Il sogno di chiunque in casa? Energia elettrica a costo zero prodotta attraverso un impianto fotovoltaico, per abbattere i costi della bolletta e rispettare l’ambiente attraverso l’utilizzo di una fonte rinnovabile. Ma nel momento in cui il passo da fare verso l’acquisto è vicino, ecco che molti dubbi ci assalgono e le nostre serate si consumano navigando in rete, dispensatrice di generose promesse, per cercare di capire le caratteristiche da prendere in considerazione per la scelta finale.
Ma quali sono i primissimi passi da fare prima di immergersi tra le onde della rete e cercare la soluzione più adatta al nostro contesto e alle nostre tasche? Lo abbiamo chiesto a Elmec Solar, azienda che progetta e installa impianti fotovoltaici, attraverso alcune domande che racchiudono la maggior parte dei dubbi.
I primi passi da fare prima di acquistare un impianto fotovoltaico
Prima di considerare l’installazione di un impianto è doveroso valutare la reale fattibilità e la convenienza. Possiamo certamente sintetizzare questo processo in tre punti fondamentali.
1 – Prima di tutto bisogna guardare a quanto ammontano i propri consumi energetici annuali. Nella bolletta compare una dicitura “Consumi annui in kWh pari a…” seguito da un numero in migliaia (2.000; 3.540; 4.600…). Questo è un dato importantissimo per una corretta valutazione.
Questi dati ti consentiranno di capire la potenza dell’impianto fotovoltaico di cui hai bisogno. In base ai consumi annui infatti varia la potenza dell’impianto che dovrete installare. Esempio: consumi annui sono pari a 4.600kWh = potenza impianto di 4,5kWp.
2 – In secondo luogo bisogna analizzare come viene consumata l’energia e se esistono i presupposti perché le vostre abitudini possano eventualmente cambiare. Capire in quali fasce orarie si consuma di più vi permetterà di comprendere le esigenze familiari in termini di consumo energetico e quindi individuare la tecnologia dell’impianto fotovoltaico che meglio si adatta alle vostre esigenze. E’ necessario stabilire che tipo di consumi coinvolgono le diverse fasce orarie e se questi possono essere spostati da una fascia all’altra. Se in bolletta i consumi risultano maggiori durante la fascia serale, dovrete valutare un impianto con un sistema di batterie di accumulo, rispetto ad un sistema fotovoltaico tradizionale. Questo perché i sistemi di storage sono in grado di restituire l’energia accumulata durante il giorno, nelle ore serali e notturne. Un altro aspetto da valutare è l’intenzione di crescita dei consumi elettrici a tendere, ad esempio l’installazione di una piastra ad induzione, o un sistema di climatizzazione, oppure l’acquisto di un’auto elettrica. Questo porterebbe alla valutazione di un impianto fotovoltaico sovradimensionato, così da poter coprire i consumi futuri.
3 – Infine le ultime considerazioni riguardano lo spazio disponibile installabile (1kWp occupa circa 6,5 mq con pannelli solari tradizionali, contro i 4 mq con moduli ad alta efficienza), l’orientamento e l’inclinazione della falda del tetto e possibili ombreggiamenti dovuti a comignoli, antenne, alberi o costruzioni limitrofe che potrebbero influenzare la produzione dell’impianto.
Prima di procedere all’acquisto è quindi molto importante analizzare preventivamente questi aspetti con verifiche specifiche supportate da professionisti del settore.
Quanti tipi di impianto fotovoltaico esistono sul mercato? Come faccio a stabilire quello più adatto alle mie esigenze? La potenza installata è un parametro importante o devo considerarne altri, tipo i materiali dei pannelli o le attrezzature, per conoscerne l’efficienza?
Le tipologie di impianti fotovoltaici sono principalmente tre:
1– stand alone, garantiscono la fornitura di energia elettrica in zone in cui non vi è la rete locale, come, per esempio, le baite di montagna.
