà il successo del progetto”.
Cucina, living, soggiorno: è vero, come si dice spesso, che sono gli spazi su cui i committenti chiedono il massimo investimento perché sono gli spazi sociali, quelli che rappresentano la vetrina del padrone di casa quando si invitano gli amici?
“Sì. Come dicevo, la voglia di apparire e reggere il confronto con le immagini patinate è tanta, ma la verità è che, con la scomparsa della zona notte, bisogna spiegare ai clienti che quello che i rari ospiti e amici vedranno è tutta casa, non più solamente il salotto (che non funziona più da ‘salotto’) o la sala da pranzo (che non esiste più come un tempo) o il bagno degli ospiti (che in verità è molto spesso l’unico bagno e non una toilette annessa alla zona giorno)”.
E’ vero che il bagno è ormai un luogo del benessere? Qual è il suo approccio in questo ambiente?
“Sì, è vero. Oggi è l’ambiente che deve trasmettere più emozioni. Per questo suggerisco e inserisco sempre almeno due o tre modalità di illuminazione (per diverse funzioni, momenti della giornata o mood) e prediligo carte da parati rispetto alle piastrelle, ai marmi o alle pitture, perché riescono a trasmettere emozioni più semplici e più forti. Spazio permettendo, inoltre, non manca mai la richiesta di qualche accessorio dedicato a soddisfare un momento di relax a fine (o inizio) giornata, come ad esempio una cascata in doccia, ugelli speciali o micro impianti Spa da sauna o bagno turco”.
Cabina armadio o armadio?
“Un armadio è più capiente di una cabina ed è più facile da tenere ordinato (o quanto meno farlo sembrare tale). Se sorvoliamo sulla questione polvere, l’armadio non ha rivali. Meno bello, ma più facile da prevedere nella maggior parte dei casi”.
L’ottimizzazione dello spazio: quanto incide sulle scelte di progettazione e quanto invece non deriva da tutto il resto?
“Io sono spesso più pratico dei miei clienti. Non voglio sentirmi fischiare le orecchie perché non hanno spazio dove stirare o stendere la biancheria, o non trovano il modo di riporre le valigie o l’albero di Natale. Questo vuol dire ingegnarsi per trovare soluzioni innovative, diverse, fantasiose e non necessariamente canoniche”.
Lo stile: quando entra nella progettazione? Da subito? Come sottopone le idee ai clienti?
“Subito. Ed è un imprinting fortissimo. Ultimamente, preferisco puntare su un forte shock iniziale. Quando l’occasione lo permette, un render completo che va ben oltre quello di cui si è parlato nei primi incontri con i clienti fissa subito alcune idee e stili che spesso, dopo lunghi e tortuosi ragionamenti, riaffiorano come i migliori. Le moodboard le preferisco come strumento quando mi confronto con un pubblico business meno guidato dalla passione tipica di chi sta chiedendo un progetto per la propria abitazione”.
E la questione energetica? Come armonizza questo aspetto essenziale con l’esigenza di spazio e stile?
“Questa è la vera battaglia del 2020. Le soluzioni energeticamente efficienti, interessanti, funzionali e allo stesso tempo capaci di non rovinare un progetto studiato con tanta pazienza, ricco di stile e dettagli esistono, ma costano oggi più di quello che siamo disposti a spendere. Per fortuna la differenza è visibile e ben argomentabile e spesso, con pazienza e spiegazioni tecniche, si riescono a utilizzare anche sistemi nuovi ed efficienti”.