oki sato nendo ritratto

Icone di Design – Oki Sato

di Evi Mibelli.

Osservando la vasta e poliedrica produzione di Oki Sato – fondatore dello studio di progettazione Nendo – istintivamente si pensa a Osvaldo Cavandoli, a Bruno Munari e a una citazione dell’Hagakure.

Osvaldo Cavandoli fu quel genio dalla cui matita nacque il cartone animato La Linea, l’omino che prendeva vita lungo una retta infinita. A seguire Bruno Munari la cui capacità di osservare il mondo con gli occhi di un bambino ci ha regalato oggetti di design dalla semplicità poetica commovente. E infine il citato dell’Hagakure – Il libro segreto del Samurai – che recita: “Esistere laddove non v’è nulla è il significato della frase: La forma è il vuoto. E il fatto che ogni cosa tragga il sostentamento dal nulla è il significato della frase: Il vuoto è forma. Sarebbe errato pensare che si tratti di due concetti distinti”.

Ingresso della Mostra “Escher x Nendo. Between Two Worlds” presso la National Gallery of Victoria, Melbourne, 2018-2019
mostra escher nendo ingresso

Una lunga premessa che sintetizza la cifra poetica e l’unicità progettuale di questo formidabile designer, nato il 24 dicembre del 1977 a Toronto e stabilitosi in Giappone, dove compirà gli studi di architettura alla Waseda University di Tokyo. Nel 2002, lo stesso anno della laurea, fonderà lo studio di design Nendo.

Nendo, in giapponese, significa ‘argilla’. L’argilla si modella, si plasma e segue l’evoluzione del pensiero che si concretizza in forma. Non è quindi casuale la scelta del nome perché spiega molto bene l’approccio concettuale di Oki Sato al progetto, sia esso di design, allestimento o architettura.

Uno degli ambienti della Mostra “Escher x Nendo. Between Twuo Worlds”, Melbourne, 2018-2019
ambiente escher nendo

Considerato un “minimalista” – definizione che non ama – la sua produzione si gioca su una funambolica capacità di sintesi che sottrae il superfluo, mantenendo però una ricchezza di suggestioni di rara potenza. Ama muoversi su un piano inclinato del pensiero, scivolando tra i concetti di invisibile, visibile e confine.

È un modo di guardare le cose che non riguarda semplicemente l’oggetto. Guardare i confini significa scoprire il modo di oltrepassarli, superando stereotipi e regole. Aprire la mente all’immaginazione. I confini possono essere tra moda e design, tra luce e arredo. Amo esplorare quella terra di mezzo”.

Uno degli ambienti della Mostra “Escher x Nendo. Between Two Worlds”, Melbourne, 2018-2019
escher nendo ambiente mostra melbourne

Rivelatrice è la mostra “Escher x Nendo. Between Two Worlds”, tenutasi nel 2018-19 a Melbourne, alla National Gallery of Victoria. “Ogni artista o designer possiede la propria cassetta degli attrezzi. Con questi si mette in gioco decidendone l’uso: seguendone le regole apprese o inoltrandosi nel mai sperimentato. Escher con precisione matematica affronta il tema dell’illusione visiva dimostrando come si possa giocare con il comune senso della realtà”. Dove sta il confine? Qual è la realtà? Ci si trova sospesi tra due mondi dove il possibile si confonde con l’impossibile.

Chiostro Minore di San Simpliciano, in zona Brera, durante la design week 2016. Nendo rende omaggio alla sua terra con l’allestimento “50 Manga Chairs” ispirato alla cultura Manga, realizzate per la Galleria Friedman Benda di New York. Foto di Takumi Ota
chiostro san simpliciano brera nendo

Facendo ricerca abbiamo capito che il modo con cui Escher creava i suoi mondi, le sue immagini, assomiglia al programma di un computer dove a una formula di partenza si aggiungono variabili che modificano l’immagine iniziale. Nendo ha seguito lo stesso processo di mutazione. L’icona della casa è il fil rouge. La ritrovi in una panchina ma anche in un corridoio o nella proiezione delle ombre sulle superfici illuminate. Nessun colore, solo il bianco e il nero che rappresentano il mondo della luce”. Il risultato è sorprendente: rappresenta lo spazio stesso di Escher perdendosi nella circolarità infinita, nell’assenza di gravità e di tempo.

