Si respira indubbiamente un’aria di innovazione, soprattutto in fatto di materiali e spirito green, ma traspare anche un amarcord stilistico strettamente legato alla storia del design. Il Fuorisalone 2017 è sempre una realtà importantissima per scoprire l’evoluzione del gusto nel campo dell’arredamento e di tutto l’universo che vi ruota intorno. Insieme al Salone del Mobile, è una vetrina rappresentativa dei cambiamenti, o meglio dell’evoluzione, della progettazione che lega indissolubilmente funzionalità e forma. Partendo dalle zone di Brera e 5vie la prima impressione è quella di una generale voglia di ‘leggerezza’ e divertimento nella sperimentazione che hanno però alla base un inequivocabile concetto di responsabilità sociale e globale.
Gli eventi accaduti negli ultimi tempi nel mondo hanno fatto rincorrere un nuovo concetto di progettazione legato al low cost, relativo in alcuni casi, ma che per spirito idealistico sono indissolubili con la quotidianità che viviamo. Per questo motivo molte delle linee presentate tornano a concetti artigianali radicati nel tempo e molti paesi, più di altri anni, segnano un riscoperto orgoglio per le proprie radici culturali e produttive.
Scorre inoltre, a livello generale, una sensazione di precarietà intesa come stimolo allo spostamento. Nascono così progetti pensati per essere facilmente trasferiti da un posto all’altro, lasciando al design di vecchia concezione quell’animo a volte monumentale se non inamovibile che è un classico del gusto legato alle società benestanti. Questo nuovo concetto non è altro che la riscoperta dell’anima fondatrice della produzione industriale, negli ultimi anni un po’ soffocata da orpelli e sovrastrutture che relegavano la funzionalità a un’importanza minore.
Non è un caso che splendide location d’epoca come Palazzo Litta, Palazzo Turati e Palazzo Isimbardi siano state scelte come sfondo al minimal semplice e lineare per enfatizzare la contrapposizione che si vive anche nel contesto globale tra ricchezza e povertà. Ovviamente se si parla di ‘povertà’ è solo in un concetto puramente intellettuale, strettamente legato alla purezza delle forme che vengono enfatizzate nell’opulenza del vecchio decòr. È più corretto infatti usare il temine ‘pulizia’, anche a livello mentale.
La progettualità riscopre la funzionalità epurata da inutili decorazioni, la materia traspare e racconta anche le diverse fasi produttive. È l’artigianalità a ricoprire un ruolo determinante nel design contemporaneo, la stessa musa ispiratrice dell’era industriale che torna prepotentemente protagonista in una rinnovata e aggiornata veste stilistica.
Il lusso oggi è rappresentato dalla cura al dettaglio e dalla capacità di mettere insieme diversi elementi per costruire un linguaggio condiviso. Il colore è fondamentale per intraprendere questo viaggio e mai come quest’anno rappresenta un plus comunicativo che ha la stessa potenza iconica dei materiali più riconosciuti, come legno, acciaio e pelle.
Anche l’illuminazione, nonostante quest’anno abbia un carattere più discreto, diventa fonte di arredamento alla stessa stregua del product design. Le luci sono calde e vivono in simbiosi con il mood generale che alcuni detrattori potrebbero definire ‘sottotono’ ma che in realtà si ammanta di una raffinatezza discreta e leggera, ottenuta con una linearità di forme e una scelta di materiali, anche in questo caso, strettamente connessa al già citato ritorno alle origini.
È inutile negare che il design del futuro descritto in questi fuorisalone sia un rispettoso ‘memorabilia’ della purezza progettuale degli anni Cinquanta e Sessanta, con qualche inflessione legata ai pionieri della modernità come la scuola del Bauhaus, l’arte concettuale derivante dal Dadaismo e il sempreverde design scandinavo.
Sono molti i progetti che sembrano opere d’arte ma raccontano una vera e propria storia personale perché convivono con elementi dal richiamo più spiccatamente classico che portano il contemporaneo a un’interpretazione modernissima dell’Art Decò e alle sue atmosfere ovattate seppur votate a uno sguardo speranzoso verso il futuro.
Tutte le immagini del servizio sono di Marco Mancini
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