Nato il 29 novembre 1934 a Tokyo, Shiro Kuramata è considerato uno dei più importanti designer giapponesi del XX secolo. Scomparso prematuramente agli inizi degli anni 90, ha lasciato un segno indelebile con progetti mai banali dove il minimalismo raffinato giapponese si fonda alla funzionalità del design occidentale.
Dopo gli studi al politecnico di Tokyo inizia la sua attività nel 1965 e contribuisce attivamente alla rinascita creativa del Giappone. Negli anni successivi al conflitto mondiale, il crollo del conformismo autoritario e repressivo offre terreno fertile per scatenare un’esplosione creativa che spinge il paese a diventare all’avanguardia nei mondi della moda, cinema, architettura e design.
Lo stile di Kuramata è privo di decorazioni e volto a sottolineare la purezza, la semplicità e la pulizia della forma. La ricerca di nuovi materiali assume un ruolo centrale e l’analisi delle loro qualità estetiche e strutturali precede la pura funzione dell’oggetto.
Glass Chair, 1971
Libreria Glass Shelves, Glas Italia, 1976
La libreria Glass Shelves è prodotta da Glas Italia ed è interamente realizzata in vetro trasparente termosaldato, caratterizzata dalla straordinaria semplicità formale e le proporzioni derivanti dalla sezione aurea.
Gli anni 80 offrono al designer la possibilità di esprimere il proprio linguaggio attraverso numerose tecnologie e finiture industriali: vetro, acrilico, reti d’acciaio, alluminio e polimetilmetracrilato vengono indagati per creare prodotti che acquistano trasparenza e sembrano liberarsi dalla gravità, in primis fra tutti la sedia Miss Blanche. “Il mio ideale è vedere gli oggetti fluttuare nell’aria, senza alcun supporto […] Mi sento attratto dai materiali trasparenti, perché la trasparenza non appartiene a nessun luogo specifico, ma ciò nonostante essa esiste ed è ovunque”.
Sedia Miss Blanche, 1988
Miss Blanche rappresenta l’apice di un momento della sua carriera in cui esplora la nozione di trasparenza. Blocchi di resina trasparente formano il sedile e le braccia della sedia al cui interno vengono inserite manualmente delle rose prima che il materiale si indurisca. Un oggetto non più in produzione ma presente in svariate collezioni permanenti, tra le quali quella del MoMA di San Francisco.
Negli anni il design italiano assume un ruolo centrale per Kuramata, dapprima nel 1981 con l’invito del suo grande estimatore Ettore Sottsass di entrare a fare parte del gruppo Memphis e poi nel 1987 con l’incontro di Giulio Cappellini. L’azienda italiana Cappellini investe nei suoi pezzi e ne fa il suo progettista di punta, presentandosi e imponendosi sulla scena internazionale. “Il suo lavoro è stato chiaramente moderno nei materiali che ha usato, e in particolare giapponese nella sua eleganza e semplicità.” sostiene Giulio Cappellini.
A sinistra, cassettiera Side 1, 1970, a catalogo Cappellini dal 1986. A destra, cassettiera Pyramid, 1968, Cappellini
Kuramata ha riesaminato la relazione tra forma e funzione, imponendo la propria visione minimalista su oggetti quotidiani. Vuole e riesce a nascondere qualsiasi meccanismo, vite o saldatura tale da essere definito un progettista capace di disegnare oggetti che vanno, apparentemente, oltre la fisica.
Cassettiera Revolving Cabinet, 1970, Cappellini, credits Cappellini
Revolving cabinet è una cassettiera iconica dallo stile unico e funzionale.
Composta da 20 cassetti in metacrilato rosso lucido, è una struttura mobile in grado di ruotare di 360 gradi attorno a un supporto verticale di metallo nero.
Sofa with arms, 1982, Cappellini, credits Cappellini