di Cristina Isacco, etiquette coach e presidente di Academy for ladies.
Ai lettori, che con interesse ed affetto seguono la mia rubrica di “Buone Maniere”, chiedo scusa per la mia assenza che si protrae da qualche settimana. Un silenzio doveroso da parte mia in seguito alle vicende drammatiche che hanno coinvolto il mio amato Abruzzo. Nel giro di pochi giorni, nella regione che affaccia sul mar Adriatico, la natura ha dichiarato guerra al territorio scatenando freddo, gelo, neve, valanghe, esondazioni e terremoti.
Ho vissuto quei giorni in prima persona con l’angoscia nel cuore in uno stato di shock che sembrava non avesse mai fine. Con gli occhi incollati alla tv in attesa di notizie, seguendo i social su internet, contattando le persone che vivevano le situazioni di emergenza sulla propria pelle. Amici coinvolti nei soccorsi che man mano comunicavano l’orrore dei ritrovamenti all’interno della struttura alberghiera tragicamente sommersa dalla neve. L’hanno definita la bara di ghiaccio e non c’è modo migliore per descrivere l’ultimo luogo che ha accolto quelle persone che ormai non ci sono più, decedute tra i detriti, il freddo, il buio e le speranze che venivano meno man mano che passavano le ore.
Gli elicotteri incessanti che sentivo passare sulla mia testa diretti all’ospedale di Pescara, la mia città. All’inizio il rumore delle eliche segnava la speranza che trasportassero i sopravvissuti come quei bambini che sono stati tratti in salvo e poi nelle ultime ore di attesa quello stesso rumore risuonava come una marcia funebre con la consapevolezza che ormai i corpi erano senza vita. Tante, tantissime persone rimaste isolate nei comuni di montagna a causa delle strade rese impraticabili dalla neve. Molti utenti senza luce che hanno rischiato l’assideramento, e nel frattempo la terra tremava. Il senso di angoscia non ci ha mai abbandonato. L’atmosfera era surreale. Le ore trascorrevano e la vita quotidiana non aveva più senso.
In tutto questo non c’era posto per le nozioni di galateo ma solo silenzio. Quel silenzio che è doveroso, in segno di rispetto per chi viveva un incubo senza fine. Il silenzio che avrei preferito al rumore delle luci della ribalta dei media che hanno messo in moto il fiume di parole, trasmissioni e dibattiti per soddisfare la voracità degli indici d’ascolto. Il silenzio che ha avvolto le bare di chi purtroppo non sarà qui ora a raccontare quei momenti terribili. La quotidianità tornerà a regime ma il ricordo non svanirà mai. Presto sarò di nuovo con voi con i miei articoli. Ringrazio tutti coloro che mi hanno inviato messaggi di solidarietà. Un abbraccio di cuore, Cristina.
Due immagini dell’Abruzzo: in apertura, veduta del borgo di Scanno e sopra “il ponte del mare” di Pescara