di Marta Santacatterina.
Era il 1966 quando gli architetti Pietro Derossi e Giorgio Ceretti firmarono un progetto che segnò indelebilmente la storia delle discoteche, dal loro arredo al concept generale: il Piper di Torino – diventato meritatamente celebre per la musica, la grafica, le arti performative, e che ha visto tra i protagonisti Alighiero Boetti, Piero Gilardi, Gianni Piacentino, Mario e Marisa Merz, Michelangelo Pistoletto – era stato pensato come un locale “flessibile”, trasformabile con facilità per adeguarsi alle diverse esigenze, dal ballo al teatro, dal cinema alle riunioni fino alle mostre.
Tutto, in quel mitico luogo, era all’insegna della creatività, presente in ogni volume, in ogni complemento d’arredo. C’era ad esempio una tenda di plastica metallizzata comandata con cellule fotoelettriche, una scala “musicale” – calpestando ogni gradino questo suonava una nota diversa – inserita in una sorta “tubo” rivestito di polivinile, sul soffitto si trovava addirittura una “macchina luminosa” progettata da quel genio di Bruno Munari e che proiettava sulle pareti effetti luminosi diversi.
L’attività del club durò solo pochissimi anni, ma in quei 32 mesi propose ben 60 spettacoli e ancora ai giorni nostri il Piper viene riconosciuto come la prima discoteca vera e propria della città sabauda. E sono in molti a ricordarla ancora con nostalgia.
Da pochi giorni un frammento del Piper è tornato a vivere grazie alla collaborazione tra Artissima, Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino, Gufram, importante realtà industriale del design, e Pamono, piattaforma e-commerce specializzata proprio in oggetti di design. L’8 febbraio è stata allora presentata la Piper Chair, poltroncina a quei tempi assolutamente sperimentale, tanto quanto il contesto per il quale nacque: progettata anch’essa dall’architetto Pietro Derossi, come testimoniano molte foto d’epoca e ricostruzioni contemporanee, può essere assurta a simbolo della discoteca di Torino, nonché di una breve, entusiasmante, colorata e scoppiettante epoca.
I disegni originali delle sedute sono stati editati da Gufram in stretta collaborazione con l’Archivio Derossi, riproducendo le forme e le tonalità d’epoca – l’operazione è stata possibile grazie all’attenta osservazione delle fotografie storiche e dei campioni conservati nell’archivio dell’architetto – e l’edizione limitata, che a una sola occhiata rimanda agli stili e alle atmosfere della prima metà degli anni Sessanta, si presenta sotto forma di una scocca in vetroresina stratificata su un sostegno cubico in legno, sulle cui superfici scorre una banda centrale che riprende il colore della seduta. Azzurro e rosa polvere, verde maggio e arancio cadmio sono le varianti di colore con cui la Piper Chair è disponibile su panomo.it a € 1.600, per un tuffo nei proverbiali Sixities italiani.