Un viaggio nel design in una delle città più suggestive d’Italia: così potremmo definire la Genova Design Week 2025, di cui sono stata ospite per un giorno. La manifestazione, ideata e organizzata da Di.De – Distretto del Design Genova – è nata per mettere in dialogo design e architettura con l’anima storica e paesaggistica del capoluogo ligure.
Nel corso della visita alla Genova Design Week 2025, mi sono lasciata affascinare da quel fenomeno di contaminazione creativa – la cross-pollination – che da sei anni anima l’evento, trasformando uno dei principali nodi portuali italiani in un punto d’approdo e scambio per architetti, designer e appassionati da tutto il mondo.
Vista dei palazzi nel Distretto del Design di Genova.
Il mio non è un itinerario completo, ma una short list dei progetti che mi hanno colpito di più, esplorando iniziative sparse in varie zone della città; tutti accomunati dal legame con il territorio e dalla presenza della Materia, anima del design e fulcro tematico dell’edizione 2025, riletta e reinterpretata in ogni forma. Dal cuore del centro storico – da cui la manifestazione si dirama tra palazzi, piazze e vicoli – fino a spingersi, quest’anno, a Sestri Ponente, ogni spazio ospita eventi diffusi, installazioni immersive, talk e incontri, valorizzando la città come palcoscenico del progetto.
I container nella zona del porto antico.
Il concept è chiaro: design e architettura, se vogliono superare i confini, devono mettersi in movimento. In linea con questa visione, la novità più scenografica è al porto antico, dove prende vita il progetto Container 02. Per il secondo anno, viene replicato il format ideato dall’architetto Massimiliano Dalle Sasse, fondatore di DLA Design Lab, che trasforma i container – simboli del viaggio e del commercio globale – in microcosmi narrativi di design, racchiusi in spazi di soli 20 piedi (circa 15mq).
La curatela di questa edizione è affidata a Simona Finessi, direttrice della rivista Platform, che ha coinvolto 20 progettiste donne per una visione tutta al femminile di 13 container. Adagiati come scatole a sorpresa, rigorosamente pink (o amaranto), sulle ex banchine della Darsena, gli spazi sono stati allestiti sotto la direzione creativa di Angelo Dadda.
Container Vedo a Fiori di Clara Bona e Lula Ferrari.
Li esploro tutti, e la sensazione è chiara: non mondi Barbie, ma letture consapevoli di materiali, tecniche e linguaggi, usati con maestria per dar vita a concept estrosi e poetici, in un viaggio onirico dentro la filosofia progettuale delle autrici.
Tra questi, “Vedo a Fiori”, delle architette Clara Bona e Lula Ferrari. Il loro progetto esplora il dialogo tra la produzione industriale e l’artigianato artistico, utilizzando motivi floreali come filo conduttore. Il risultato? Una raffinata coesistenza tra parati contemporanei, ispirati agli antichi palazzi genovesi, e una delicata pittura floreale realizzata a mano su grafica a righe: tradizione e innovazione, in perfetto equilibrio.
Container di Elisa Enrietto.
Un altro progetto che ha attirato la mia attenzione è nel container “Materia e Mare: Riflessi” dell’architetto Elisa Enrietto, dove il mare prende forma in modo sorprendente. Lamiere e pannelli specchiati, lavorati con tecniche di finitura avanzate e cromie sature, ricreano un teatro sommerso di vibranti pattern, arricchiti da elementi dal richiamo marino.
Best house design speech.
Risalgo al Distretto per incontrare i protagonisti di Flussi Creativi – Call Under 35, a cura di Laura Palazzini e patrocinata dall’Università di Genova – Dipartimento di Architettura e Design e da ADI Liguria. Sono 25 i progetti selezionati, 44 gli autori coinvolti, distribuiti tra gli atri dei palazzi storici. Tema: “Less Design “, un invito a progettare riducendo all’essenziale, in sintonia con il rispetto delle risorse, le tradizioni e il design sociale. Un’idea forte, che ha generato prototipi originali e significativi.
Davide Balda, progetto Telare la Materia.
Tra questi mi colpisce il lavoro di Davide Balda di Archeomaterico, con il progetto “Telare la Materia”, dove intreccia moda e design rigenerando gli scarti tessili per creare una nuova materia prima. Un lavoro da “archeodesigner”, come ama definirsi lui stesso: scavare tra i rifiuti per scoprire materiali inediti e contribuire alla riduzione degli sprechi. Più tardi scoprirò che il suo progetto è stato selezionato tra i 5 vincitori del Contest e che, insieme ad altri 4, sarà esposto a novembre all’ADI Design Museum di Milano.
Allestimento “Sospesi” in piazza Giustiniani.
L’aria del mare mi accompagna mentre rifletto su quanto questo evento riesca a coniugare dinamismo, autonomia e visione, facendo del design uno strumento capace di connettere arti, culture e territori, attraverso un linguaggio universale.
L’ultima suggestione me la regala Forma Studio, con l’allestimento “Sospesi” in Piazza Giustiniani: piattaforme in legno naturale ispirate alle hjell norvegesi su cui si essicca lo stoccafisso, qui trasformate in comode sedute che evocano un ponte sensoriale tra Liguria e Scandinavia. Completa l’installazione, eleganti cuscini decorati con pattern che richiamano i pesci e le onde del mare del Nord.
I luoghi della Genova Design Week.
Il tempo a disposizione è finito, ma molto altro è accaduto in questa intensa settimana del design, che ha registrato oltre 25.000 presenze in cinque giorni tra addetti ai lavori, espositori e visitatori. Genova si conferma così un porto ideale non solo per le merci, ma per le idee. E se quest’anno la “Materia” è stata il filo rosso, non resta che aspettare la prossima edizione per scoprire quale nuova rotta disegnerà il pensiero progettuale.
Le ninfee giganti di Caarpa in piazza San Lorenzo
In copertina, una vista del Distretto del Design a Genova.