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"C" come coltello

di Laura Tasso.

La storia del coltello si può far risalire al Paleolitico, quando una punta di selce affilata venne legata a un manico di legno. Si rivelò un’invenzione importantissima che veniva utilizzata per tutte le attività quotidiane, dal frazionamento del cibo, alla caccia, dal taglio dei rami per accendere il fuoco alla difesa personale.

A poco a poco divenne un simbolo di potere per guerrieri, sacerdoti e medici, e tale rimase fino alla fine del Medioevo. Anche la tavola, infatti, non veniva apparecchiata con un coltello per ogni commensale, ma il cibo veniva già portato in tavola tagliato dai servi, poi ciascuno, in assenza di forchette, infilzava le vivande con il proprio coltello personale.

Nel 1244 è documentata a Firenze un’industria di coltelli, industria che in Italia acquisì poi grande splendore nel Rinascimento con i laboratori del Ducato di Milano e della Repubblica di Venezia.

Nel 1639 cominciò una produzione destinata esclusivamente all’uso da tavola, ancora con l’estremità aguzza per poter essere usato come stuzzicadenti. Solo nel XVIII secolo i coltelli cominciarono a essere forgiati come posateria con manici realizzati in materiali diversi come legno, argento, osso, avorio, smalto, spesso decorato con scene o stemmi.

La Rivoluzione industriale ebbe una notevole influenza anche sui coltelli, che cominciarono ad avere la punta arrotondata per l’uso da tavola e  a differenziarsi per il pesce o la frutta. Il maggior centro di produzione divenne la città inglese di Sheffield.

Nel 1914, con la nascita dell’acciaio inossidabile, fu possibile realizzare lama e manico in un solo pezzo. Era nato il coltello moderno.

 

Curiosità

Le regole di galateo per l’uso del coltello sono state dettate da Monsignor Della Casa già  nel 1558: il coltello andava alla destra del piatto, con la parte tagliente verso l’interno, non si doveva utilizzare per portare il cibo alla bocca e andava porto ad altri tenendolo per la lama.

Alcune culture orientali, per esempio quella cinese e quella giapponese, hanno abolito da tempo il coltello a tavola considerandolo un’arma e non un oggetto destinato alla convivialità.

Il grande fotografo Henri Cartier-Bresson non andava mai in giro senza un coltello in tasca, il suo amato Opinel, e ne possedeva una vera e propria collezione. Lo utilizzava per tutto, a volte anche per minacciare le persone che lo infastidivano, visto che non aveva un carattere conciliante. Quando il suo amico e biografo Assouline gli chiese il motivo di questa abitudine, la risposta lapidaria di Cartier-Bresson fu: “Ha mai provato a sbucciare una mela con una Leica?”

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