di Sebastiano Tonelli.
“Una sedia, senza aggettivi” così lo stesso Gio Ponti definiva la sua Superleggera per Cassina, icona ed espressione della cultura artigianale milanese che quest’anno compie i 60 anni. Nata con l’intento di reinterpretare la sedia di Chiavari, l’archetipo della sedia italiana impagliata, è una sintesi perfetta fra tecnologia, innovazione ed essenzialità, frutto di ben otto anni di studio per arrivare al prototipo finale e alla sua messa in produzione nel 1957. La sezione triangolare della struttura è di soli 18 millimetri e nonostante pesi appena 1,700 grammi, la sedia è molto robusta, grazie alla scelta di materiali naturali leggeri e ai precisi studi sugli incastri. La leggenda vuole che lo stesso Cesare Cassina, incredulo sul fatto che una sedia così esile e leggera potesse essere anche resistente, la lanciò in aria nel cortile dell’azienda, rimanendo di stucco nel vederla rimbalzare e non frantumarsi.
Il progetto si inserisce perfettamente nel suo contesto storico, quello del dopoguerra, dove la volontà di Ponti era quella di progettare una sedia solida e semplice ma soprattutto tagliare i costi di produzione e di vendita, in modo tale da poter essere facilmente acquistabile dalle famiglie italiane. Interessanti ed inedite per quell’epoca sono state anche le curiose campagne pubblicitarie che facevano leva sulla sua incredibile leggerezza. Basti pensare all’ormai iconica figura del bambino che alza la sedia con un solo dito, una comunicazione semplice ma incisiva che l’ha fatta entrare in modo simpatico nella cultura italiana.
Un prodotto long-seller, ininterrottamente in produzione dal 1957, viene identificata come uno degli oggetti di disegno industriale più influenti della storia del design italiano, immortalata e diventata parte delle collezioni permanenti di molti musei del mondo.
Il prezzo da pagare nel diventare un’icona, però, è quello di andare oltre alla sua fruizione, contro a quello per cui è stata progettata, acquistata oggi perlopiù per ciò che rappresenta. Lo stesso Ponti sarebbe sconcertato nel vedere la sua Superleggera come pezzo da collezione, venduta ad un prezzo decisamente elevato e quindi non più accessibile “al popolo” per la quale è stata originalmente ideata. Dall’uscita sul mercato, la sedia ha mantenuto invariati i materiali e la sua produzione, tuttora realizzata nel reparto falegnameria di Cassina a Meda, dove il legno è lavorato con l’aiuto dei moderni e sofisticati macchinari ma rifinito con l’abile tattoo e maestria degli artigiani.
Accanto al modello classico in Frassino naturale o laccato e il sedile in canna d’India, nel corso degli anni si è rinnovata con l’introduzione del sedile in pelle colorata o tessuti sfoderabili, fino ad arrivare alla limited edition del 2017 per i suoi 60 anni, avvalendosi della collaborazione dell’artista olandese Bertjan Pot. La struttura diventa rossa e la seduta foderata con il tessuto Boxblocks, progettato nel 2016 dall’artista stesso esclusivamente per Cassina, con il quale ha regalato un’interpretazione contemporanea anche ad un’altra icona di Cassina: la poltrona Utrecht di Gerrit T. Rietveld.