di Laura Tasso.
Utilizzato fin dai tempi antichi in Estremo Oriente, dove la Cina ne aveva diffuso l’utilizzo a Giappone e Corea, in Europa pare che l’uso del paravento risalga al Medioevo, ma solo nell’Ottocento divenne un complemento d’arredo irrinunciabile.
Probabilmente l’influenza del Giapponismo, che ebbe inizio verso la metà del XIX secolo grazie soprattutto alle Esposizioni universali, fu determinante per portare in moltissime abitazioni anche i paraventi, rimasti poi nel dimenticatoio per anni.
Oggi tornano come eleganti complementi d’arredo come Acrobati, di Fornasetti, in legno stampato, laccato e dipinto a mano, è disponibile in due varianti di colore, nero e grigio.
Sempre di Fornasetti l’onirico Città di carte, con un cielo che rammenta gli ukiyo-e giapponesi, strizza l’occhio alle classiche mongolfiere del brand e ai quadri del Rinascimento italiano.
Ancora un paravento di legno ma decisamente più classico come Moro, di Porte Italia. Dipinto a mano con colori ad acqua e motivi che richiamano la natura e lo stile veneziano del XVIII secolo.
Foto di copertina: James Abbot McNeill Whistler, Capriccio in porpora e oro n. 2, 1864, Freer Gallery of Art, Washington.