Un duo tutto al femminile che fa del colore nell’interior design la sua cifra stilistica. Con un motto: il colore va scelto con la pancia!
Se dovessero descriversi in tre parole, si definirebbero “pazienti, entusiaste e tenaci”. Colleghe dai tempi dell’università, le loro strade si sono divise per un periodo per poi riunirsi. Da quel momento, Marta Cammarano e Alessandra Cappelletti non si sono più separate e dalla loro sinergie, umana e creativa, è nato lo studio d’architettura Officine Norma, con sede a Roma, nel borghetto Portuense 201.
Il primo progetto condiviso è stato uno studio medico (quello dei genitori di Marta, perché come quasi sempre accade, la professione la si comincia dal giro parentale per farsi le ossa). Dei loro interventi dicono “ognuno di essi ci ha regalato una gioia, seppur piccola”.
Marta Cammarano e Alessandra Cappelletti (photo by Francesca Maiolino)
Alessandra e Marta, alias Officine Norma, come mai avete scelto questo nome?
Ci piaceva l’idea di un nome composto. ‘Officine’ rimanda a quell’idea di laboratorio, di produzione artigianale, di contenitore creativo dove accadono cose, mentre ‘Norma’ è sia il concetto della misura da seguire che un nome femminile, a sottolineare che siamo due architetti donna.
La maggior parte delle vostre realizzazioni di interior riguardano lo spazio domestico, con incursioni nel mondo della ristorazione. Com’è il vostro approccio al progetto? I vostri ruoli sono definiti o perfettamente sovrapponibili?
Affrontiamo sempre i problemi insieme. I ruoli sono divisi ma in totale condivisione. La parte progettuale è quella che ci unisce, lo stile che diamo ai progetti è comune ma ognuna ha modo di esprimere e seguire le sue attitudini personali, d’altronde ormai conosciamo i reciproci punti di forza e di debolezza. La nostra poetica si basa sulla sperimentazione, sulla ricerca di nuove spazialità, forme e colori, in grado di emozionare chi poi quegli ambienti li vivrà. Il nostro obiettivo? Fornire al cliente una soluzione unica, cucita addosso, pensando allo spazio come ad un abito su misura.
Casa di Marta e Paolo Della Vittoria 2018
Veniamo al punto: il colore, grande protagonista dei vostri progetti. In qualche modo è una costante, che non manca mai, pur variando di volta in volta per sfumatura che per possibilità estetica, qualche esempio?
Quello che bisogna instaurare è un rapporto di fiducia con il cliente, bisogna scegliersi. Talvolta ci troviamo di fronte a committenti – che noi definiamo affettuosamente “bianchi” – che non sono abituati all’idea che la loro casa possa essere una tela su cui lavorare. E divertirsi. Magari hanno sempre abitato in ambienti neutri, dalle pareti bianche appunto, e devono compiere con noi un salto nel vuoto.
Le persone sono disposte a farlo, affidandosi, se si è instaurato un rapporto di fiducia profonda con il progettista e con le sue indicazioni. Non tutti hanno, infatti, la capacità di immaginare gli ambienti come saranno. Il colore ha questo potere incredibile, è capace di cambiare completamente la percezione che si ha di uno spazio e le sue proporzioni. Ecco perché la sua scelta è cruciale e noi progettisti dobbiamo avere grande capacità interpretativa nel tradurre pure sensazioni in scelte cromatiche.
Casa di Marta e Paolo Della Vittoria 2018
Casa di Marta e Paolo Della Vittoria 2018
Esistono delle regole da seguire quando si propone alla committenza di affidarsi al colore per dare maggiore accento a certi spazi? Tre consigli da seguire?
Regole precise non ce ne sono, in realtà. Con il colore occorre un approccio delicato. Potremmo fare un paragone: trovare la giusta tonalità, per noi, equivale a dire bersi il cocktail preferito, quello che non stufa mai. Nulla come il colore rappresenta, infatti, una combinazione di sapori e gusti personali. I nostri consigli sono:
1. spalancare gli occhi e osservare il mondo intorno, emozionarsi e soffermarsi sulle sensazioni che quello spazio ti provoca,
2. lasciarsi stupire,
3. non abbiate paura: il colore non è per sempre! Basta poco – sia in termini di costo che di tempo – per cambiare tutto, e ricominciare.
Casa di Marta e Paolo Della Vittoria 2018
A proposito di questo, qual è l’ambiente della casa che richiede maggiore cura?
La cucina, sia che sia aperta sul living che chiusa in uno spazio separato. Resta lo spazio di condivisione per eccellenza dei nuclei familiari, ecco perché va trattata con particolare cura, un mix ben bilanciato di estetica e funzionalità.
Casa di Andrea Ostia 2020
Casa di Andrea Ostia 2020
Quali sono le tonalità che ricorrono maggiormente nei vostri lavori?
Alcuni colori si prestano meglio di altri per la decorazione d’interni. Diciamo che certi toni di verde, di terracotta, di blu e grigio li amiamo particolarmente.
A sinistra, casa vacanze ostiense 2019 (terracotta). A destra, Casa di Andrea Ostia 2020 (verde)
A sinistra, Casa di Marta e Paolo Della Vittoria 2018 (blu). A destra casa vacanze ostiense 2019 (grigio)
Veniamo ai materiali. Come scegliete le finiture da proporre? Quali sono le vostre fonti di ispirazione?
Partiamo da un presupposto: a noi piacciono i materiali veri, meglio se naturali. Ci piace il legno, non il gres effetto legno, per intenderci. O le cementine artigianali, non le lastre industriali. Ecco perché per ogni progetto pensiamo materiali ad hoc, con pose ad hoc.
Amiamo particolarmente l’interior design francese, che oggi ha raggiunto un compromesso nella decorazione, né minimalista né massimalista. Il segreto è, ovviamente, metterci quotidianamente passione, e tanta pazienza. Ma, soprattutto, circondarsi di collaboratori e maestranze capaci che facciano squadra e tengano sempre alto il livello qualitativo delle realizzazioni (la buona riuscita di un progetto si gioca proprio sui dettagli e su come vengono non solo pensati ma anche realizzati).
Casa vacanze ostiense 2019
Nell’immagine di copertina, Casa di Andrea Ostia 2020
Tutte le foto sono di Francesca Maiolino