2– grid connected, sono impianti collegati alla rete elettrica e in questo modo, nelle ore in cui l’impianto non produce energia, questa viene prelevata dalla rete del gestore locale, che a sua volta nel momento in cui l’energia prodotta è in sur plus, ovvero non viene auto consumata, la accumula e la contabilizzata costituendo un credito per l’utente;
3– storage, si tratta di impianti dotati di sistema di accumulo che funzionano in questo modo: l’energia prodotta va dapprima a servire l’utenza e se risulta esserci energia in eccesso, questa, invece che essere ceduta in rete, viene accumulata in un sistema di storage, o sistema di accumulo, per poter essere riutilizzata in un secondo momento. L’energia viene convogliata nelle batterie di accumulo fino a completo caricamento e l’energia residua viene ceduta alla rete e valorizzata con la convenzione di scambio sul posto.
Considerando che la prima tipologia è applicabile solo in alcuni casi e che per legge uno stand alone non è concesso dalla normativa se l’utenza è servita dalla rete elettrica nazionale, il dubbio, nella maggior parte dei casi, rimane tra scegliere se abbinare o meno una batteria di accumulo all’impianto fotovoltaico.
Un sistema di accumulo ha senso se:
– hai già un impianto fotovoltaico sovradimensionato, quindi invece di cedere l’energia alla rete, conservi l’energia autoprodotta per utilizzarla la sera, quando l’ impianto non è in funzione.
– hai intenzione di andare verso un uso più elettrificato dei consumi, quindi l’intenzione è quella di avere una casa full electric, con pompa di calore e piastra ad induzione o quella di alimentare l’auto elettrica.
In generale comunque il fotovoltaico con accumulo conviene in particolar modo quando lo usiamo solo dopo aver massimizzato l’autoconsumo istantaneo. Possiamo dunque dire che i parametri importanti sono: l’analisi dei consumi, la valutazione delle prospettive di consumo, il corretto dimensionamento dell’impianto e la scelta dei prodotti: ogni componente ha una sua importanza e una sua rilevanza specifica che incide sulle prestazioni e l’affidabilità dell’intero impianto. Ogni componente deve essere scelto per precisi criteri di qualità, specificità tecnica, affidabilità/credibilità dell’azienda costruttrice in funzione dell’esigenza del cliente che deve essere portato a conoscenza dei prodotti che avrà in casa per i prossimi 25 anni!
Abito a Trento o a Palermo, il mio impianto sarà ugualmente efficiente? I moduli attualmente in commercio possono in qualche modo sopperire con la loro architettura alla fisiologica intermittenza della radiazione solare? Nelle regioni “svantaggiate” devo per forza pensare ad un sistema di accumulo? E quanta autonomia mi fornisce?
La latitudine è uno dei fattori “esterni” che, insieme ad inclinazione e orientamento e temperatura, va ad influire sul rendimento dell’impianto. Alle nostre latitudini l’inclinazione ottimale dei pannelli si aggira intorno ai 30 – 35 gradi.
L’angolo ottimale aumenta all’aumentare della latitudine e diminuisce man mano che ci si avvicina all’equatore: nei paesi del nord Europa l’inclinazione ottimale può superare anche i 60 gradi. Questa “verticalità” dei moduli fotovoltaici e dei tetti delle case, peraltro, agevola anche lo scivolamento della neve nei periodi invernali. Nei paesi caldi, invece, quelli più vicini all’equatore, l’inclinazione “quasi orizzontale” dei pannelli fotovoltaici (ad es. di 10°) garantiscono migliori prestazioni.
Anche la temperatura fa la differenza e incide sulla resa più di quanto si possa pensare. La temperatura ottimale si stima in genere intorno ai 25 gradi centigradi. In questo caso il classico pannello fotovoltaico ha le condizioni migliori per produrre energia. Un eccessivo surriscaldamento o un insufficiente livello di areazione provocano un calo produttivo.
Se per regioni “svantaggiate” si intende a bassa irradiazione solare, probabilmente non è conveniente installare un sistema di accumulo, poiché questo ha senso quando c’è un “eccesso di produzione” rispetto al fabbisogno e quando c’è un disaccoppiamento costante fra il momento della produzione (presenza di sole) e il momento del consumo di energia.
