Non è certo la prima volta che “La casa in ordine” si occupa di loro: Mauro Cazzaro e Antonella Maione, in due parole Kanz Architetti, sono tra i protagonisti indiscussi della scena del design italiano e all’ultima Design Week di Milano hanno partecipato con un progetto collettivo, allestito negli affascinanti spazi della Biblioteca S.I.A.M.
Hybritèque. La biblioteca ibrida ha riunito quattro realtà creative – oltre ai protagonisti di questo articolo, vi erano ZPSTUDIO (Firenze), Lorenzo Franceschinis (Tricesimo – Udine) e Studio F (Torino) – accomunate da un paziente lavoro di ricerca sui materiali nobili, sull’unicità dei procedimenti artigianali, sulla fusione tra tecniche e ispirazioni arcaiche e quelle contemporanee.
Abbiamo intervistato Mauro e Antonella per farci raccontare in prima persona i loro progetti, a partire dalle tecniche utilizzate, per arrivare alle fonti di ispirazione e al rapporto – sempre strettissimo ed essenziale nel loro lavoro – con gli artigiani veneziani e con le tradizioni uniche della Serenissima.
Idoli, design Kanz Architetti
Cominciamo dagli Idoli, che si distinguono dagli altri oggetti presentati a Hybritèque perché sono puramente decorativi e non funzionali. Da dove scaturiscono e come sono realizzati?
Gli Idoli sono sculture decorative a parete. Perché la maschera? Il progetto nasce a Venezia, la città della maschera, non solo quella più propriamente carnevalesca; per tradizione fin dal Quattrocento a Venezia ci si mascherava nelle occasioni di festa per il gusto di mimetizzarsi, di non farsi riconoscere.
Ne è un esempio la “Bauta”, maschera veneziana neutra e inespressiva, quasi metafisica che, indossata insieme al mantello nero (il tabarro), rendeva tutti uguali. Un giorno ci siamo imbattuti in una mostra davvero notevole, il cui titolo era appunto Idoli, e lì abbiamo potuto ammirare una selezione di manufatti preistorici e protostorici. Ci siamo innamorati di quelle linee moderne che emergevano da un passato arcaico.
Unendo queste due ispirazioni sono nati Idoli, le maschere/scultura fatte a mano in stucco forte, lo stesso materiale e la stessa tecnica con cui si realizzano e restaurano gli stucchi antichi nei palazzi lagunari. Gli artigiani del laboratorio Unis.Ve sono stati gli artefici della produzione, e la loro esperienza nel campo delle tecniche tradizionali applicate ha permesso di raggiungere un risultato di altissimo livello.
Primitivi, design Kanz Architetti
Primitivi e Soufflè sono due progetti di vasi, ma tra loro molto diversi. Oltre alle forme, al primo sguardo incuriosisce il differente approccio tecnico. Me ne parlate?
Primitivi e Soufflè sono realizzati in vetro borosilicato soffiato e lavorato a mano da Maestri del vetro veneziani. Primitivi sono il frutto di un esperimento. Avendo un’approfondita conoscenza delle lavorazioni del vetro di Murano, siamo sempre stati affascinati dal vetro incandescente e senza forma che, soffiato all’interno di stampi di legno di pero, si tramuta in opere di estrema bellezza e raffinatezza.
Ci siamo però chiesti cosa sarebbe successo se lo stampo stesso fosse diventato parte dell’oggetto finale. Abbiamo coinvolto nell’idea i nostri artigiani che hanno risposto con grande entusiasmo: il vetro borosilicato è stato soffiato a 1200°C in ciotole in legno tornite da Lorenzo Franceschinis (altro protagonista di Hybritèque e di cui vi parleremo a brevissimo, ndr), producendo risultati affascinanti, di una delicatezza primordiale.
Soufflè è invece un vaso non vaso. Il concept scaturisce dalla volontà di progettare un contenitore che non ne avesse la forma archetipica e che, anche in assenza di fiori, costituisse di per sé una piccola architettura in grado di riempire e decorare lo spazio. I fori stessi attraverso i quali inserire i fiori recisi ricordano un merletto (ancora un contesto veneziano, quello di Burano, ndr) e la loro casualità caratterizza Soufflè, elevandolo a pezzo unico.
Soufflè, design Kanz Architetti
Se penso al vetro, penso a Murano. Qual è il vostro rapporto con quell’antica tradizione e con i Maestri artigiani che producono oggetti straordinari?
Per essere dei veneziani il nostro vetro è atipico, lavoriamo spesso con le fornaci di Murano, ma il vetro borosilicato è il nostro primo amore.
Il protagonista è però sempre l’artigiano con cui si è instaurato un reciproco rispetto: si lavora fianco a fianco, proprio come faceva Carlo Scarpa. Spesso addirittura non esistono disegni o render tridimensionali, ma uno scambio diretto di idee che si trasforma in oggetti concreti.
Questo lavorare di fronte alla materia ci ha permesso di impadronirci di conoscenze ed esperienze indispensabile a gestire al meglio il materiale, ponendoci vicini a chi sapientemente lo forma.
Macina pepe e sale Bricola, design Kanz Architetti
Di nuovo Venezia ha ispirato per i vostri macina sale e pepe, delle piccole “bricole” da portare direttamente in tavola. Come mai siete partiti proprio da quegli elementi poveri e funzionali?
Le bricole sono pali in legno che si incontrano navigando in laguna, segnano i canali, i percorsi sicuri. Sono elementi che affiorano dall’acqua, silenziosi, astratti, e noi cercavamo lo stesso effetto. I macina pepe e sale Bricole affiorano dal tavolo come elementi naturali, presenti. La forma minimale e le dimensioni derivano dall’osservazione delle mani nel gesto del macinare, mentre l’inclinazione li estranea dal contesto della tavola, diventando motivo di conversazione.
Gli altri progetti realizzati da Mauro Cazzaro e Antonella Maione possono essere consultati sul loro sito.
Antonella Maione e Mauro Cazzaro, Kanz Architetti
Nell’immagine di copertina, particolare di un vaso della serie Primitivi, design Kanz Architetti