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Di marmo e di silicio – gli oggetti interattivi di Clique

Un architetto, Claudio Larcher, e un designer, Filippo Protasoni, sono i fondatori del marchio Clique e durante il Fuorisalone 2018 hanno presentato The Circuit Collection, una serie di oggetti d’arredo in grado di interagire dinamicamente con lo spazio che li circonda o addirittura di operare in modo autonomo.

Lampade, vasi, specchi sono costituiti da una solida struttura in marmo su cui si innestano a vista – quasi fossero degli organi vivi e scoperti – dei microchip, dei circuiti elettrici, dei sensori che permettono alle lampade di accendersi con un semplice gesto della mano, regolando l’intensità della luce a distanza; ai vasi di avvisarci quando la pianta che ospitano ha bisogno di essere annaffiata; agli specchi di misurare il grado di autostima del proprietario analizzando i like dei profili social.

Le ricerche del duo mettono quindi “a nudo quanto siamo abituati a mascherare, a nascondere e a proteggere: ogni segreto si rivela ai nostri occhi”, come scrive Francesco Terzaro. Una collezione sperimentale quindi, che cerca di prevedere un futuro altamente tecnologico ma in armonia con la nostra vita quotidiana.
Per “La casa in ordine” Claudio e Filippo hanno approfondito il progetto, svelandoci il perché delle loro scelte.

A sinistra, Ego, specchio delle vanità social. A destra, Luna Park, joypad
oggetti marmo design
Il marmo, un materiale d’elezione. Come mai avete scelto, per gran parte delle vostre produzioni – fin dal principio – questa pietra come elemento di base?
La nostra ricerca si è sempre sviluppata a partire dal binomio materiali tradizionali-tecnologia: in questo senso il marmo rappresenta, a nostro avviso, la tradizione italiana meglio di ogni altro materiale. Non è però solo a questo livello che vogliamo fermarci, anche come chiave di lettura: lo scorso anno per esempio abbiamo lavorato con i graniti, e negli ultimi mesi abbiamo deciso di orientarci su una qualità di marmo molto interessante – il palissandro – tipico di alcune zone del Nord Italia ma non così abusato come il bianco Carrara o il Marquina. Anche in questo senso cerchiamo di operare una piccola ricerca.

Le vostre ricerche sono molto orientate verso la tecnologia: quanto influisce la lavorazione delle macchine sugli oggetti di marmo? E come si dispiega il progetto, dal disegno al risultato finale?
In generale le macchine e i robot sono sempre uno strumento, mai un fine: cerchiamo di progettare ogni collezione a partire da un tema e da linee guida ben precise, ma senza perdere di vista questo principio; un banale showcase delle tecnologie di lavorazione rischierebbe di diventare un esercizio fine a se stesso, da fiera di settore. Il nostro pubblico è istruito ma non tecnico, osserva gli oggetti da utilizzatore. In tal senso la componente tecnologica implica un adattamento delle forme e delle geometrie attorno a dei vincoli ulteriori. Poi in realtà i nostri partner sono molto abili a risolvere il processo di produzione, quindi ci facilitano molto il compito nella progettazione dei dettagli costruttivi.

Su quali basi avete scelto le aziende con cui collaborare e qual è il rapporto che si è instaurato con esse?
Al momento i nostri interlocutori sono sostanzialmente due: T&D Robotics, che fornisce le tecnologie, e Generelli SA che realizza materialmente le lavorazioni. Ognuno di questi partner condivide con noi il piacere di sperimentare territori inesplorati per questo meraviglioso materiale, in un’ottica di ricerca che ci accomuna per provare a traghettare ulteriormente il marmo nella contemporaneità.

A sinistra, Satellite, lampada interattiva ( design Claudio Carcher). A destra, Folio, lampada interattiva (design Filippo Protasoni)
lampada marmo design
Le componenti tecnologiche sono anche materia prima delle lampade, dei vasi, degli specchi. Da dove hanno preso il via le idee che vi hanno portato a realizzare la collezione presentata a FuturDome?
Abbiamo voluto ribaltare le convenzioni secondo le quali la componentistica tecnologica viene celata dall’involucro: il nostro obiettivo è stato quello di svelarla e renderla linguaggio espressivo. In tal modo abbiamo creato un dialogo esplicito tra la purezza statuaria della pietra e la brutalità dei circuiti elettronici, raccontati nell’essenzialità e nell’estetica che li caratterizza: del resto le schede e i processori sono realizzati con materiali preziosi almeno quanto il marmo. A livello funzionale invece la tecnologia aiuta a smaterializzare i compiti richiesti agli oggetti: in questa maniera possiamo lasciare il marmo immobile, ma realizzare comunque un’interazione interessante.

De-Metro, smartpot (Filippo Protasoni)
vaso marmo interattivo
Che riscontro ha avuto The Circuit Collection tra il pubblico e gli esperti di settore durante il Fuorisalone?
La nuova collezione ha avuto molto successo all’esposizione in FuturDome: l’azzardo è bene o male sempre stato nel nostro Dna, per questo abbiamo un pubblico affezionato che ci segue ormai da anni e che apprezza i nostri punti di vista un po’ estremi sul tema delle pietre. L’interesse è stato molto alto sia da parte degli addetti ai lavori sia della stampa, senza escludere un pubblico di curiosi che si è dimostrato particolarmente ricettivo e aperto alla sperimentazione.

Dove possono essere acquistati i vostri oggetti?
Lo scopo principale della nostra ricerca non è la commercializzazione dei singoli pezzi, quindi non abbiamo mai attivato una vera e propria rete distributiva. A ogni modo, chi desiderasse acquistare i nostri prodotti può scriverci a info@clique-editions.com. I prezzi degli oggetti della nuova collezione variano tra € 3.000 e € 5.000.

Claudio Larcher e Filippo Protasoni di Clique
ritratto carcher e protasoni

Nell’immagine di copertina, The Circuit Collection

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