Si parla tanto di attenzione al Pianeta, anche perché è l’unico che abbiamo, almeno per ora, di come preservarlo da inquinamento e sfruttamento. Ma sappiamo davvero cosa implica essere e vivere in maniera green? Lo abbiamo chiesto ad un architetto e designer che è stato, tra i primi (ben nove anni fa), a creare una linea – Lessmore – di arredi e complementi per la casa, totalmente eco-compatibili: Giorgio Caporaso. Prima di entrare nel dettaglio bisogna a priori riconoscergli la capacità di credere in un materiale così vulnerabile riuscendo a ottenere un’elevata resistenza strutturale senza smarrire il senso dell’architettura.
Eco green, eco design, design ecosostenibile, sono termini un tantino sfruttati ma il design per essere ecosostenibile quali caratteristiche deve avere?
“Il mio punto di vista è un po’ provocatorio, si sa. Secondo me il design deve cercare risposte alle domande più attuali. Di conseguenza, in un momento storico come questo, il rispetto dell’ambiente è naturalmente un aspetto che chiama in causa tutto il design e non solo una categoria. Per questo l’eco-design deve essere ambizioso. Deve aver voglia di sperimentare e non smettere mai di sognare, dialogando con tutte le ricerche più innovative. Comunque, per me, in primo luogo viene il progetto e la scelta di materiali. Tecnologie, forme e funzioni devono seguire necessariamente il progetto. Non solo, il prodotto deve essere in grado di vivere più a lungo possibile con un ridotto impatto e dare soddisfazione. Tengo molto a questo ultimo aspetto perché l’uomo è attratto dal bello, da ciò che dà piacere, e dunque non vedo perché i prodotti ecosostenibili debbano essere poco pretenziosi. Io per primo cerco negli arredi che progetto caratteristiche come la multifunzionalità, la trasformabilità, la personalizzazione, la riparabilità, e potrei citarne molti altri”.
In Italia da quanto tempo è veramente sentita questa esigenza di porre maggiore attenzione all’ambiente?
“Se ne parla da più di dieci anni, ma una reale penetrazione nello stile di vita degli italiani l’ho visto soprattutto negli ultimi tre anni. Probabilmente perché adesso le persone sono pronte ad accettare i piccoli cambiamenti quotidiani, e aziende e professionisti hanno cominciato ad offrire gli strumenti validi per questo cambiamento. La sostenibilità non deve essere intesa come concetto astratto, quasi utopico, ma come uno standard concreto che dobbiamo richiedere ai prodotti di cui ci circondiamo. La crisi ha portato una minor disponibilità economica, di contro, si è vista una maggior attenzione verso ciò che viene acquistato. Siamo solo all’inizio di un processo di cambiamento. E sono il primo ad ammetterlo”.
I prodotti Lessmore sono completamente eco poiché, oltre alla facilità nella manutenzione e nello smaltimento, sono stati creati attraverso un processo assolutamente green, è corretto affermarlo?
“Per rispondere a questa domanda faccio un piccolo passo indietro nel tempo. Nel 2013 la start-up di Lessmore è stata inserita fra le prime dieci imprese italiane operanti nel campo dell’ecodesign al “Premio Sviluppo Sostenibile”. È stata valutata sotto molti aspetti, le caratteristiche dei singoli prodotti erano solo uno dei parametri esaminati. È stato vagliato il processo produttivo, il suo impiego di energia, la produzione di scarti, la geolocalizzazione della filiera, ecc. Ecco, questo esempio può rendere l’idea di come dietro ad un prodotto sostenibile risiedano tanti fattori”.
Non c’è solo cartone nelle sue creazioni ma anche ceramica. C’è dunque voglia di sperimentare altri materiali?
“Il designer deve sempre guardare il mondo con curiosità e cimentarsi in nuove sfide. Solo così il percorso creativo può continuare a ricevere nuova linfa. Da tanto sentivo una forte attrazione per gli oggetti in ceramica e quest’anno la mostra “Together l’oggetto per due” a Fabbrica del Vapore mi ha dato la possibilità di creare insieme a Mara Giacomelli un set da tavola realizzato dalle maestranze ceramiche di Albissola”.
Come sarà il design del futuro?
“Sembrerà strano, ma secondo me il design del futuro non è nella testa di un designer, ma nella pancia delle persone che devono vivere nel quotidiano al di là di mode e tendenze. È ai bisogni che loro esprimeranno che il nostro lavoro dovrà dare delle risposte” – caporasodesign.it – lessmore.it
Nella foto sopra Giorgio Caporaso, in copertina la seduta X2 Chair