di Marta Santacatterina.
L’esordio di Matteo Stucchi (classe 1992) è avvenuto grazie a una serie di vasi in ceramica: The Wind Rose si ispira alle forme femminili, rappresentandole attraverso quattro tipi ideali che corrispondono ai punti cardinali e associandole ai dei colori, dall’azzurro cielo come tinta di un’algida bellezza nordica, al verde della “donna terra” dell’Ovest, mentre le forme esili dell’Est sono in color madreperla la silhouette generosa del Sud, ovviamente, in rosso.
The Wind Rose e il loro designer, Matteo Stucchi
Matteo ha già in curriculum alcune collaborazioni con aziende importanti: per Tornilegno ha realizzato Nesso –tavolino dallo stile minimalista – e Spoletta, uno spiritoso sgabello/tavolino in legno massello che prende spunto dagli strumenti utilizzati dalla sarta per lavorare: “è un rocchetto che ama farsi circondare dal calore degli abitanti della casa”, scrive il designer. Altri tavolini disegnati per Meroni & Colzani prendono invece vita da superfici curve o ad angolo retto: quelle dei cilindri che ne costituiscono la base e quelle dei piani di appoggio che scendono morbidamente verso terra o che salgono verso l’alto piegandosi tutt’un tratto per sostenere gli oggetti.
A sinistra, Tavolino/sgabello Spoletta, per Tornilegno, design Matteo Stucchi. A destra, Tavolino Nesso, per Tornilegno, design Matteo Stucchi
Tavolini per Meroni & Colzani, design Matteo Stucchi
In generale, nei suoi lavori Matteo Stucchi intende creare un perfetto equilibrio tra fattori anche diametralmente diversi, come il rigore e la fantasia, senza mai dimenticare il colore e il gioco. Tra le sue produzioni, spiccano in particolare le carte da parati nelle quali spesso il punto di partenza della decorazione è un’immagine storica (ma non mancano le decorazioni geometriche o di pura fantasia). I titoli ben suggeriscono lo stile e i temi delle carte da parati: ad esempio Fondazione di Roma e Cristoforo Colombo per Co.De (Contemporary Design by Jannelli), Sapienza per Limonta e la serie Le stanze di Ferenc per Villae. Quest’ultimo progetto scaturisce dall’originaria tappezzeria dell’appartamento del musicista Franz Liszt e la serie di cinque carte si caratterizza per “lo sfondo che appare segnato dal tempo e la cornice che raccoglie ed esalta le diverse illustrazioni”.
Carta da parati 7 re di Roma, serie Past Reloaded per Co.De, design Matteo Stucchi
Abbiamo chiesto al giovane designer di raccontarci quali sono stati i passaggi per entrare a far parte del magico mondo del design: abbiamo scoperto che si è costruito tutto da solo, e che vuole seguire le orme di un grande Maestro, quel Bruno Munari di cui continua a leggere e a rileggere i libri.
Carta da parati Sapienza, per Limonta, design Matteo Stucchi
Quando hai capito che, da grande, saresti diventato un designer?
Non c’è stata una data precisa. Da bambino non sapevo neanche cosa fosse il design, mi piaceva andare a giocare a calcio in piazza o in oratorio con i miei amici. Posso dire invece che i cinque anni di scuola superiore mi hanno aiutato a capire quello che volevo fare: mi sono infatti diplomato come geometra e tra una pianta, una sezione e un prospetto, iniziava già allora a nascere in me l’interesse e l’amore per il mondo dell’arredamento. Cominciata l’università in Product Design, ho avuto la piccola fortuna di vincere i primi concorsi, in quel periodo ho capito che quella era la mia strada.
Carta da parati della serie Le stanze di Ferenc per Villae, design Matteo Stucchi
Dall’autoproduzione al lavoro per le aziende: come sei riuscito a compiere questo passo?
Tutto è nato da The Wind Rose, il mio primo progetto autoprodotto. Un progetto svolto a 360°: dall’idea ai primi prototipi, dagli shooting fino ad arrivare alla parte di comunicazione. Racconto sempre che è stato come un “biglietto da visita” per il pubblico e per le aziende, perché grazie a esso sono arrivato a stringere alcune collaborazioni. Ho anche partecipato a diversi eventi/fiere nei quali mi sono fatto conoscere, riuscendo a contattare il mondo delle aziende sia tramite email sia presentandomi nei vari showroom. Non è stato facile, perché partendo da zero e senza avere nessun contatto, mi sono dovuto costruire tutto da solo.
A sinistra, carta da parati Sweet escape, serie Past Reloaded per Co.De, design Matteo Stucchi. A destra, carta da parati Exotic Feathers, serie Perfect Illusion per Co.De, design Matteo Stucchi
Per il tuo lavoro ti ispiri in particolare agli insegnamenti e alle metodologie di Bruno Munari: cosa ti affascina di quel Maestro e come applichi le nozioni nei tuoi progetti?
Considero Bruno Munari come il “papà del design”, pur non avendo mai avuto il privilegio di conoscerlo di persona. Fin dal primo anno di Università ho letto quasi tutti i suoi libri, e continuo tutt’ora a rileggerli, perché mi affascinano la semplicità e l’eleganza delle sue parole. Confido molto nel libro Da cosa nasce cosa perché spiega tutto il suo metodo progettuale, dal problema alla soluzione. Un concetto che mi piace molto, e che Munari spiega nel libro, è che “Siamo tutti dei designer, o meglio siamo tutti dei progettisti. Sia nell’ambito della vita sia nel lavoro. E un vero progettista è in grado di progettare dalla piccola scala (es. una forchetta) alla grande scala (es. urbanista di una città)”.
Tra gli oggetti realizzati finora, quale ti è più rimasto nel cuore e perché?
Non ho un oggetto preferito o che mi è rimasto nel cuore, perché considero tutti i miei progetti come una sorta di “figli” e penso che nessun genitore preferisca un figlio all’altro. Lo stesso vale per me e per i progetti che realizzo.
Che obiettivi ti poni per il futuro prossimo?
Spero di far crescere le collaborazioni sia con aziende italiane sia straniere. Visto che sono un designer under 30, mi piacerebbe riuscire a realizzare il mio primo progetto di interior design.
Ai lavori di Matteo Stucchi è dedicata la sua pagina di Facebook
Carta da parati Fondazione di Roma, serie Past Reloaded per Co.De, design Matteo Stucchi
Nell’immagine di copertina, carta da parati Cristoforo Colombo, serie Past Reloaded per Co.De, design Matteo Stucchi