…mentre progettavamo eravamo contro l’invadenza del disegno, eravamo alla ricerca del tratto minimo che serviva alla funzione; volevamo arrivare a dire: meno di così non si può fare. (Achille Castiglioni)
Disegni originali della lampada Bulbo – ph. courtesy Fondazione Achille Castiglioni
Apparve nell’allestimento della XI Triennale di Milano. Bellissima, poetica, essenziale e la leggerezza di una bolla di sapone. Era il 1957. Parliamo della lampada Bulbo, un capolavoro che è rimasto chiuso per oltre sessant’anni in un cassetto e che FLOS ha deciso di mettere in produzione.
Un tributo non solo alla genialità degli autori PierGiacomo e Achille Castiglioni che restano giganti indiscussi del design italiano e mondiale, ma anche una sorta di chiamata per le giovani generazioni di progettisti a pensare in termini di visione e di poesia del quotidiano, in un momento storico così accidentato e conflittuale come quello attuale. In questo i due Maestri milanesi furono – e rimangono al momento – inarrivabili.
Installazione delle lampade Bulbo alla XI Triennale di Milano nel 1957 – ph. courtesy Fondazione Achille Castiglioni
Analizziamo questa lampada così semplice e così rivoluzionaria
E’ una lampadina. Solo più grande. I fratelli Castiglioni intervennero sostanzialmente su due elementi:
– l’attacco a vite, completamente eliminato
– l’ampolla che dalla tradizionale forma a pera diventa sferica, accorciandone il collo.
Lo scarto laterale della loro immaginazione fu quello di ripensare l’idea stessa di lampadina suggerendone un uso libero senza la necessità di avere un lampadario! In poche parole, la lampadina è il lampadario e viceversa.
Ed effettivamente tutto è ridotto al minimo restando intatto il buonsenso, che è caratteristica di chi curiosamente osserva gli oggetti quotidiani cercando di carpirne il senso, compreso il quale trova il modo di stravolgerlo. Bulbo è un distillato di utilità e fantasia, di pragmatismo e sense of humor, di rigore e bellezza. Come scritto all’inizio dell’articolo, fece la sua apparizione all’undicesima Triennale di Milano, in uno dei sempre curiosi e intelligenti allestimenti firmati dai fratelli Castiglioni.
Lampada Bulbo accesa e Giovanna Castiglioni – ph. Ramak Fazel
Le lampade, appese, erano collegate tra loro in modo da abbassarne complessivamente la potenza luminosa creando un effetto caldo e morbido nell’ambiente. Il filamento interno in tungsteno raggiungeva una colorazione nello spettro del rosso che oltre a illuminare soffusamente, costituiva un singolare elemento grafico visivo, sospeso all’interno di una ampolla di vetro.
Viene da pensare a una flotta di magiche meduse o alle iridate bolle di sapone che sanno d’infanzia e di stupore. Finita l’esposizione, le Bulbo illuminarono le case dei progettisti e il loro studio, lasciando la scena pubblica.
Ciò che sorprende in questo come, in realtà, in tutti progetti firmati da Castiglioni è l’assenza assoluta di un qualche collegamento al tempo che scorre. Il che non significa che non siano collocabili in un preciso momento storico, ma la straordinarietà del processo creativo ne cancella la scansione. Restituendoci l’idea, il pensiero, l’essenza.
Lampade Bulbo alla Fondazione Castiglioni – ph. Ramak Fazel
Poteva la Bulbo restare ancorata al ricordo di quella formidabile esposizione? La risposta è no. Così FLOS ha soffiato via la polvere del tempo per restituirla al mondo contemporaneo. Senza alterarne alcun elemento costitutivo se non per la tecnologia costruttiva.
Il filamento di tungsteno è sostituito da quello LED mantenuto in posizione da una struttura in molibdeno, inglobato in una cannula in borosilicato che estrae aria ed evita la condensa interna. La temperatura della luce è di 2200°K che replica per colore quella della lampada originale con possibilità di gestire, tramite dimmer, la potenza del flusso luminoso da 210 a 450 lumen.
L’ampolla è anch’essa in borosilicato soffiato che assicura elevata trasparenza, grande resistenza unita a una estrema leggerezza grazie a spessori pressoché inesistenti. Questo materiale, infatti, è ampiamente impiegato nell’industria chimica per provette e alambicchi di estrazione dov’è richiesta una altissima stabilità meccanica, chimica e termica. Grazie PierGiacomo e Achille Castiglioni.
A sinistra, i fratelli Castiglioni con Dino Gavina e Marcel Breuer. A destra, Achille Castiglioni nel suo studio di Piazza Castello 27 a Milano – ph. courtesy Fondazione Achille Castiglioni
Nell’immagine di copertina, lampada Bulbo nella Fondazione Castiglioni a Milano – ph. Ramak Fazel