di Laura Tasso.
Le pentole di coccio hanno origini molto antiche – già le usavano greci e romani – e godono attualmente di nuova popolarità grazie alla tendenza attuale a cuocere con pochi grassi o, possibilmente, senza.
Oggi parliamo di una pentola di terracotta porosa, con un coperchio dalla chiusura perfetta, conosciuta con il nome di diable – diavolo in francese –, tipica della Charente, la regione nella fascia occidentale della Francia centrale. Il nome deriva probabilmente dal fatto che, in passato, veniva posta su uno strato di carbonella ardente.
Permette di cuocere senza aggiunta di condimenti o grassi, semplicemente condensando sul coperchio l’umidità. Il consiglio, infatti, è quello di non aprire mai la pentola, ma di scrollarla di tanto in tanto per assicurare una cottura uniforme. È anche possibile utilizzarla nel forno tradizionale e, in questo caso, va immersa nell’acqua per circa un’ora affinché possa assorbire l’umidità necessaria a generare il vapore.
Il diable viene utilizzato generalmente per cuocere le patate con la buccia – che assumono il sapore di quelle cotte nella brace – oppure le castagne, ma ormai molte persone lo usano per ogni genere di verdure, intere o a pezzi.
Pur essendo diffusa ovunque con nomi diversi, dalla patatiera italiana alla Kartoffelfeuer tedesca, ci piaceva troppo l’idea di un diavoletto che si mette ai fornelli.
L’approccio lento ed ecologico di questo genere di cottura viene completato, volendo, dalla cosiddetta «marmitta norvegese» una sorta di slow cooker fai-da-te.
Basta prendere una grande scatola di legno con coperchio, oppure un cesto, rivestirla internamente di vecchie coperte o stracci per riempire gli spazi vuoti e inserirvi la pentola di terracotta dopo cinque minuti di ebollizione. Si chiude il coperchio della scatola e, voilà, la cottura prosegue senza consumare energia! Qualche ora dopo la vostra pietanza sarà pronta!
Bon appetit!