Preservare l’ambiente, questo deve essere l’impegno – per tutti noi – per il nuovo anno e non solo perché il 2017 è stato dichiarato dall’Onu anno internazionale del turismo sostenibile e perché l’ambiente rientra nei tre pilastri della sostenibilità (economica, sociale e ambientale), ma perché è nostro dovere difendere il nostro già precario ecosistema.
Anche noi, nel nostro piccolo, da semplici cittadini possiamo contribuire limitando gli sprechi nelle nostre case, come? Lo abbiamo chiesto a Luca Mercalli – noto climatologo, divulgatore scientifico e presidente della Società Meteorologica Italiana.
“Per prima cosa bisogna ridurre gli sprechi. La nostra società spreca energia, oggetti, lo vediamo dalla quantità di rifiuti che produciamo, 500 kg di rifiuti pro-capite all’anno per un italiano, lo vediamo nello spreco nei trasporti, da quanto consuma la nostra macchina, pensiamo a quanti viaggi inutili facciamo e lo vediamo infine nello spreco tra le mura di casa. Il parco edilizio italiano è vecchio ed è stato fatto in tempi dove l’attenzione al risparmio energetico era molto scarsa o non c’era la tecnologia. Le nostre case sono una delle maggiori fonti di spreco energetico ma anche di bolletta salata. Quindi agire sull’ambiente non è soltanto un aspetto etico, un favore che io faccio ai nostri figli e nipoti, ma un favore che faccio immediatamente a me stesso perché l’energia costa”.
“Isolare la casa e cambiare modalità di riscaldamento è un investimento che ritorna e ritorna sicuro, a differenza di tanti altri che magari ti fanno anche fallire e perdere il tuo denaro. La casa è un contenitore che è isolato dall’ambiente esterno da muri, tetto e finestre. Isolare le finestre è la prima cosa che tutti possono fare anche in un condominio, anche in un luogo d’affitto perché le finestre si sganciano facilmente e si sostituiscono. Più difficile il cappotto, è già un’attività più complessa perché prevede di incollare sull’esterno della casa dei pannelli isolanti di polistirolo, di canapa o di fibra di legno che quindi devono essere fatti con un’accurata progettazione perché spesso la facciata può anche essere storica o può avere dei fregi, quindi il cappotto io lo considererei, salvo in un alcune case molto lineari semplici piatte, come l’ultimo intervento da fare”.
“Invece investirei molto sul solaio o sul tetto perché dal tetto esce una bella fetta (circa un 20% del caldo della casa) e lì è facile. L’ultimo piano, pure se mansardato, e il tetto stesso devono essere isolati con una bella ventina di centimetri di materiale. Gli isolamenti devono essere però fatti da personale competente, il fai da te crea errori. Quindi occorre convincersi che bisogna affidarsi a un progettista perché ogni casa è diversa, è come un corpo umano, necessita di una cura specifica, e non tutti devono prendere lo stesso numero di pastiglie quando vanno dal medico anche se la malattia è la stessa. Quindi devi avere il “medico della casa” che verifica di quale materiale sono fatti i muri, di quale epoca è la casa, come è fatta la soletta, le caratteristiche del clima locale con i dati meteorologici e, in base a questo, progetta la soluzione migliore che dipende da spessori e materiali, finalmente fa il progetto e solo allora la ditta incaricata di fare il lavoro lo esegue. Può essere un architetto, un ingegnere o un termotecnico e può essere forse anche un geometra, se preparato su questo argomento. L’ideale è l’ingegnere perché questo è un classico lavoro da ingegneri, bisogna calcolare le proprietà dei materiali e la quantità di energia che prima e dopo risparmia la casa”.
“In base a quel conto si valutano i costi e si valuta anche il rientro economico. Io devo sapere quanto combustibile risparmio se faccio un certo lavoro così posso fare delle scelte e decidere dove mi conviene mettere prima i soldi, nel tetto o nelle finestre. Le finestre costano dieci ma ti fanno risparmiare due, il tetto costa dodici ma ti fa risparmiare cinque, dove è meglio? Forse il tetto, è vero che pago due di più ma ottengo un ritorno maggiore. Queste cose non le puoi fare con il fai da te, le deve fare il fisico, il tecnico, l’ingegnere e anche l’architetto purchè preparato in bioedilizia. A questo punto quando hai fatto gli interventi di isolamento della casa, quelli possibili, in genere almeno le finestre e il solaio o il tetto, puoi cominciare a pensare come cambiare la fonte del riscaldamento“.
“In genere il primo passaggio è la sostituzione delle vecchie caldaie a combustione normale con quelle a condensazione. La caldaia a condensazione lavora a temperature più basse e recupera una parte maggiore di calore che negli impianti di vecchia generazione se ne andava dispersa nei fumi, però usa sempre gas e il gas produce effetto serra perché è gas fossile. Se vogliamo uscire dal gas, la progettazione migliore oggi è quella dei riscaldamenti che non usano fiamma, cioè le pompe di calore che vanno a elettricità, e la cosa migliore è cercare di produrre elettricità il più possibile con le energie rinnovabili. Quindi se la casa è indipendente è molto facile, installo pannelli fotovoltaici sul tetto, collettori termici per l’acqua calda, la pompa di calore lavora in accoppiamento con i pannelli, anche ad acqua, usa l’elettricità dei pannelli fotovoltaici ma usa anche un po’ di acqua calda almeno quando c’è il sole. Bisogna ricordarsi che in Italia ci sono circa 70/80 giornate all’anno di pioggia ma questo vuol dire che ce ne sono circa 300 di sole ed è su quelle 300 che si realizza il risparmio economico e quello di CO2 a effetto serra”.
“A questo punto la pompa di calore può essere montata con due modalità, una se si ristruttura la casa a fondo, si fa il riscaldamento a pavimento. Si rifà tutto, riscaldamento radiante, molto comodo lavora a 30° e dà una bella impressione di caldo che arriva dal basso. Se uno non vuole rifare i pavimenti bisogna allora ampliare la superficie radiante, e questo si fa in genere con dei radiatori più grandi quelli a piastra che magari arrivano sul soffitto, perché devi semplicemente aumentare la superficie. Se hai una casa dove non vuoi o non puoi cambiare i radiatori si può anche usare quelli tradizionali purchè da un lato si facciano funzionare a temperature più basse, non a 60/70 gradi, ma a 40. Poichè se funzionano a temperature più basse scaldano di meno, ecco però che devo aver fatto l’isolamento termico, per trattenere più calore all’interno”.
“Poi ci sono delle pompe di calore che riescono ad avere un buon risultato anche a temperature un po’ più alte di quelle del pavimento. Sono di nuova generazione, bisogna informarsi, si chiamano a doppio stadio. Cioè si fanno due salti termici, una prima pompa di calore, con un tipo di gas tecnico, fa il primo salto dalla temperatura esterna a circa 30 gradi, una seconda pompa aumenta da 30 a 50° e c’è sempre un buon risparmio. A questo punto il grosso del lavoro è fatto. Infine, si esigono le fatture certificate dagli installatori, si compila il modulo dell’Enea, si mandano i dati della casa e dell’impianto, e in dieci anni si detrae il 65% delle spese sostenute dalla propria dichiarazione dei redditi. Nel frattempo si guadagna con minor gasolio e minor gas usato, e alla fine ci guadagna anche l’ambiente!”
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