di Cristina Isacco, etiquette coach e presidente di Academy for ladies.
Vi sono situazioni nelle quali le buone maniere andrebbero messe in pratica più che in altre per rispetto di chi ci circonda e soprattutto per non creare disagio o imbarazzo negli altri. Se, ad esempio, vi recate in visita ad un paziente ricoverato, non dimenticate che l’ospedale è un luogo di cura quindi si presuppone che la vostra visita non crei disturbo ad altri pazienti.
Mantenete un tono di voce basso nel parlare. Evitate di condurre con voi i bambini in tenera età che potrebbero scambiare le corsie del nosocomio in luoghi di scorribande senza freno. Vien da sé che nel caso dobbiate rimproverarli non gridate come forsennati, disturbereste il sonno di chi non è in grado di sopportare le vostre performance di genitore con prole fuori controllo. Non trattenetevi a lungo così che anche altri potranno porgere un saluto nell’orario di visite. Evitate di portare in dono dei fiori troppo profumati.
Se invece è il malato è in casa ed è previsto l’arrivo del medico in visita, fate in modo che trovi la casa in ordine e pulita, soprattutto la camera da letto dove si svolgerà la visita. Il malato indossi qualcosa di pulito e che il letto abbia lenzuola fresche di bucato ed i cuscini non stropicciati. Particolare attenzione alla stanza da bagno, che sia igienica e dotata di asciugamani, nel caso il medico dovesse farne uso prima di visitarvi.
Non trattenete il medico più del dovuto dilungandovi in chiacchiere. Potrebbe avere in programma altre visite in giornata. Se il malato non è in condizioni di muoversi, la visita domiciliare è gratuita ma nulla vieta essere cordiali e gentili offrendo un caffè sempre che ci sia qualcuno a prepararlo. Sarebbe conveniente non ricevere visite durante la malattia, sia per non appestare gli ospiti con i microbi che per non ostentare una condizione disagiata ad estranei seppur conoscenti. Se poi ricevete delle persone accorse al capezzale, incuranti delle buone maniere, siate dignitosi senza calarvi nei panni del malato in fin di vita anche con una banale influenza.