Devo rivolgermi direttamente a un rivenditore o la figura più adatta è l’architetto? Servono permessi particolari per l’installazione dell’impianto? Tra una casa indipendente e un appartamento in condominio, esistono dei vincoli?
La figura più adatta a cui rivolgersi è un professionista del settore, serio e competente che sappia consigliare al meglio e che sappia anche a volte disincentivare l’acquisto di un impianto se questo non risulta essere conveniente.
Un operatore del settore ha queste caratteristiche se:
– mi presenta un’analisi dei miei consumi;
– valuta le mie prospettive di consumo e non si basa solo sulla situazione attuale;
– mi indica nel preventivo i prodotti i maniera chiara e trasparente (marche, produttori, garanzie, schede tecniche)
– mi presenta il dimensionamento dell’impianto, una stima di produzione e un’analisi di eventuali ombreggiamenti
– mi include nel contratto un sistema di monitoraggio dei flussi energetici
– sa consigliarmi soluzioni di domotica per far dialogare direttamente il mio impianto con gli utilizzatori domestici (es. faccio partire la lavatrice nel momento in cui la mia produzione da fotovoltaico è tale da poter coprire quel consumo).
L’iter burocratico consiste nel richiedere l’autorizzazione presso il comune di riferimento, al gestore di rete e al gestore dei servizi energetici. Se non sussistono vincoli paesaggistici, storici o idrogeologici, la pratica comunale è molto veloce in quanto si tratta di una mera comunicazione di inizio lavori.
La pratica da presentare al gestore di rete (E-distribuzione) ha delle tempistiche un po’ più lunghe e deve essere inoltrata dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie per la costruzione dell’impianto fotovoltaico e deve utilizzare un modello standard messo a disposizione dal gestore di rete.
Le tempistiche per ottenere il preventivo per un impianto residenziale (sotto i 20 kWp) sono di 20 gg lavorativi. Una volta ottenuto, il preventivo rimane valido per 6 mesi.
I tempi di realizzazione effettiva della connessione vanno dai 30 ai 45 giorni nella maggior parte dei casi, solo nelle zone in cui la rete elettrica nazionale deve essere potenziata i tempi si dilatano (lavori complessi).
E-distribuzione entro questi 30 gg lavorativi (nel caso di lavori semplici) non è obbligata ad allacciare, ma ad emettere una comunicazione dove sono proposte le date di allacciamento (le date sono a scelta tra 2 disponibili, distanziate fra loro di 1-2 gg, una in cui l’allacciamento è previsto di mattina ed una di pomeriggio). Queste date possono essere fino a 10 gg lavorativi successivi alla data della comunicazione.
L’ultima pratica da gestire è quella da presentare al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) con il quale si stipula la convenzione di scambio sul posto, ovvero il rimborso dell’energia immessa in rete. Questa pratica viene presentata una volta allacciato l’impianto alla rete.
Per quanto riguarda invece un impianto in condominio: la modifica dell’art. 1122 del Codice Civile chiarisce che non esistono vincoli particolari purché sia occupata la porzione di tetto di effettiva proprietà (in funzione dei millesimi) e che siano lasciate le medesime possibilità e condizioni a tutti i condomini. Il consiglio è quello di avere, in ogni caso, l’autorizzazione da parte dell’assemblea condominiale.
Quanto effettivamente costa un impianto fotovoltaico e in quale quota recupero fiscalmente l’incentivo messo a disposizione dallo Stato?
Il costo complessivo chiavi in mano di un impianto fotovoltaico dipende dai prodotti utilizzati. Considerando però che un impianto ha una vita di 25 anni è consigliabile stare molto attenti alle marche, ai produttori e alle garanzie che vengono proposte. Un buon impianto fotovoltaico da 3 kWp, senza accumulo, con i migliori moduli fotovoltaici e inverter con ottimizzatori di potenza (che permettono appunto di ottimizzare la produzione di ogni singolo modulo) si aggira tra i 7 e gli 8 mila euro. Con la possibilità di detrarre il 50% della spesa in 10 anni e con il rimborso dell’energia scambiata, il ritorno dell’investimento risulta essere di 7/9 anni.
