museo della ceramica bassano del grappa

Indovina chi viene a cena?

di Elisabetta Badiello.

A mangiare son prima gli occhi della bocca! E una tavola preparata con stile conferisce dignità anche a una semplice gamba di sedano o un cetriolo. Non che il piacere del palato si debba considerare così esaurito ma al Museo della Ceramica di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, la collezione di ceramiche, terrecotte e porcellane del Marchese Giuseppe Roi rende chiarezza all’affermazione.

A Palazzo Sturm, con affaccio sullo storico Ponte degli Alpini, è conservata la collezione del marchese, proveniente dalle sue residenze tra Venezia, Roma e villa Fogazzaro Roi a Oria di Valsolda. Un lascito di circa 600 manufatti, soprattutto in porcellana, ma anche in terraglia, ceramica e terracotta, invetriati, dipinti, grezzi e verniciati. Raffinata e curiosa la collezione.

ceramica

Per i cultori della tavola, vale un viaggio il servizio in maiolica decorata databile tra il 1740 e il 1770, uscito dalla bottega Antonibon, la più rappresentata nella collezione per quantità e qualità. Un decoro denominato “alla frutta barocca”realizzato quando la manifattura era guidata dal suo più geniale proprietario, Pasquale. Per la maggioranza sono piatti. Ce ne sono di piani, fondi, ovali, d’appoggio. Nella collezione anche terrine e zuppiere, complete di coperchio.

Ma cos’è esattamente la maiolica? E’ costituita da un impasto di terracotta ricoperto da una speciale vernice per vetro che di solito è color caffellatte, lo smalto Antonibon invece è bianchissimo, brillante. La manifattura di Nove si distingueva anche per i decori affidati a veri e propri artisti. Fette di zucca, cocomero e melone accanto a fichi, uva, ciliegie, mele e pesche costituiscono un insieme festoso. Piena libertà inventiva. Ogni pezzo è un pezzo unico quanto a collocazione dei frutti, alla diversa combinazione nelle varietà, al gioco originale.

Scoprire che cosa riservava il piatto, era un vero e proprio gioco. Talvolta la frutta si accompagna alla conchiglia, a foglie di fattezze diverse, a fiori o pianticelle. Talaltra compaiono gatti, lumache, lucertole. Ci sono strumenti musicali, carte da gioco e figure. A tavola non solo si mangiava ma si giocava a ricercare somiglianze e differenze nei decori, un trionfo che si esprimeva nell’unicità di ogni singolo piatto.

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E cosa dire del grande servizio da tavola in porcellana della manifattura Cozzi (con l’áncora rossa – marchio della manifattura veneziana e databili tra il 1785 ed il 1795). Si tratta di 23 piatti fondi, 48 lisci e diversi piatti da portata, ognuno decorato con grande varietà con soggetti analoghi, ma mai uguali, ripresi da una serie di incisioni sulle ville venete della riviera del Brenta.
Nella stessa sala un’altra manifattura veneziana, Vezzi, innovativa sul mercato europeo per la produzione di porcellana ma operativa per soli sette anni tra il 1720 e il 1727, con creazioni limitate e dunque rare. Da ammirare un servizio da tè in porcellana bianca con decoro a rilievo, eccezionale perché quasi completo con i suoi modelli e decori che riprendono antiche tipologie cinesi consente un’analisi approfondita dell’aspetto tecnico di questa prima invenzione europea e costituisce un documento importantissimo per la porcellana italiana – museibassano.it

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