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Alice Crepaldi – la danza del design

Il calore del movimento per dare forma a vetro e metallo, la danza che ispira il passo di oggetti inanimati, uno scheletro di acciaio per trasportare una gemma luminosa: ecco Alice Crepaldi e il suo design umano.

Come mai ti sei ispirata alla danza, al movimento e dinamismo del corpo umano?

L’idea della collezione è nata durante il lockdown: tutto era immobile, statico, quasi claustrofobico. Mi sono guardata intorno e ho pensato di creare qualcosa in movimento, che si allontanasse dall’idea di un mobile funzionale ma, una volta posizionato, si potesse quasi dimenticare, fermo nella sua posizione.

Partendo da questa idea, ho ragionato “per contrasto”: da statico a dinamico, da marginale a protagonista, da inanimato ad animato. E così ho pensato al corpo. Ognuno diverso, ognuno unico e protagonista, in movimento anche da fermo, con nuovi particolari sempre da scoprire e un’energia speciale.

Sono partita dall’osservazione di me stessa, ho iniziato a fotografarmi e riprendermi in diversi movimenti, a mettere in risalto parti diverse del mio corpo e a trasportare tutto su carta in modo naturale, veloce, istintivo, senza pensarci troppo. L’oggetto finale doveva riportare questa spontaneità, questa dinamicità e unicità che ritroviamo in ognuno di noi.

A sinistra il tavolino Little J; a destra Mr Joe, entrambi gioielli danzati della collezione Walking Jewel.
tavolino little e mr joe alice crepaldi

Cosa vuoi che comunichino le tue opere? Cosa vorresti che suscitassero in chi le guarda e le usa?

Tutto il mio lavoro si basa sul tema del movimento. L’intento è quello di rendere i miei progetti in qualche modo ipnotici, capaci di creare stupore e curiosità. Per me questa idea di “movimento e unicità” sono fondamentali. Nella parte metallica il dinamismo è espresso dai tondini piegati a mano e saldati in tutte le direzioni, così da catturare lo sguardo facendo venir voglia di osservare l’oggetto, la sua forma, e seguirne il movimento cambiando prospettiva.

Nel caso del vetro, con i maestri di Murano ho scelto delle tecniche che potessero esaltare l’idea stessa di movimento. Nella lampada Miss Joshua il vetro è soffiato direttamente nella gabbia metallica, così a processo finito si crea l’illusione di qualcosa che cerca ancora di espandersi.

Sono tecniche manuali, e in un contesto in cui ormai tutto può essere prodotto e riprodotto, mi piace il fatto che il consumatore finale possa avere qualcosa di unico e irripetibile.

La lampada Miss Joshua, con vetro di murano soffiato da artigiani catturato nella sua espansione.
lampada metallo sinuoso e vetro murano

Vetro e metallo, materiali duri e freddi, per una collezione danzante e piena di energia; come mai proprio questi materiali?

Quando ho pensato alla collezione, tutto quello che vedevo, specialmente nel momento di pandemia, era “pesante” in tutti i sensi: visivamente, mentalmente, fisicamente. Questo concetto si è unito all’idea del corpo e ho deciso di astrarlo e lasciarlo libero da tutta questa pesantezza.

Il metallo faceva al caso mio: utilizzato come uno scheletro funzionale e resistente, poteva essere anche un corpo leggero, provvisto solo dell’essenziale per muoversi finalmente libero nello spazio.

Il vetro di Murano è stata la ciliegina sulla torta, porta con sé un concetto di unicità che spinge chi lo osserva a concepirlo come qualcosa di prezioso e delicato, ed era esattamente quello che volevo: un oggetto di cui non ci si dimentica, ma che si valorizzi. Il vetro è stata la pietra preziosa che si incastonava nella montatura danzante, da qui il titolo della collezione: the “Walking Jewel”.

La sfida è stata anche capire come utilizzare due materiali molto antichi in chiave contemporanea. Nel metallo ho deciso di sfidare la sua resistenza trasformandolo in forme essenziali, ma anche morbide e sinuose. Nel vetro, volevo invece riproporre tecniche tradizionali in forme fresche e nuove, che potessero esaltarne la bellezza senza tempo.

Il vetro, prezioso e brillante, e le leggere ma intricate forme dello scheletro di metallo.
walking jewel

Quali opportunità ti offre Isola e perché hai scelto di partecipare? Come l’hai scoperta?

Qualche mese prima del salone Isola Design district ha pubblicato un’iniziativa per organizzare una mostra chiamata “tools and craft”, e mi ci sono subito riconosciuta. Il concetto è un po’ quello di ritornare a una dimensione in cui si ha più consapevolezza di come le cose vengono fatte, apprezzandole e valorizzandole di più proprio per questo.

I progetti esposti rispecchiano la nuova ondata del design che sta ripensando al modo di produrre e progettare, e ragazzi giovani come me hanno utilizzano il design come mezzo per esprimersi e far sentire la propria voce e visione del mondo.

Alice Crepaldi

Alice Crepaldi nel suo studio con i bozzetti delle sue opere alle spalle.
ritratto alice crepaldi

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