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Constance Guisset – la libellula del design

di Evi Mibelli.

“Abbiamo bisogno di dolcezza, di empatia, di uno sguardo morbido sulle cose. Io cerco una nuova gentilezza”.

È una storia singolare quella di Constance Guisset. Una personalità atipica, cominciando dalla sua formazione. Nasce il 25 Novembre del 1976 a Neuilly sur la Seine ed è, fin da piccola, uno spirito libero, capace di evadere con la fantasia dalla quotidianità familiare e dalle regole che la scuola impone. Di una cosa è stata consapevole fin da subito grazie a un nonno bricoleur e inventore: il piacere di creare con le mani, sperimentare ed esplorare mondi immaginari.

Passano gli anni e nel frattempo si laurea in Economia e Commercio presso l’ESSEC Business School, nel 1997, per poi specializzarsi in Scienze Politiche all’IEP, nel 2001 a Parigi. Un inizio carriera nel campo dell’amministrazione e della gestione aziendale. Niente di più lontano dal design e dalla creatività. Dov’è finita quella mente avventurosa dell’infanzia? La svolta avverrà con l’iscrizione all’ENSCI – École Nationale Supérieure de Création Industrielle di Parigi, nel 2007.

Lampada a sospensione Vertigo, 2010, per Petite Friture. Photo © Constance Guisset Studio
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A 27 anni, finalmente, da voce ai suoi talenti dormienti, recupera sua insaziabile curiosità per l’arte, la scenografia, le mostre, il teatro, la cultura del buon vivere, l’architettura, gli oggetti d’uso quotidiano venati di levità e humor. Un’anima eclettica nel senso più autentico del termine, affascinata dal movimento, dall’audacia delle idee, dalla dimensione onirica e dall’inatteso che genera stupore e meraviglia.

A darmi la certezza che questa sarebbe stata la mia nuova vita, fu il mio insegnante di design quando davanti ai progetti che gli sottoponevo sorrideva divertito. Ho sempre pensato che bisogna circondarsi di leggerezza e ironia per vivere in pace con il mondo”.

Divano Nubilo per Petite Friture, 2014. Photo © Constance Guisset Studio
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Dal 2003 al 2009 sarà direttrice amministrativa dello studio dei fratelli Ronan ed Erwan Bouroullec, astri del design internazionale d’oltralpe, esperienza che le fornirà basi formative solide e competenze indispensabili per il futuro. Nel 2009 fonda il suo studio multidisciplinare. E si avvia, passo dopo passo, al successo in ogni ambito che decide di esplorare: design, architettura, installazioni, scenografia.

Scenografia per il balletto Les Nuits del coreografo Angelin Preljocaj, 2013. Photo © Jean Claude Carbonne
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All’inizio della sua carriera, Constance Guisset collabora con il coreografo e ballerino francese Angelin Preljocaj (sodalizio che proseguirà negli anni). Un’occasione che la porta a lavorare con la luce e il movimento, elementi fondamentali della sua ricerca creativa. La sua idea di progetto, di design, si concretizza in una magica sintesi di ergonomia, leggerezza, sorpresa, dinamismo.

Lo testimoniano i suoi iconici progetti come la notissima lampada a sospensione Vertigo, i tavoli della serie Francis o il divano Nubilo (per Petite Friture). E a proposito della sospensione Vertigo, presentata come progetto di laurea, è bene ricordare come fu rifiutata da diversi produttori perché considerata troppo audace. È solo grazie ad Amelie du Passage, fondatrice di Petite Friture, che ne coglie la frizzante genialità, che andrà in produzione.

Mostra personale ACTIO al Museo delle Arti decorative di Parigi, 2017. Photo © Constance Guisset Studio.
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Pensando alle possibili fonti di ispirazione del suo lavoro, il rimando alla geniale semplicità di un Bruno Munari o all’elegante ironia di un Achille Castiglioni, viene spontaneo. Ed è così, infatti:

Ne ho sempre ammirato il rigore, lo humor, la poesia. Sono lavori, i loro, che restano eterni perché sono un inno alla libertà e all’immaginazione. Soprattutto hanno la magia dello sguardo curioso dei bambini. Il che non significa infantile, tutt’altro. Castiglioni diceva che gli oggetti devono saper far sorridere”.

È il movimento che definisce lo spazio, sostiene Constance Guisset. Gli oggetti devono essere mobili nella loro funzione, così come lo è il corpo e la personalità di chi si relaziona con loro. Nulla è statico, tutto si muove. Anche l’aria. Il suo interesse maniacale per meccanismi e dettagli costruttivi è il tributo di rigore che le permette di cancellare dalla forma ogni rigidità.

Tutto il mio lavoro è un mix di fantasia e razionalità. Spesso mi hanno chiesto se mi senta più artista o designer. Non saprei. Diciamo che pratico entrambi i mondi ma, a onor del vero, credo che il design sia più vicino al mio bisogno di tecnologia e di tecnica. Sono legata all’ergonomia senza però rinunciare alla fantasia. Desidero che le cose siano davvero utili ma attraversati da un tocco di innocente follia”.

