Cosa accade all’impianto fotovoltaico in caso di black out dal momento che per legge gli inverter devono disconnettersi dalla rete?
Installare un impianto fotovoltaico comporta grandi vantaggi sia dal punto di vista del risparmio energetico in bolletta che da quello ambientale. Ma in alcune situazioni l’impianto potrebbe, per cause di forza maggiore, come un black out, smettere di funzionare. E allora? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere Vincenzo Madera dello Studio Madera.
“In caso di blackout della rete pubblica, nella gran parte delle abitazioni servite da impianti fotovoltaici, l’impianto stesso smetterebbe di funzionare. In pratica, come nelle abitazioni prive di fotovoltaico, le utenze non verrebbero alimentate dalla corrente. Anche nel caso in cui la giornata fosse particolarmente soleggiata e produttiva per il sistema o l’impianto fotovoltaico fosse accoppiato a delle batterie di accumulo. Sembra assurdo, ma il motivo è semplice. Se l’impianto fosse del tipo grid-connected, e quindi collegato alla rete pubblica, durante il blackout, il sistema alimenterebbe la rete e l’addetto che volesse riparare il guasto rischierebbe di essere folgorato. Concludendo, per legge, gli inverter devono disconnettersi automaticamente in caso di blackout della rete”.
In che modo si può continuare ad usare il proprio impianto quando la rete si interrompe?
“Per sopperire a questo inconveniente esiste un sistema in commercio chiamato backup, o EPS, Emergency power system, che sfrutta un contattore che disconnette la rete pubblica da quella domestica. Tecnicamente viene sfruttata una seconda uscita dall’inverter. Una volta avvenuta la disconnessione, la batteria alimenta solo le utenze domestiche. Solo quando l’addetto della rete pubblica avrà risolto il blackout, il sistema riprenderà il suo normale funzionamento”.
I dispositivi per evitare l’interruzione hanno un costo aggiuntivo rispetto all’impianto fotovoltaico?
“Ovviamente questi dispositivi hanno un costo che varia sostanzialmente nel caso venisse installato su un impianto esistente o fosse compreso nell’equipaggiamento di un nuovo sistema. Nel primo caso, si parla di € 800/900, inclusa l’installazione. Nel caso di backup incluso nel sistema iniziale, il prezzo cala: € 300/400.
Alcuni produttori forniscono questo dispositivo di “serie”, mentre altri lo propongono come optional. A mio parere, è un dispositivo utile nel momento in cui una casa viene alimentata da generatori come le pompe di calore ad elettricità. In questi casi, un eventuale blackout provocherebbe notevoli disagi: assenza di riscaldamento o raffrescamento degli ambienti e della produzione di acqua calda sanitaria dei rubinetti”.
Ma quale dispositivo è utile prevedere?
Ne abbiamo parlato con l’ufficio tecnico di VP Solar. “La funzione di back-up, cioè della possibilità di fornire energia per i consumi anche in assenza dell’energia elettrica fornita dalla rete, si realizza non solo con le batterie, ma anche con un inverter (che trasforma l’energia da continua ad alternata). Non tutti gli inverter sono predisposti ed hanno questa funzione; è importante richiederla al proprio installatore di fiducia”.
Per saperne di più VP Solar ha redatto la Guida Storage 2020 che riporta una panoramica generale sul mondo dell’accumulo (compresa la funzione back-up), con le possibili configurazioni d’impianto, i vantaggi dati dall’incremento dell’autoconsumo, l’evoluzione del mercato in Europa e in Italia”. È quindi buona pratica dotare il proprio impianto fotovoltaico anche di questo dispositivo, ma senza preoccuparsi troppo dei black out perché è bene ricordare che l’utente medio in Italia resta senza corrente circa 40 minuti l’anno.