Carpentiere, designer, artista: la sua vocazione esula dalle classiche definizioni, esplorando sempre nuovi modi di lavorare i metalli con progetti versatili handmade.
Ogni creativo segue un proprio percorso: c’è chi studia in scuole blasonate, chi impara negli studi dai nomi altisonanti e chi, da subito, lavora per grandi aziende. E poi c’è Marco Ripa, che al suo lavoro da creativo è arrivato scegliendo la strada meno facile, quella del “fare” partendo dal basso. Classe 1977, a 15 anni lavora a bottega come carpentiere metallico, impara a lavorare il ferro e scopre che questo materiale così pesante, rumoroso e faticoso da plasmare gli piace. E poi scopre Calder che, con le sue sculture di arte cinetica, è riuscito a rendere il ferro e il metallo materiali nobili ed eleganti.
Nasce così l’idea di creare arredi usando solo il ferro e l’acciaio, trovando il modo di renderli i più leggeri possibile. Saldatrici, flessibili e segatrici diventano i suoi attrezzi da lavoro e nel suo laboratorio a Porto San Giorgio nelle Marche, aperto nel 2011, Marco Ripa comincia a creare collezioni d’arredo e a sperimentare tecniche nuove di lavorazione. Partecipa a fiere importanti come quelle di Milano, Parigi e Edit Napoli e il suo nome comincia a circolare. Tra architetti, che gli commissionano pezzi per progetti residenziali, e commerciali, buyer e clienti privati.
I suoi pezzi sono sempre più richiesti, e il successo ottenuto all’ultima partecipazione alla Milano Design Week l’ha ufficialmente “battezzato” tra i designer più interessanti. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista.
Tavolo e sedie della collezione Chiodo. Photo ©Giulia Papetti
Come ti definisci: artigiano, artista o designer?
Tempo fa ho letto una definizione che fece San Francesco d’Assisi e da allora l’ho fatta anche un po’ mia. Lui diceva che l’operaio lavora con le mani, l’artigiano con la mente e le mani, l’artista con le mani, la mente e il cuore. Io mi vedo in tutte e tre le definizioni, sentendo anche quella sensibilità particolare che l’artista deve avere per decifrare il mondo esterno che lo circonda.
Mobile contenitore della collezione Coimbra. Photo ©Giulia Papetti
Perché hai scelto di lavorare il ferro e l’acciaio?
Nasco come artigiano e carpentiere, e negli anni ho imparato tutti i segreti di questi materiali. Sono molto difficili da lavorare, soprattutto se si vuole, come cerco io per i miei mobili, spingere al limite la consistenza stessa della materia. Ma allo stesso tempo ne apprezzo la resistenza e la loro durabilità. Ora mi sto cimentando anche nella lavorazione dell’alluminio, che non si presta molto alla saldatura e che richiede uno studio continuo sugli incastri e i giunti, per poter creare pezzi versatili e comodi da usare.
A sinistra, mobile della collezione Supermodulare in verde negli spazi di Ca’ Romanino, progetto di Giancarlo de Carlo sulle colline di Urbino; a destra, sedute della collezione Coimbra e tavolino basso della linea Chiodo. Photo ©Giulia Papetti
Come nasce un tuo mobile, quali sono i processi?
Il mio modo di lavorare è un processo creativo composto da una fase puramente artigianale e una invece più tecnologica. Comincio sempre da un’idea e la disegno a mano, poi uso programmi 3D per valutarla in tutti i suoi aspetti; quindi, passo a programmi 2D per taglio laser. Una volta prodotti tutti gli elementi, la parte dell’assemblaggio finale è sempre eseguita a livello artigianale: solo lavorando a mano riesco a lavorare alla finitura dei pezzi. Direi che è un lavoro che da un’idea astratta procede per sottrazione: elimino il superfluo e potenzio l’espressione stilistica semplificandola il più possibile. Lavoro la materia per arrivare al suo cuore più essenziale.
Alcuni elementi della collezione Coimbra all’interno dello studio di Marco Ripa. Photo ©Giulia Papetti
Artigiano e ora anche editore insieme a Roberto Cicchinè: come vi siete incontrati?
Ho conosciuto Roberto Cicchinè nel 2016 quando mi chiese di sviluppare alcuni suoi progetti. Ci siamo piaciuti subito: stessa affinità stilistica, stesso approccio rispettoso alla manualità artigianale. Dal 2022 è diventato art director del mio studio e insieme abbiamo creato la collezione che abbiamo presentato a Milano. È stato lui a sviluppare i nuovi colori, 4 tinte pastello e 4 con gradazioni cromatiche più piene, che vengono cotti a 180 °C diventando resistenti e robusti, così che tutti i pezzi si possono usare anche outdoor.
Da sinistra, Roberto Cicchinè e Marco Ripa accanto a un mobile della collezione Coimbra; a destra, tavolino della collezione Coimbra, disponibile anche in altre misure e colori. Photo ©Giulia Papetti
Oggi quante collezioni proponi sul mercato?
A catalogo ne abbiamo tante, che variano dalle sedie e i tavoli alle mensole, mobili contenitori e poltrone. Alla Milano Design Week abbiamo poi presentato l’ampliamento della collezione Coimbra: consolle, totem e contenitore da terra e parete. Sono tutti elementi in alluminio dalle forme geometriche nette, con dettagli sinuosi e colori intensi. Abbiamo avuto un ottimo riscontro commerciale, con nuovi clienti in Germania e New York.
Elementi della collezione Coimbra in colori diversi. Photo ©Roberto Cicchinè
Sgabello della collezione Chiodo in rosso, all’interno di Ca’ Romanino, progetto di Giancarlo de Carlo sulle colline di Urbino. Photo ©Marco Biancucci
A quali nuovi progetti stai lavorando ora?
Non ci fermiamo mai: stiamo già lavorando infatti a un nuovo progetto che vogliamo presentare all’edizione di Edit Napoli ottobre 2024. E come studio siamo anche stati coinvolti in un interessante progetto di riqualificazione di un antico borgo in Romagna, che sarà ultimato nei prossimi mesi.
La collezione Coimbra nell’allestimento presentato durante la Milano Design Week 2024. Photo ©Giulia Papetti
Marco Ripa con gli sgabelli della sua collezione Chiodo. Photo ©Giulia Papetti
In copertina, particolare degli sgabelli della collezione Chiodo di Marco Ripa. Photo ©Giulia Papetti