Villa Medici/Accademia di Francia, Roma, 2025. Stanza da letto Stratus Surprisus. Photo © Constance Guisset Studio, Daniele Molajoli
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Basta osservare la sua produzione, i suoi allestimenti, le sue architetture. Non esiste banalità, prevedibilità. Entri in un mondo dove sei avvolto da un’atmosfera visionaria, a tratti, fiabesca, avventurosa, sospesa. A titolo di esempio, la scenografia – tra le numerose realizzate negli anni – progettata per il balletto del coreografo Angelin Preliocaj Les Nuits, ispirata a Le mille e una notte, del 2013. Così come l’allestimento per l’esposizione personale Actio, al Museo di Arti decorative di Parigi del 2017.

Ogni volta è sorpresa, è veder volare la bellezza, la gioia, la luce. Non da meno quando esplora l’architettura d’interni confrontandosi con spazi storici come nel caso di Villa Medici, nel 2025, sede dell’Accademia di Francia a Roma. Un edificio del 1576 opera dell’architetto Bartolomeo Ammannati e del pittore Jacopo Zucchi, oggetto dal 2022 – sotto la direzione di Sam Stourdzé -, di un programma di riallestimento dell’accoglienza, con camere che sappiano interpretare, in chiave contemporanea, il concetto di mobilità artistica e sociale.

Un concorso aperto a designer e architetti capaci di lavorare in stretta collaborazione con i professionisti dei mestieri d’arte in Francia e Italia. È così che Constance Guisset si aggiudica la possibilità di riprogettare la camera più piccola – denominata Stratus Surprisus – delle sette da riallestire. L’uso del colore da corpo e decuplica lo spazio, gli arredi su misura ne ampliano le funzionalità. La camera si trasforma in un luogo di sorprese dove la luce è la fonte principale d’ispirazione del progetto.

Rifugio troglodita Suchaillou, Alta Loira, 2024. Photo © Vincent Leroux, Constance Guisset Studio
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Nell’interior design dimostra una abilità formidabile nel gestire lo spazio e nel conferirgli un preciso alfabeto stilistico come ad esempio il ristorante Ernest de La Samaritaine a Parigi (2021) o gli spazi collettivi per Van Cleef & Arpels (dal 2019).

C’è da rovistare nell’immenso archivio di lavori che, in pochi anni, Costance Guisset ha costruito con inesauribile energia. Perché sorprendente è anche il rifugio trogloditico Suchaillou, realizzato nel 2024 nell’Alta Loira, facente parte di un comprensorio turistico e artistico di cammini d’interesse paesaggistico. Ispirato dalla geologia locale, questo piccola caverna di roccia sembra un reperto archeologico, perfettamente integrato nel paesaggio circostante. Praticamente invisibile. Un rifugio pensato per tutti, luogo di sosta e di rigenerazione. Spartano, essenziale, funzionale. Eppure magico.

Realizzato in pietra a secco, costruito con il coinvolgimento di artigiani, carpentieri, giovani studenti e abitanti del luogo. Sul fondo, un gong in pietra permette di sperimentare l’acustica, sopra la porta, un grande oblò in vetro sabbiato, a trasparenza progressiva, che lascia entrare la luce e la vista del cielo. Uno spazio che sembra pensato per viaggiare nel tempo.

Collezione di tavoli Ankara, per Materie Grise, 2014. Photo © Constance Guisset Studio
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Una versatilità che chiede di essere raccontata. Come si accosta al progetto? Come affronta il passaggio dall’idea alla sua realizzazione?

Uso le mani. Ho bisogno di dare forma alle mie idee. Il disegno è un supporto, gli schizzi mi servono per fissare le prime idee. Dopodiché ho bisogno di dare consistenza, volume. Sono più scultorea. Devo analizzare gli oggetti toccandoli, per comprenderne il funzionamento. Poi per me conta tantissimo l’impatto visivo, la forma e, sopra ogni altra cosa, la sua relazione con l’essere umano. Se penso a una sedia o a una poltrona, non m’interessa l’oggetto in sé ma come interpretare l’idea di accoglienza. Perché è quella la sua funzione: accogliere. Ed è un tema che offre tante possibilità di espressione. Mette in campo l’empatia, la gentilezza e il rispetto”.

Constance Guisset negli anni colleziona premi prestigiosi come il Grand Prix du Design de la Ville de Paris nel 2008 e nel 2010 viene nominata tra i «dieci designer dell’anno» a Maison&Objet. Sigla collaborazioni importanti con aziende francesi e italiane del design (vedi Moustache, Petite Friture, Zanotta, Tectona, LaCie, Molteni&C, La Cividina), partecipa a mostre e allestimenti nelle principali Design Week internazionali (Milano in particolare) e molti suoi oggetti fanno parte di numerose collezioni museali, tra cui il Centre Pompidou. Il suo mondo è poesia, è veloce, è cangiante. È prezioso come la leggiadra bellezza di una libellula.

Ristorante La Samaritaine, Parigi, 2021. Photo © Vincent Leroux, Constance Guisset Studio
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In copertina, Constance Guisset. Photo © sito Theatre des Champs Elysées

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