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Cosa ci ha insegnato questo 2020?

La differenza tra epidemia e pandemia, come e perché sia importante indossare una mascherina, e poi, ancora, parole nuove come: distanziamento fisico che si trasforma, per forza di cose in quello sociale, smart working (parola che peraltro in inglese non esiste, almeno nel significato da noi utilizzato).

Quest’ultimo, ha stravolto il nostro modo di lavorare, ripensando il nostro quotidiano e, soprattutto, il nostro spazio domestico.

Ed è stata proprio la casa, protagonista assoluta di questo anno, che si è riappropriata di una centralità dissipata in decenni di pendolarismo e socialità svolte prevalentemente all’esterno (palestra, aperitivi e cene con amici e colleghi di lavoro).

La casa è tornata al centro di tutto, non più e solo contenitore del nucleo familiare ma luogo inaspettato dove lavorare, seguire lezioni scolastiche e universitarie. In pratica, tutti gli spazi domestici hanno perso la loro tradizionale funzione: la cucina non è più solo la cucina dove si preparano e consumano i pasti ma anche l'”aula” dove seguire lezioni. Stesso destino è toccato al living, non più e solo “salotto” dove ricevere o rilassarsi ma “ufficio” dove seguire webinar, incontri di lavoro, conferenze e presentazioni. Perfino il bagno, la salle de bain per eccellenza, ha dovuto fare un passo indietro e adattarsi a nuove e inaspettate esigenze.

Normale, umano, chiederci adesso se torneremo alla normalità. E allora, mi domando quale sia il vero significato di normalità. Quella intesa e vissuta prima del 23 febbraio 2020, giorno in cui abbiamo capito la reale malevola portata del Coronavirus (Covid-19 è l’acronimo inglese), oppure si tratta di un termine ancora in divenire che avrà una definizione certa solo alla fine del periodo (anormale, eccezionale) che stiamo vivendo?

Tante sono le domande e per nulla certe le risposte, per ora. Quello che invece c’è di certo, è la capacità di adattamento dell’essere umano, e il nostro magazine ne è un testimone involontario. Scorrendo gli articoli del 2020, noterete come la pandemia si sia introdotta, lentamente ma inesorabilmente, nel nostro quotidiano cambiando addirittura la geografia interna delle nostre case e plasmando gli spazi abitativi a nuove e funzioni, sopra descritti.

E se nell’editoriale dello scorso anno ho scritto “Casa che diventa, ogni anno che passa, fulcro non solo della vita familiare ma anche nodo di un riferimento sociale sempre più diffuso”, posso tranquillamente ampliare il concetto includendo anche “un luogo dove lavorare”.

Quindi cosa ci ha insegnato questo 2020? Personalmente tanto, ad esempio a non arrendersi mai. Che ci vuole coraggio per mantenere la barra al centro. Ma soprattutto che, il nostro compito, ieri come oggi, rimarrà sempre lo stesso “raccontare il bello e il funzionale”. Binomio irrinunciabile, anche in tempi di pandemia, quando si parla di interior e design per la casa.

Buon anno a tutti

anna

Foto nordwood themes by bp1ydkAtwFI su Unsplash
vaso fiori sgabello legno scrostato

Nell’immagine di copertina, foto di Danielle Macinnes su Unsplash

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