di Denise Frigerio.
Si sente sempre più spesso parlare di spazi di coworking, di lavoro da casa, di telelavoro, di lavoro smart – o smart working che dir si voglia -, di ambienti che siano esteticamente belli ed eticamente “equi”, che siano stimolanti e pensati ‘a misura’ di uomo. Già, perché se è vero che l’estetica non è la base portante del lavoro, è però anche vero quanto un luogo piacevole sia fondamentale per migliorare la qualità di vita e la creatività.
Se poi il luogo è un ufficio dove passiamo la maggior parte del nostro tempo, ancora di più. Ed è proprio cercando qualcosa che unisse, estetica, ergonomia ed etica che ci siamo imbattuti in Alki , per la prima volta a Maison & Objet di Parigi e ora anche all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano.
L’ufficio Igeldo, nei Paesi Baschi, interamente arredato da Alki con pezzi delle collezioni Egon, Heldo, Landa, sistemi da muro Zutik e poltrona Lasai
La memoria del passato
La sede di Alki è a Itsasu, un piccolo villaggio a nord dei Paesi Baschi, nel mezzo dei Pirenei francesi. Qui, un gruppo di cinque amici decide di fondare una piccola fabbrica di sedie, che in realtà è anche una cooperativa etica e che, soprattutto, fa oggetti meravigliosi.
La cosa davvero bella (e incredibile) è che la creazione di ogni pezzo si basa su una serie di valori, che non sono una mera dichiarazione di intenti, ma una parte fondamentale dell’azienda. Alki utilizza infatti la memoria del passato come punto di aggregazione per creare pezzi attuali e che diano forma alla loro identità in un mix di tradizione ancestrale e moderna tecnologia, in tutto declinato in uno stile assolutamente contemporaneo.
Mensole Landa in rovere e tessuto, design Samuel Accoceberry
Il lato etico del design
L’attività di Alki vede la luce nel 1981, e porta in una zona assolutamente poco industrializzata, un nuovo modo di vivere l’industria, a metà fra artigianato e produzione industriale. Alki non è semplicemente un produttore di oggetti, è una filosofia di vita.
Esiste infatti anche un chiaro statuto dell’azienda, che è parte integrante della produzione e ne detta modi e tempi. Il core business sono sedie, sgabelli, tavoli, poltrone, sedute da ufficio, tutte pensate in maniera ergonomica, realizzati in legno con linee essenziali, e con un unico e speciale obiettivo: la relazione fra oggetto e persona.
Uno scorcio del ristorante Hernialde, nei Paesi Baschi, con arredi Alki.
Pouf, poltrone e divani Egon, design Iratzoki Lizaso.
L’estremo piacere che deriva dall’utilizzarlo è ciò che rende speciale la sua creazione. Ne nascono così ambienti pieni di luce, come l’ultima collezione, Egon, dove linearità e pulizia delle linee uniscono la morbidezza delle forme curve all’essenzialità del design scandinavo e dell’estetica giapponese.
Disegnata da Iratzoki e Lizaso, è composta da elementi differenti (pouf, poltrone e divani) con un sistema modulare perfetto per la zona living ma anche per uffici e spazi in co-working.
Perché è proprio agli ambienti di lavoro che Alki dedica una particolare attenzione, come il tavolo Heldu, design Jean Louis Iratzoki, un vero e proprio inno all’ordine, con la possibilità di avere un funzionale piano allungabile. Gioca invece sul lato materico del design la mensola Landa in rovere con retro in multistrato rivestito in tessuto, pelle ed ecopelle, ideato dal designer Samuel Accoceberry. Strepitosi da vedere, belli da riempire e, come tutti i pezzi di Alki, eticamente ineccepibili.
All’interno dell’esposizione di Ficoba, a Irun, sempre nei Paesi Baschi, le sedie da ufficio Kuskoa Bi
Tavolo e panca della collezione Kea, design Itatozi Lizaso, in casa privata. La collezione comprende anche i tavolini da caffé.
Nell’immagine di copertina, tavolo da lavoro, Heldu, in rovere con piano allungabile. Disponibile anche nella variante con piano in laminato.