Ho letto che alcuni rivenditori (come Elmec Solar ad esempio) organizzano dei gruppi di acquisto. Cosa sono e soprattutto quanto risparmio?
È vero, noi siamo stati i primi ad introdurre questa formula, ispirandoci ai GAS (gruppi di acquisto solidale). L’iniziativa ha l’obiettivo di abbattere il costo dell’impianto fotovoltaico chiavi in mano proprio grazie alla creazione di un gruppo di acquisto fra privati che permette un discreto risparmio proprio nell’ottica del maggior potere contrattuale. Sostanzialmente i costi si abbassano con l’aumentare delle persone che aderiscono senza incidere minimamente sulla qualità finale dell’impianto. Dalla nostra esperienza (quest’anno siamo giunti alla quinta edizione) siamo riusciti ad applicare mediamente uno sconto del 7-8% ad impianto in ogni edizione.
Quanto dura mediamente un impianto fotovoltaico e quali sono i costi di manutenzione? Penso ad esempio ai fenomeni metereologici intensi, posso stare tranquillo rispetto a grandine o neve?
I moduli fotovoltaici hanno una vita stimata superiore ai 30 anni, la parte più delicata e tecnologica dell’impianto è l’Inverter; i prodotti di buona qualità hanno una garanzia di 12 anni. Da circa un paio di anni a questa parte abbiamo cominciato ad avere le prime sostituzioni degli inverter montati i primi anni della nostra attività (2006-2007), dunque su inverter di buona qualità ma di tecnologia “primitiva” misuriamo una vita utile di 10/11 anni a fronte di macchine con una garanzia quinquennale (standard di quel periodo).
Per quanto riguarda la grandine in Italia è prevista una prova di certificazione dedicata: i produttori devono fornire prodotti a campione che vengono sottoposti al lancio di un chicco di grandine con diametro di 2,5 cm a 80 km/h; quindi grandinate “normali” e anche di più… non creano nessun tipo di problema. Nell’ultimo periodo, anche a causa del surriscaldamento terrestre, si misurano eventi atmosferici fuori dal comune e, per questo motivo, il consiglio è quello di assicurare (all’interno della polizza RC di casa) anche i moduli posizionati sul tetto. L’impianto fotovoltaico non richiede alcuna manutenzione “obbligatoria”, un consiglio di “buon utilizzo” è quello di pulire la superficie captante (moduli) una volta all’anno.
In caso di un guasto o malfunzionamento, a chi devo rivolgermi? L’impianto è garantito dal rivenditore?
In caso di guasto è necessario contattare il servizio di assistenza dell’azienda che ha realizzato l’impianto. In caso di guasto/malfunzionamento dei componenti (moduli, inverter, ottimizzatori, batteria ecc.) risponde direttamente la garanzia di prodotto dell’azienda produttrice. In caso di guasto dovuto a difetti installativi, per normativa la Dichiarazione di Conformità dell’impianto (che deve essere rilasciata dall’azienda installatrice) garantisce il ripristino gratuito per 24 mesi.
A fine vita dell’impianto, come verrà effettuato il suo smaltimento? Sono sicuro che, visto che ho scelto di approvvigionarmi con energia rinnovabile, il suo impatto ambientale sarà nullo?
I moduli fotovoltaici sono riciclabili al 98%, sono infatti composti da: silicio, materiale plastico, alluminio e rame. Anche questo aspetto è stato definitivamente “normato” a partire dal 2014 (Dlgs 49/14 marzo 2014 ) secondo cui i moduli fotovoltaici sono stati equiparati ai “Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche” (R.A.E.E.) ovvero elettrodomestici, PC ecc. e possono essere conferiti nei preposti centri di raccolta (normali isole ecologiche cittadine).