A sinistra,Think Black Table, design Nendo, 2011, per Cappellini; a destra, appendiabiti con specchio WAKU, design Nendo, 2018, per Cappellini
tavolo e appendiabiti nendo

Lavorare su piani concettuali differenti contemporaneamente è ciò che rende Oki Sato unico nel panorama contemporaneo del design. Come già scritto, non ama essere definito minimalista. In realtà ha un’idea del suo lavoro molto precisa:Il design funziona quando mia nonna e i miei figli capiscono al volo la mia idea”. Immediatezza e divertimento.

Quest’ultima parola deve essere compresa all’interno della funzione dell’oggetto. “Non sono particolarmente interessato ai colori o all’estetica fine a sé stessa, ma alla storia che si cela dietro a un prodotto. L’oggetto deve parlare, deve avere una propria autonomia di linguaggio”.

Cabbage Chair disegnata per la “XXIst Century Man Exhibition” curata da Issey Miyake, Tokio, 2008. Foto di Masayuki Hayashi
cabbage chair nendo

Il suo approccio al processo creativo è apparentemente semplice. “Inizio facendo uno schizzo, neanche tanto bello a dir la verità. Focalizzata l’idea passiamo alla stampante 3D (ne ha ben 4, suddivise tra lo studio di Tokio e quello di Milano) che costruisce in brevissimo tempo un modello fisico e su questo si lavora. Questa procedura la usiamo sia che si tratti di un pezzo di cioccolata o di un centro commerciale”.

L’uso della tecnologia digitale è sicuramente uno degli strumenti che meglio padroneggia e che gli consentono di lavorare in multitasking, affrontando lo sviluppo di più progetti contemporaneamente. La sua sterminata produzione lo testimonia. “La tecnologia è un formidabile alleato del progetto a patto che la si sappia gestire. Ti permette di creare cose al di là della tua stessa immaginazione. Ma puoi anche perdere l’idea, il tema del tuo progetto. Ed è un rischio che va evitato”.

Heco Collection by Nendo per Flos. Illuminazione e arredo da outdoor, 2020.
heco collection nendo

Puntuale, ironico, essenziale, poetico. Il suo design è una partitura sinfonica perfetta, dove il ritmo si mescola alla melodia, il segno alla geometria e ai volumi in un gioco di equilibrismi da maestro Zen. Ma non sarà mai un esercizio di stile perché sottolinea: “Un oggetto nasce per svolgere una funzione, deve essere facile da usare e deve essere rispettoso dell’ambiente cui è destinato. È la cosa più importante cui come designer devi pensare”.

A sinistra, Sgabello Ribbon in lamiera piegata, design Nendo, 2007, per Cappellini; a destra, collezione Deep Sea in cristallo, design Nendo, per Glas Italia, 2013
sgabelli e deep sea nendo

Ha lavorato per aziende come Moroso, Cappellini, Minotti, De Padova, MDF, Foscarini, Flos, Oluce, Driade, Glas Italia, Marsotto e altre all’estero. Collaborazioni che fanno emergere una sua indiscussa predilezione per l’Italia e la sua cultura progettuale, tanto da portarlo ad aprire una sede permanente di Nendo a Milano.

Ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali, esposizioni al MOMA di New York, al Centre Pompidou e al Museé des Arts Décoratifs a Parigi. Ciò che sorprende è la sua capacità di sintesi, di unione di mondi estetici completamente differenti per storia ed evoluzione. Non è azzardato pensare che Oki Sato sia un ponte tra Oriente e Occidente. E non sorprende pensando a quanto ami “la terra di mezzo”, il luogo dove il possibile si mescola all’impossibile.

nendo.jp

In copertina, Oki Sato fondatore dello Studio Nendo

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