Infanzia a New York, studi a Londra e oggi uno studio a Milano: il giovane creativo crea arredi minimal con dettagli artigianali rigorosamente made in Italy, votati a un design funzionale e comodo.
Nato in una famiglia appassionata di design e cresciuto nella Grande Mela con un approccio curioso e sperimentale nel mondo dell’interior, Davide Apolloni è oggi uno dei nomi emergenti italiani da tenere d’occhio. Classe 1996, dopo gli studi a Londra ha deciso di tornare in Italia e ha già all’attivo 10 oggetti d’arredo disegnati e prodotti in soli 2 anni. Ha partecipato alle ultime due edizioni della Milano design week esponendo nel padiglione Satellite, e alcuni suoi pezzi sono stati selezionati dai curatori de La Rinascente, esposti in città durante la settimana del design. Ecco la sua storia, attraverso due continenti, esperienze formative importanti e una passione per la funzionalità e l’estetica minimal che definiscono la sua firma progettuale.
Sedia Louise in tubolare saldato a mano e seduta in pelle.
Da New York a Milano, passando per Londra: con una laurea in architettura, come sei diventato un designer?
Dopo aver vissuto con la mia famiglia a New York, mi sono trasferito a Londra per studiare. Avevo ereditato un rifugio in montagna da mio nonno, ma vivendo così lontano non riuscivo mai ad andarci; alla fine ho deciso di venderlo e mi sono iscritto alla prestigiosa Architectural Association, dove hanno studiato anche Zaha Hadid e Rem Koolhaas. Per preparare la tesi ho visitato 35 fabbriche produttrici di mobili in Italia, con focus sulla sostenibilità e la produzione, studiando diversi materiali. In una ho incontrato un imprenditore che, visto il mio entusiasmo e interesse, ha voluto produrre quelli che all’inizio per me erano solo dei semplici disegni. Sono nati così i primi pezzi della collezione che ho chiamato Lo-Ve.
Seduta Yu nella versione poltroncina e divanetto. La base è in ferro curvato, cromato o verniciato, la seduta può essere in pelle, tessuto e velluto.
Hai esposto al Salone Satellite nelle ultime due edizioni della MDW: com’è andata?
Durante entrambe le edizioni ho avuto ottimi riscontri, sia da parte della stampa che di architetti e pubblico in generale. Ampliando quest’anno la mia prima collezione Lo-Ve, in un’ottica di continuità, ho presentato 6 nuovi pezzi, tra i quali il tavolo rettangolare Jamil, la mia prima lampada Lancia in acciaio e marmo, e la poltrona Yu declinata in divanetto.
Lampade da terra Lancia nella doppia versione, in acciaio e marmo.
Come definisci il tuo stile e i tuoi progetti?
Mi piace pensare e disegnare oggetti che siano minimal nella forma, ma allo stesso belli e comodi. Nella produzione di ognuno c’è una forte componente artigianale, sublimata nella perfezione delle finiture e rigorosamente made in Italy. L’eccellenza di certi tipi di lavorazione richiede tempo e rallenta il ritmo delle catene produttive, ma è solo così che si ottengono manufatti artigianalmente perfetti di ottima qualità. Tutti i miei pezzi sono oggetti silenziosi, che nella loro semplicità racchiudono un lungo lavoro manuale fatto di pazienza, manualità e tradizione.
Tavolo Lo-Ve con piano in ferro curvato, cromato o verniciato, e vetro bisellato.
Nuove produzioni, innovazioni e sostenibilità: come riesci a conciliarle?
Da sempre sono interessato al riuso di materiali per dare vita a nuovi progetti. Il mio primo tappeto è stato creato recuperando scarti di produzione tessile che, in collaborazione con un abile artigiano che vive sulle Alpi, abbiamo trasformanto in un pezzo d’arte. Stesso concept per un coffee-table, con il top formato da diversi scarti di marmo: dopo un lungo lavoro di livellamento e allineamento delle diverse superfici, abbiamo trasformato in un nuovo complemento d’arredo unico nel suo genere. Memore dei tanti traslochi che ho fatto, un altro mio focus è quello di creare arredi i cui elementi si possano facilmente smontare per un imballaggio e trasporto più snello, che all’occorrenza si possano sostituire parzialmente, senza dover cambiare tutto il mobile.
A sinistra, coffee-table con il piano creato riusando pezzi di marmo da scarto; a destra, tappeto realizzato artigianalmente con tessuti riciclati
In copertina, un ritratto di Davide Apolloni.