tavola accessori porcellana

Paese che vai, tavola che trovi – parola di Pierluigi Sgarabotto

Diamo sempre per scontato che siano le donne a occuparsi della casa e della tavola. Sbagliato. Talvolta può capitare che, nella coppia, sia lui l’esperto di mise en place e di ceramiche per la tavola, soprattutto se è stato per tre anni e mezzo l’amministratore delegato e country manager di una delle aziende leader del settore dinnerware e tableware come Villeroy & Boch. Di chi sto parlando? Pierluigi Sgarabotto, da poco ha lasciato il brand tedesco per una nuova esperienza – che scoprirete leggendo – e quando si parla di tavola, ha le idee molto chiare.

Dopo i tre anni trascorsi in Villeroy & Boch Italia, lei si sarà fatto un’idea precisa di questo settore che, a suo parere, sta attraversando un momento di crisi o, al contrario, assistiamo a una seconda giovinezza?
“Questo è un settore che non ha mai perso appeal nei confronti del consumatore finale. E’ solo cambiato il modo in cui l’end user percepisce il valore del prodotto tavola stesso. La distribuzione più tradizionale è rimasta ancorata al fenomeno della lista nozze. Peccato che negli ultimi 10 anni il numero di matrimoni si sia più che dimezzato e che la società abbia modificato profondamente la sua struttura, anche per merito della crisi. Il consumatore moderno vuole capire come il prodotto tavola possa migliorare la qualità della vita, a livello quotidiano. E’ importante quindi emozionare il cliente finale contestualizzando il tableware sulla quotidianità. L’arte della tavola è lifestyle, mood, status! Anche oggi, da neo amministratore delegato di Duravit Italia, non posso che ribadire l’importanza di emozionare. Le persone ci ricordano per come si sono sentite con noi, non per quello che hanno imparato, ammirato o apprezzato dal punto di vista tecnico e funzionale di un oggetto”.

Tornando un momento a V&B, può quindi delinearci la tipologia di cliente che acquista Villeroy&Boch?
“A livello internazionale si tratta di un consumatore giovane sui 30/40 anni, sia uomo che donna, attento ai trend e ad esibire il suo lifestyle. A livello italiano, anche per demeriti di un settore che è stato sempre troppo autoreferenziale e chiuso al cambiamento, il consumatore è affluent, tradizionale, principalmente femminile e con un’età media decisamente più avanzata”.

Adesso veniamo a lei, qual è il suo rapporto con la tavola? Crede sia esclusivo dominio del mondo femminile o anche l’impronta maschile ha il suo peso?
“Quando invito amici a casa, mi piace stupirli. Ricordo, non appena entrato in V&B, di aver organizzato una cena servendo la prima portata con una zuppiera super-tradizionale, in mezzo ad un servizio dalla forma molto innovativa. L’effetto è stato fantastico. La zuppiera è diventato un talking piece, un pezzo vintage, in particolare per le amiche di mia moglie, italiane. In Italia il mondo tavola è ancora molto femminile. Mi piacciono poi le situazioni in cui un aperitivo, allungato, si trasforma in una cena improvvisata. Quando il piacere di stare assieme fa sì che le persone scelgano di prolungare il tempo che passano riunite. In quelle occasioni, creare una tavola originale ed eclettica, consente di dare sfogo alla propria creatività e a rendere unica ogni cena”.

La tavola ben apparecchiata per lei qual è?
“Non esiste una regola. La tavola ben apparecchiata è quella dove si percepisce il tocco personale di che l’ha realizzata e l’attenzione al dettaglio. Non ha senso fare riferimento ad archetipi creati quando la società aveva abitudini differenti”.

Qual è il particolare che nota subito in una tavola quando è invitato a cena o a una colazione di lavoro?
“Come dicevo prima, l’attenzione al dettaglio. Un oggetto particolare, una porcellana di pregio, i colori ben abbinati”.

Una colazione di lavoro è, secondo la sua esperienza, il luogo strategico per parlare di lavoro oppure il momento in cui si è seduti e si mangia e basta?
“Dipende da dove ci si trova. In molte culture è la situazione ideale. Ci si rilassa, si riducono le distanze, si diventa più disponibili e aperti, ci si ascolta di più. Non chieda però a un nordico di parlare di business a pranzo”.

Le è mai capitato di stringere proprio a tavola un “buon affare”?
“Direi molto spesso. In Italia nella maggioranza dei casi. Ecco perché per chi fa il mio lavoro è molto difficile mantenere la linea”.

Italiani e stranieri hanno lo stesso modo di apparecchiare o qualcuno ci mette più/meno attenzione?
“Per quanto riguarda la tavola nello specifico, i francesi sono più eleganti, i tedeschi più barocchi e sfarzosi, i nordici molto essenziali. Nei paesi dell’est Europa e del Medio Oriente, le tavole sono più preziose e in Cina e negli Stati Uniti, molto funzionali”.

Se le dico che avrà i suoi suoceri a cena, dove farà sedere sua suocera? A capotavola o accanto a lei?
“Mia suocera sicuramente vicino a me. E’ una persona appassionata per l’arte della tavola, molto brava in cucina e apprezza il vino buono. Noi Italiani amiamo parlare di cibo a tavola, cosa che per esempio in altri paesi non fanno. A capotavola, mia moglie da una parte e mio suocero dall’altra, a gestire il vino di cui è un grandissimo intenditore”.

Ci parli della sua nuova avventura.
“Dal primo novembre sono il nuovo amministratore delegato di Duravit Italia. Un’azienda che ho amato da subito perché ha saputo esaltare il design dei suoi prodotti collaborando con i più famosi nomi del design internazionale: da Starck a Sieger design, da Matteo Thun a EOOS e molti altri. Il risultato di questo processo? Un’azienda che ha spinto la tecnologia a livelli impensati con l’obbiettivo di assecondare la creatività di diversi designer. Tecnologia che ha consentito un continuous improvement della qualità, della sostenibilità e della massima possibilità di personalizzazione dei prodotti. All’interno dell’azienda tutti ascoltano tutti, a qualsiasi livello. Un modo estremamente attuale di gestire le organizzazioni e il business”.

Sotto Pierluigi Sgarabotto con Filippa Lagerbäck testimonial a un evento V&B

villeroy e boch pierluigi sgarabotto

Nell’immagine di copertina, mise en place by Villeroy & Boch

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