“Deve essere stato un uomo saggio a inventare la birra”
Platone
La prima “cotta” del birrificio Angelo Poretti in Valganna vede la luce nel lontano 1877 ma a guardarlo oggi, il birrificio, sembra che non sia passato tutto quel tempo. Rigoroso nell’architettura con pochi simboli caratterizzanti, dai ferri battuti ai mascheroni sulle facciate degli edifici che compongono il complesso, è uno degli esempi industriali di inizio Novecento conservati con rispetto. Oggi il birrificio è gestito dal gruppo Carlsberg, ormai dal 2002, che produce e commercializza oltre 1 milione di ettolitri di birra a marchi Carlsberg, Carlsberg Elephant, Carlsberg Special Brew, Tuborg, Birrificio Angelo Poretti, Kronenbourg 1664, Grimbergen, Holsten, Feldschlösschen.
E se al suo interno la tecnologia di produzione è all’avanguardia, a guardarlo da fuori è rimasto veramente intatto, anche nella colorazione degli edifici, il grigio e il giallo. Visitare il birrificio è davvero un’esperienza da provare e Carlsberg offre questa possibilità attraverso delle visite guidate, prenotabili direttamente online a questa pagina. Pensare che il 2017 significa il 140esimo anno di produzione di birra nello stesso posto, nella Valganna appunto, significa che quell’Angelo Poretti, il primo fondatore dello stabilimento, che già aveva vinto la scommessa di produrre la prima birra nazionale Pils nel 1885, oggi avrebbe preso sicuramente il premio oscar dell’industria, se fosse esistito.
Interno dello stabilimento Poretti.
Un po’ di storia.
Angelo Poretti decide di costruire un birrificio proprio nella Valganna, a pochi minuti dal centro di Varese, perché lì c’era una fonte di acqua, la fonte degli ammalati, e la possibilità di reperire facilmente del ghiaccio dal vicino lago di Ganna per conservare la birra. Una birra nuova per l’Italia. Angelo Poretti viaggia in Boemia, per motivi di lavoro ed è lì che conosce uno stile tutto nuovo di fare la birra, la Pilsener. Una bevanda spumeggiante e leggera, con moderato contenuto alcolico e soprattutto che si poteva produrre tutto l’anno. Come la definì la stampa locale, “una birra che tornasse gradita anche durante la stagione invernale, come non avviene alle nostrali e a talune delle birre straniere”.
Decide quindi di costruire il birrificio proprio in quel punto della Valganna, dove esisteva già la cessata Amideria del Dones. Fece quindi ristrutturare completamente il complesso, ampliandolo e corredandolo di tutti quegli aspetti tipici di un birrificio, ancora oggi visibili nell’architettura dell’epoca. E tutti i macchinari per la produzione vennero direttamente, insieme a malto e lievito, da Vienna, mentre il luppolo aromatico utilizzato nella varietà Pilsener, insieme al mastro birraio, vennero dalla Cecoslovacchia. Questa determinazione industriale fece sì che lo stabilimento venne sempre diretto da esperti di grandissima e riconosciuta professionalità, caratteristica che ha portato fino ad oggi la produzione della birra all’imbocco della Valganna.
Esterno della sala cottura.
La visita
Essere guidati attraverso una preziosa eredità del passato è senza dubbio un privilegio. Il percorso inizia con una passeggiata all’interno del parco in cui è immerso lo stabilimento, un modo molto originale per un’azienda che produce birra di raccontare la propria storia, mostrandosi come già faceva Angelo Poretti, il fondatore, al cambio di stagione per festeggiare la birra nuova. Un passato che viene trattato con il rispetto di una preziosa eredità e con la lungimiranza di un’opportunità sempre attenta a quello che circonda il birrificio. Piante di luppolo sono sparse un po’ ovunque e questo potrebbe sembrare scontato e banale, ma chi ha mai visto dal vivo una pianta di luppolo?
Da qui si prosegue entrando direttamente nello stabilimento, attraverso un percorso protetto e sopraelevato dove le varie zone di produzione, dalla fase di imbottigliamento a quella di pallettizzazione (qui chiamano così il confezionamento delle bottiglie) sono inserite con le loro tecnologie all’avanguardia, senza dare noia al complesso architettonico. Fatta una rapida carrellata di numeri, che sono impressionanti, se si pensa alla velocità di passaggio delle centinaia di migliaia di bottiglie, è il momento di passare al cuore pulsante dello stabilimento, la sala cottura, recuperata nel 2008 dopo lo smantellamento di una già esistente ma degli anni settanta. Già dall’esterno viene ribadito il concetto di rispetto storico in maniera preponderante.
La sala cottura.
La pensilina in ferro battuto, insieme ai festoni decorativi di luppolo, mostra un’anteprima del gioiello architettonico interno, volutamente conservato. Caldaie in rame, eleganti piastrelle bicrome sulle pareti, pannelli di controllo fatti a mano, gruppi di illuminazione, è tutto rigorosamente originale. Sotto il pavimento in realtà c’è il vero e proprio impianto, così la vecchia sala di cottura, senza cambiare minimamente aspetto, racchiude ciò che di meglio oggi la tecnologia offre in fatto di produzione di birra. Dopo essere ritornati indietro nel tempo, tra aromi di luppolo e malto d’orzo che inondavano quella sala, si passa alla parte finale della visita.
Ci si inerpica attraverso una spettacolare scalinata su una dolce collina, sempre all’interno dello stabilimento, dove sorge la villa Magnani, un esempio Liberty di inizio XX secolo, la residenza costruita per il successore di Angelo Poretti, suo nipote, dallo stesso architetto della Stazione Centrale di Milano, Ulisse Stacchini. Qui è stato ricavato un vero e proprio “pub” dove l’assaggio delle birre prodotte dal marchio Carlsberg è d’obbligo, visto che alcuni tipi sono riservati alla ristorazione e non è possibile trovarli nella grande distribuzione.
Pannello d’epoca per il controllo del processo produttivo.
Rubinetti d’epoca per verificare il prodotto finale nel sapore e nell’aspetto.
Inoltre è possibile vedere dal vivo il nuovo sistema di spillatura DraughtMaster™ Modular 20, che utilizza i fusti in Pet al posto dei tradizionali in acciaio e che non utilizza CO2 aggiunta. Infatti il fusto viene compresso dalla CO2 e letteralmente spremuto. Questo permette un minore impatto ambientale e la garanzia di bere un prodotto fresco, con tutte le sue proprietà organolettiche, anche dopo 1 mese.
Terminato il giro, e i giri di boccale, si arriva nel punto vendita interno dello stabilimento, dove è possibile acquistare molti tipi di birre. Qui chiediamo se esiste una confezione mista, tipo assaggio fatto per l’occasione, visto che le scatole in vendita sono tutte da 12 0 24 ma di un singolo tipo e il “gentile” commesso, evidentemente non proprio avvezzo a nozioni elementari di marketing, ci fa notare che siamo la 47esima persona che chiede questo tipo di confezione. Evidentemente, le 46 precedenti a noi, volevano portare a casa un assaggio di più prodotti e non il ricordo di una risposta inutile.
Il nuovo sistema di spillatura DraughtMaster™ Modular 20.