di Sebastiano Tonelli.
Elena Albricci e Claudio Fiumicelli, architetto la prima e designer il secondo, sono i fondatori di Studioventotto, uno studio multidisciplinare che soddisfa le diverse esigenze del mondo della progettazione. Dopo aver notato i loro splendidi pezzi al Salone Satellite dello scorso anno, si raccontano nella nostra intervista.
Raccontateci chi siete e come vi siete avvicinati al design.
Nel 2011 abbiamo fondato studioventotto con l’idea di unire competenze e approcci progettuali maturati in ambiti differenti ma affini. Lo sguardo del designer è maggiormente rivolto al dettaglio, al particolare tecnico e funzionale mentre quello dell’architetto al rapporto armonico dell’oggetto con il contesto. Questa differenza nello sguardo e le discussioni che ne scaturiscono sono ciò che amiamo di più del nostro lavoro.
Su quali progetti preferite lavorare?
Ogni nuovo progetto di design rappresenta per noi occasione di ricerca di un equilibrio ideale tra forma, funzionalità e racconto. Traiamo ispirazione e insegnamento dalla tradizione del design italiano, coniugando artigianalità e nuovi processi industriali.
Siamo curiosi verso le innovazioni che la tecnologia offre ma siamo ancora interessati ad esplorare a fondo le possibilità che possono dare materie come il legno e il metallo: sebbene lavorate da sempre, non smettono di stupire se trattate da mani esperte. Così, anche il connubio con il materiale di sintesi per eccellenza, la plastica, adoperata artigianalmente può essere una scoperta emozionante.
Avete partecipato a due edizioni del Salone Satellite, raccontateci com’è andata. Che oggetti avete presentato nel 2017?
Siamo molto soddisfatti di entrambe le edizioni. Nel 2014 abbiamo presentato dei progetti che potessero rappresentare il nostro modo di intendere il design, come la sedia-scaletta Suppergiù (brevettata). Un oggetto apparentemente comune, in realtà caratterizzato da una doppia funzione pensata a partire dall’osservazione critica dei nostri comportamenti quotidiani.
Sedia SuppergiùSedia Suppergiù
Il riscontro molto positivo ricevuto ci ha convinti a partecipare ad una seconda edizione. Nel 2017, con maggiore esperienza alla spalle, abbiamo pensato a oggetti che coniugassero aspetti funzionali, estetici ed emozionali. Il tavolo Puzzle affronta il tema dell’allungamento del piano attraverso una geometria articolata, che valorizza l’estetica del meccanismo stesso e ne sottolinea gli elementi costitutivi.
La linea di demarcazione dei piani disegna un incastro e suggerisce la presenza di una guida di scorrimento centrale che vincola le due parti mobili. Ogni elemento possiede una duplice funzione, allo scopo di alleggerire la forma e sfruttando al massimo le prestazioni dei materiali.
Tavolo Puzzle
I tavolini Lilliput sono stati selezionati già durante la settimana del Salone da Billiani, importante azienda che si dedica soprattutto al contract, ed in breve tempo sono entrati a far parte del loro catalogo. Il fulcro di questo progetto sono i pomelli in legno tornito, collocati sulla circonferenza dei piani alle due opposte estremità.
Tavolini Lilliput
Elementi chiave della statica e della meccanica dei tavolini, richiamano con il loro disegno l’occhio dell’osservatore. Le gambe si separano dalla struttura ed i pomelli costituiscono l’impugnatura delle viti che tengono insieme le diverse parti. Verranno così spediti con imballaggio piatto assieme a semplici istruzioni di montaggio.
Particolare di un Tavolino Lilliput.
Le lampade Filo e Ferro fondono l’abilità artigianale dell’intreccio con materiali di origine tipicamente industriale. Questi due ultimi progetti sono stati selezionati da La Rinascente per essere esposti e venduti da ottobre a dicembre nel prestigioso store di Piazza Duomo a Milano.
Lampade Filo e Ferro
Che importanza ha per voi l’autoproduzione e in cosa si differenzia rispetto al design industriale?
L’autoproduzione, al momento, ha un peso limitato nella nostra produzione. Infatti produciamo e vendiamo direttamente solo le lampade della collezione Filo e Ferro ed i portambrelli Milady (presentati al SaloneSatellite 2014). Siamo maggiormente orientati verso la filiera tradizionale che vede lo sbocco di una produzione industriale.
L’autoproduzione necessita di svolgere e coordinare una serie di attività di supporto alla promozione e alla vendita; queste attività ci distolgono dal lavoro che ci è più congeniale, cioè la progettazione vera e propria. Collaborare con un’azienda ci consente invece di concentrarci sugli aspetti tecnici e realizzativi.
Parliamo delle lampade “Filo e Ferro”: da cosa nasce l’idea e che tipo di rapporto instaurate con gli artigiani?
Questo progetto nasce dall’idea di esplorare gli effetti illuminotecnici che può offrire la mescola traslucida e colorata del PVC, oggi prodotta anche sotto forma di corde per la legatura di arredi da esterno. Ci affascinava la possibilità di accostare trame di diversi colori e immaginare il suggestivo contrasto di ombre nello spazio circostante.
Le lampade sono caratterizzate da una struttura in filo metallico apparentemente semplice eppure attentamente proporzionata: sezioni coniche determinano anelli talvolta circolari, talvolta ellittici, che conferiscono agli oggetti un andamento irregolare, che si offre differente da ogni punto di osservazione. L’ispirazione nasce infatti immaginando di ruotare nella mano una gemma dalle molteplici sfaccettature colorate.
Questa idea si concretizza grazie alla collaborazione con Impagliando, un laboratorio artigianale di impagliatura e intrecci per il quale abbiamo disegnato una collezione di arredi e separé nel 2016. Le lampade Filo e Ferro sono in vendita sul nostro sito.
Realizzazione lampade Filo e FerroElena Albricci e Claudio Fiumicelli