di Roberta del Vaglio.
Lo stile di Marta Laudani è pulito ed essenziale, capace di stupire, con un guizzo ironico e poetico, e di strappare un sorriso.
Un mix di minimalismo scandinavo e calore italiano, in cui non manca la sperimentazione di forme e soluzioni inedite. Architetto e designer, fondatrice con Marco Romanelli dello studio Laudani & Romanelli, ha collaborato con aziende storiche italiane – Oluce, Driade, Glas Italia e Diamantini & Domeniconi – e firmato progetti di interni in cui il bianco è il colore ricorrente.
Marta Laudani
L’esperienza della pandemia l’ha portata a cambiare qualcosa della sua casa o comunque a ripensarne degli aspetti?
É innegabile che prima della pandemia la maggioranza delle persone tendeva a vivere le case come fossero alberghi, luoghi da cui si esce la mattina per andare a lavorare o studiare, e si torna a fine giornata. Il lockdown ci ha costretti a una reclusione condivisa con gli altri membri della famiglia e ad un sovrapporsi di attività all’interno della stessa abitazione. Rimettendo in discussione ogni ambiente e arredo.
Personalmente, il dover trascorrere lunghi periodi all’interno degli spazi domestici, mi ha portato a introdurre dei cambiamenti. Come, ad esempio, la creazione di un ulteriore spazio di lavoro in soggiorno, inventando un piccolo scrittoio per il computer, a sostituire un tavolino lato-divano. Ma anche l’aggiunta di una mini-libreria su ruote in camera da letto, per disporre di una – seppure ridotta – biblioteca portatile.
Casa M. Roma, vista dall’ingresso verso il soggiorno, design Marta Laudani, foto Gionata Xerra
In cucina ho disegnato un carrello per le provviste meno ingombranti (come pasta, caffè, biscotti) in modo da aumentare lo spazio destinato alle riserve alimentari, considerando che la spesa, con le file ai supermercati, era diventata più impegnativa e quindi meno frequente.
Infine, ho guardato con occhi differenti il mio piccolo balcone (inutilizzato da anni), migliorandolo con l’introduzione di nuove piante e piccoli arredi, per soggiornarvi ed evadere dagli spazi chiusi delle diverse stanze. Un uso per me inedito e uno spazio riconquistato alla quotidianità.
Casa M. Roma, vista dal soggiorno verso la sala da pranzo, design Marta Laudani, foto Gionata Xerra
Molti di noi hanno vissuto la città in modo diverso, soprattutto il proprio quartiere: ha fatto delle riflessioni su nuove possibilità nella progettazione degli spazi urbani?
Incredibilmente la crisi pandemica, nel toglierci gli spazi esterni, ne ha ribadito l’irrinunciabile necessità. Una delle riflessioni fatte in queto periodo è proprio riferita ai quartieri, che dovrebbero accogliere una serie di funzioni da svolgere fuori, per dare sfogo a situazioni abitative critiche per l’esiguità di spazi.
La mano e margherita, appendiabiti design Laudani & Romanelli per Diamantini & Domeniconi
Bisogna infatti considerare che le abitazioni molto piccole, in realtà, hanno pochi margini di modifica. In futuro sarà inevitabile cercare all’esterno della casa le estensioni necessarie, rivolgendo l’attenzione sia ai condomini, sia agli stessi quartieri.
Dovremmo tornare a progettare e realizzare servizi di “prossimità” in ogni quartiere, quindi locali per riunioni, aree giochi per i bambini, piccole biblioteche, spazi per coworking e zone wifi-free, gli orti urbani di cui tanto si è parlato.
Casa M. Roma, vista dalla camera da letto verso la cabina armadio, design Marta Laudani, foto Gionata Xerra
Casa V. Roma, vista dell’armadiatura nella camera da letto, design Marta Laudani, foto Roberto Bossaglia
Nella progettazione di interni in che modo entra in dialogo con i suoi committenti e quale aspetto ha la priorità?
Credo sia fondamentale proprio il dialogo, direi in senso letterale. Gli abitanti della casa devono essere sempre il punto di partenza. Perché, contrariamente a quel che sembra, il dialogo non toglie libertà al progettista, ma gli permette di aprire scenari inediti. Introduce nuove variabili, che spesso diventano uno stimolo per innovazioni e approfondimenti.
Un’ulteriore priorità è quella di venire incontro alle diverse esigenze degli spazi domestici. Parliamo di necessità funzionali, tecnologiche e distributive, che si confrontano con le esigenze psicologiche o di auto-rappresentazione delle persone. Perché ogni casa, in fondo, è il ritratto dei suoi abitanti, dei quali rivela attitudini e interessi. Racconta una storia, dando indizi sulla personalità di chi ci vive.
Casa A. Roma, dettaglio del pensile nell’office, design Marta Laudani, foto Gionata Xerra
Casa B. Roma, vista dello studio, design Marta Laudani, foto Roberto Bossaglia
Il bianco è un colore ricorrente nei suoi progetti, ci svela quali sono le caratteristiche che apprezza di questo colore?
Credo che questo “non colore” – in realtà la somma di tutti i colori – imponga un’esigenza di chiarezza, un ordine mentale, uno schema razionale cui attenersi.
La mia predilezione per il bianco nasce anche da una lunga frequentazione dei Paesi Scandinavi e della Finlandia. Luoghi in cui gli interni sono quasi sempre bianchi per l’esigenza di accrescerne la luminosità, in situazioni climatiche difficili per lunghi periodi dell’anno. Con il bianco luminoso, dentro casa, che riverbera la neve abbagliante fuori dalle finestre.
Di queste case mi è rimasta la sensazione di armonia, serenità e benessere che ho provato ogni volta nel viverle e che ho sempre cercato di riproporre nei miei progetti. Quell’atmosfera “hygge” tanto cara ai danesi e non solo.
Stone of glass, lampade design Laudani & Romanelli per Oluce, foto Gionata Xerra
C’è un valore, in particolare, che sente di portare avanti con il suo lavoro?
Più che un valore direi un’attitudine, che credo sia alla base di tutto nell’interior, come nel product design: la curiosità. Perché, come diceva Achille Castiglioni: “Se non siete curiosi, lasciate perdere”. Potrei assumere queste sue straordinarie parole come dichiarazione d’intenti.
Nami_wave, vassoio design Marta Laudani, manifattura Hiroaki Usui per Hands on Design
Mediterraneo, servizio di piatti design Laudani & Romanelli per Driade
È solo attraverso un occhio curioso che si riescono a superare le consuetudini visive, funzionali o tipologiche per progettare qualcosa di realmente innovativo. Ed è sempre “l’occhio curioso” quello che ci permette di analizzare ogni spazio domestico per leggerlo secondo tipologie inedite, scovare angoli sconosciuti, ripensare a oggetti dimenticati, in attesa di una nuova vita attraverso il nostro progetto.
Tra-guardo, credenza design Laudani & Romanelli per Da A Italia, foto Thomas Pagani
Nell’immagine di copertina, mobile contenitore Teca di Marta Laudani e Marco Romanelli per Da A Italia